Al Teatro Augusteo di Roma l'Orchestra della Regia Accademia di Santa Cecilia esegue un Concerto di musica russa, diretto da Bernardino Molinari. Al pianoforte si esibisce la musicista russa Elena Rombro-Braude.
...Indubbiamente queste musiche russe, così inspirate e così colorite hanno tutte una singolare attrattiva, sia per la suggestiva tonalità delle melodie – il più delle volte intense di passione – sia per la inebriante varietà dei ritmi. L'uditorio, assai folto, si è lasciato trascinare durante due ore dall'onda melodica di quei fascinatori, ora vigorosa ed irrompente, ora lieve come un sussurro.
Ha iniziato il bellissimo programma Glinka, il caposcuola dei moderni musicisti russi, con l'ouverture della sua opera Russlano e Ludmila; abbiamo poi udito, con profondo godimento, l'inspiratissimo Concerto in do min per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, suonato con bella vigoria ed efficacia di accenti dalla signora Elena Rombro-Braude, una egregia pianista russa, e accompagnato mirabilmente dal Molinari... [«Il Giornale d'Italia», 27 febbraio 1917].
La mostra dei capolavori di Mjasin – lavori di Bakst, Picasso, Balla, Larionov – è un'occasione per presentare Stravinskij e la settimana dei Balletti Russi:
Il Comitato d'azione della ‘Società Nazionale di musica' prega i cultori ed ammiratori di codesta arte modernissima, per mezzo della stampa, di intervenire al ricevimento che verrà dato in onore dei "Balli russi", martedì 10 aprile alle ore 16 precise, nella Sala del Teatro Costanzi, nella esposizione dei quadri appartenenti al coreografo Leonida Massin. Durante il ricevimento verranno eseguiti un brano sinfonico del ballo ‘Petroushka', il poema ‘Fuochi d'artificio' e la apoteosi del ballo ‘Oiseau de Feu' di Igor Strawinsky, il quale dirigerà personalmente l'esecuzione [«L'idea Nazionale», 10 aprile 1917].
Ekaterina L'vovna Barjanskaja inaugura all'Hotel Excelsior una mostra personale, in cui espone sculture in cera colorata; all'inaugurazione interviene la scrittrice francese Colette, sua intima amica. A proposito della mostra scrive il critico Francesco Sapori:
Artista singolarissima, che sa modellar la cera con minuta e profonda sensibilità, ebbe a Parigi, dal D'Annunzio, la prima profezia di gloria; ora vive e lavora in Italia, e sarebbe giusto conoscerla meglio, discorrere diffusamente de' suoi canoni artistici, della sua tecnica, soprattutto dei prodotti delle sue dita animate e nervose. [...] Temperamento dotato di originalità che rifugge da temi e modi vieti, imprime a' suoi soggetti, con serio tribolo, una cadenza tutta propria. Polacca [sic!], lontana per sette anni dalla Russia, la Barjansky rivela nelle sue cose una malinconia che è talvolta incubo. Stoffe di vaghe tinte, ninnoli di trina e cofani di vetro son corollari a visi e mani modellati con raffinatissima grazia. Nei volti pallidi, qua e là accesi da un tocco di carminio, è il riverbero d'una ricerca che meritò l'esame più attento da parte di chi intende la critica come un'alleata dell'arte (F. Sapori, Mostre personali in Roma. Cathérine Barjansky, «Pagine d'Arte», V, n. 6, 1917, p. 123).