Russi in Italia

Sergej Pavlovič Djagilev


Luogo e data di nascita: provincia di Novgorod, 19(31) marzo 1872
Luogo e data di morte: Venezia, 19 agosto 1929
Professione: impresario teatrale, critico d'arte

Nato da una famiglia aristocratica, si trasferisce a San Pietroburgo per frequentare la Facoltà di legge. Vi approfondisce gli studi musicali con N. Rimskij-Korsakov e frequenta un circolo di giovani appassionati delle arti, tra cui sono Aleksandr Benua e Lev Rosenberg, più tardi noto come Léon Bakst. Dopo due viaggi in Europa che gli permettono la diretta conoscenza di tanta arte antica e di alcune esperienze contemporanee, organizza a San Pietroburgo tra il 1897 e il 1898 nel Museo del barone Stieglitz una mostra di acquarelli tedeschi e inglesi e una di pittura finlandese e russa, tramite le quali si mostra paladino dell'arte impressionista e post-impressionista.
Grazie alle sovvenzioni del costruttore di ferrovie Savva Mamontov e della principessa Marija Teniševa fonda la rivista quindicinale "Mir Iskusstva" che inizia le pubblicazioni il 1° gennaio 1899. L'interesse per il teatro e la decorazione, giocata su stilemi simbolisti, attraversa la vita della rivista fino alla sua chiusura (dicembre 1904). Dal 1899 al 1901 collabora con il direttore dei Teatri Imperiali, Sergej Volkonskij e pubblica nel 1900 un'edizione dell'Annuario dei Teatri Imperiali, di cui rinnova la forma e che arricchisce con le decorazioni dei suoi amici artisti. Dopo un'imponente mostra di ritrattistica russa di tutte le epoche allestita a San Pietroburgo nel 1905 e l'organizzazione della sezione russa del Salon d'automne parigino del 1906, poi trasferita a Berlino (e in forma ridotta a Venezia), Djagilev parte alla conquista di Parigi e dell'Europa.
Nel 1907 organizza una stagione di concerti all'Opéra, nel 1908 vi presenta l'opera Boris Godunov, in cui canta il basso Fedor Šaljapin. Il 18 maggio 1909 debutta al Théâtre Châtelet con una compagnia, che ha denominata "Les Ballets Russes de Serge de Diaghileff", e di cui fanno parte, oltre agli amici pittori, il giovane coreografo Michail Fokin, che già si è messo in evidenza negli anni precedenti con balletti ispirati a nuove idee estetiche, e alcune delle migliori leve del Teatro Marijnskij, tutti danzatori e danzatrici in temporaneo congedo dall'istituzione imperiale. Resterà per anni accanto a Djagilev, preparandone tecnicamente i ballerini, il maestro italiano Enrico Cecchetti (1850-1928), il cui magistero si abbinerà a felici esibizioni mimiche.
Inizia così un'avventura ventennale che rinnova il balletto, trasformandolo dalle produzioni tardo-ottocentesche a intera serata, con soggetti favolistici interpretati con brillante virtuosismo tecnico, a produzioni di pieno spirito novecentesco, in cui la danza si connota di ispirate personificazioni, fino alle soglie di un balletto le cui trame gestuali sono private di riferimenti mimetici.
Djagilev impone balletti brevi, regolati su musiche composte appositamente o fino ad allora mai utilizzate per la danza, e decorati da pittori "di cavalletto" che, ideando scene e costumi, rompono con le tradizioni ormai consolidate degli scenografi mestieranti e garantiscono l'unità visiva dello spettacolo. Affida le coreografie a giovani su molte delle cui creazioni si fonderà il repertorio ballettistico del ‘900: il già citato Michail Fokin, Vaclav Nižinsky, Léonid Mjasin, Bronislava Nižinskaja e George Balanchine. Ponendosi come obiettivo estetico la collaborazione tra le arti teatrali ai massimi livelli, Djagilev si mostra debitore dell'opera d'arte totale, la Gesamtkunstwerk wagneriana, e del simbolismo che sicuramente impregna, grazie anche alla collaborazione di pittori come Bakst, Benua, Konstantin Korovin, Aleksandr Golovin, le sue prime produzioni. È rapido però nel catturare le nuove idee che fremono tra le avanguardie parigine, che attira in teatro: collaboreranno man mano alle sue produzioni, oltre ai russi Michail Larionov e Natalija Gončarova, pittori tra i maggiori del secolo, come Picasso, Matisse, Braque, Juan Gris ed altri, tra cui Giorgio de Chirico. L'ansia di portare nel teatro di danza le istanze più innovative vale anche per la musica, in cui prevale il sodalizio con Igor' Stravinskij, autore, su commissione di Djagilev, di balletti come Petruška (1911), Le sacre du printemps (1913), Pulcinella (1920) e Les noces (1923), partiture tra le più frequentate dai coreografi del ‘900.
Djagilev muore a Venezia il 19 agosto 1929 all'Hotel des Bains, al Lido, assistito dal suo giovane ballerino Sergej Lifar' e dal segretario Boris Kochno. È sepolto nella parte ortodossa del cimitero di San Michele, un'isola della laguna veneziana.

Djagjlev e l'Italia
Segnata in modo determinante dalla personalità di Djagilev, che con la sua cultura enciclopedica, il suo gusto raffinato, la sua spregiudicatezza mercantile, tese a influenzare in modo decisivo (quasi sempre riuscendovi) ogni elemento della produzione, dal libretto alla musica, dalla scenografia all'interpretazione, la ventennale vicenda dei Balletti Russi si è imposta nei vari paesi occidentali con modalità e tempi diversi, ma modificando ovunque il modo di pensare e creare la danza teatrale.
Djagilev ha avuto sempre una grande passione per l'Italia e per Venezia, che probabilmente conosce quando è Commissario generale della Sala russa all'interno della VII Esposizione internazionale d'Arte della città di Venezia, che si tiene dal 22 aprile al 31 ottobre 1907. La Sala comprendeva pitture e sculture per un totale di 89 pezzi. Soggiorna spesso nella città lagunare fino a recarvisi tutti gli anni, e ciò particolarmente nell'ultimo periodo della sua vita, anche se Venezia mai vide gli spettacoli della sua compagnia.
I soggiorni italiani più importanti sono naturalmente quelli legati a delle svolte nella sua produzione: così quello del 1915, quando, nella casa rossa di Marinetti a Milano, assieme a Stravinskij conosce diversi futuristi ed ascolta brani di musica eseguiti dagli "intonarumori" di Russolo, e quello del 1916-17 a Roma, legato alla sua commissione a Fortunato Depero delle scene e dei costumi (poi non utilizzati) per il balletto Le chant du rossignol, e a Giacomo Balla della scena di Feux d'artifice.
Il soggiorno a Napoli, che segue lo spostamento della compagnia per gli spettacoli, è l'occasione per Léonid Mjasin, nuovo coreografo dei Ballets Russes dopo Fokin e Nižinskij, di recuperare assieme a Djagilev i materiali che lo avrebbero ispirato nella creazione del balletto Pulcinella (1920), che, ispirato alla commedia dell'arte, avrebbe connotato in modo decisivo il suo stile.
Sono 5 le tournées dei Balletti Russi in Italia. La prima, che si tiene nel contesto delle celebrazioni del cinquantenario dell'Unità d'Italia, nel 1911, tocca Roma e Milano. Gli spettacoli hanno luogo al Teatro alla Scala nel gennaio 1911 ( Cleopatra e Shéherazade) e al Teatro Costanzi in maggio. Tutti i balletti hanno la coreografia di Fokin. È l'unica tournée cui partecipa Vaclav Nižinskij.
La seconda tournée, nel 1917, anno di guerra, tocca Roma, Napoli, Firenze e Milano. Al  Costanzi si svolgono 4 recite, il 9, 12, 15 e 27 aprile. Al Teatro San Carlo di Napoli le recite sono 4 (18, 20, 22 e 23 aprile). Al Politeama Fiorentino Vittorio Emanuele vi è solo una recita il 30 aprile. Solo a Roma viene visto il leggendario Feux d'artifice, un balletto in verità senza ballerini. Solo i colori e le luci avrebbero dovuto "danzare" in scena, all'interno delle sagome geometriche costruite da Balla, ma l'effetto non si produsse per problemi illuminotecnici.
Nel 1920 hanno luogo 12 recite dei Balletti Russi al Costanzi (dal 28 febbraio al 22 marzo), cui seguono 11 recite al Teatro Lirico di Milano (dal 27 marzo al 5 aprile).
Nel 1921 Djagilev è nuovamente al Costanzi dal 1° gennaio al 5 febbraio, per un totale di 16 recite. È l'unica città italiana in cui la compagnia quell'anno si esibisce.
Nel 1926 ha luogo la quinta e ultima tournée della compagnia. Parte dal Teatro di Torino del mecenate Riccardo Gualino, dove si svolgono 14 recite dal 24 dicembre al 6 gennaio, per passare poi al Teatro alla Scala di Milano. È la prima volta che la compagnia entra nel teatro italiano che colla sua scuola di ballo aveva rappresentato sin dall'800 un punto di riferimento internazionale a livello tecnico, stilistico e artistico. Vi sono solo 3 recite, il 10, 12 e 16 gennaio del 1927.

Le mostre
In Italia sono state organizzate le seguenti principali mostre monografiche:
  • Ricordo di Serge de Diaghilev 1872-1929, a cura di Alberto Testa, Museo Teatrale alla Scala, Milano 11 marzo 1972, poi trasferita nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice di Venezia a partire dal 5 aprile dello stesso anno;
  • Homage to the Designers of Diaghilev (1909-1929), curata dal Theatre Museum di Londra tramite Richard Buckle a Palazzo Grassi (15 giugno-14 settembre 1975);
  • I Balletti Russi di Diaghilev a Montecarlo 1921-1929, a cura di Alberto Testa, Rieti 1997.

Fonti archivistiche
Fondazione Teatro alla Scala, Archivio della Biblioteca Livia Simoni, Collezione Fotografie, Collezione Autografi.
Fondazione Giorgio Cini, Venezia, Archivio Angelo e Olga Signorelli, Lettere di Djagilev.

Bibliografia
Sui Balletti Russi:
W. A. Propert, The Russian Ballet, with a preface by Jacques Emile Blanche and forty-eight illustrations, New York, Greenberg, 1932.
Arnold Lionel Haskell, Diaghileff. His Artistic and Private Life, London, Gollancz, 1935.
Prince Peter Lieven, The Birth of Ballets Russes, London, Allen & Unwin, 1936.
Serge Grigoriev, The Diaghilev Ballet 1909-1929, London, Constable, 1953.
Boris Kochno, Diaghilev and the Ballets Russes, New York, Harper & Row, 1970.
Diaghilev et les Ballets Russes, Dessins et texte de Michel Larionov, Paris, La Bibliothèque des Arts, 1970.
Richard Buckle, Diaghilev, London, Weidenfeld and Nicolson, 1974.
Nesta MacDonald, Diaghilev Observed By Critics in England and United States, New York, Dance Horizons, 1975.
Sergej Djagilev i russkoe iskusstvo. Sost. I. S. Zil'berštejn i V. A. Samkov. Moskva, Izobrazitel'noe iskusstvo, 1982.
Lynn Garafola, Diaghilev's Ballets Russes, Oxford, Oxford University Press, 1989.
Sergej Djagilev i chudožestvennaja kul'tura XIX-XX vekov, pod red. N. V. Belaeva et alii, Perm', Permskoe knižnoe izdatel'stvo, 1989.
Nest'eev, Israel V., Djagilev i muzikal'nyi teatr XX veka, Moskva, Muzyka, 1994.
John Drummond, Speaking of Diaghilev, London, Faber and Faber, 1997.
The Ballets Russes and Its World, a cura di Lynn Garafola e Nancy van Norman Baer, New Haven and London, Yale University Press, 1999.
The Age of Diaghilev. In celebration of the tercentenary of St Petersburg, SPb., Palace Editions, 2001 (con testi di Evgenija Petrova e Vladimir Lenjašin).
E. Egizi, La Compagnia dei Balletti russi di Djagilev in Italia, «Teatro e storia», 2009.
D. Rizzi, Djagilev, i russi e l’Italia, in Omaggio a Sergej Djagilev. I Ballets Russes (1909–1929) cent’anni dopo , a cura di D. Rizzi e P. Veroli. Salerno, 2012, pp. 56-76.
P. Veroli, I Ballets Russes in Italia, in I Ballets Russes di Diaghilev tra storia e mito, a cura di P. Veroli e G. Vinay. Roma: Accademia Nazionale di Santa Cecilia, 2013, pp. 181-200.

Tra i cataloghi delle moltissime mostre dedicate ai "Ballets Russes":
Les Ballets Russes de Serge de Diaghileff 1909-1929, Strasbourg, A l'Ancienne Douane, 1969.
Ricordo di Diaghilev 1872-1929, a cura di Alberto Testa, Milano, Museo Teatrale alla Scala, 1972.
Diaghilev. Les Ballets Russes, Paris, Bibliothèque Nationale, 1979.
The Art of Enchantment. Diaghilev's Ballets Russes 1909-1929, a cura di Nancy van Norman Baer (contributi di Joan Acocella, John E. Bowlt, Elena Bridgman, Lynn Garafola, Dale Harris, Simon Karlinsky, Nicoletta Misler, Richard Robson, Richard Taruskin), The Fine Arts Museum of San Francisco/Universe Books, 1988.
From Studio To Stage. Costumes and Designs from the Russian Ballet in the Australian National Gallery, Canberra, The Australian National Gallery, 1990.
Il simbolismo russo. Sergej Djagilev e l'Età d'argento nell'arte, a cura di Valerij Aleksandrovič Dudakov, Milano, Olivetti/Electa, 1992.
Les Ballets Russes à l'Opéra, texte Martine Kahane, iconographie Nicole Wild, Paris, Hazan/Bibliothèque Nationale, 1992.
Diaghilev Creator of the Ballets Russes. Art Music Dance, a cura di Ann Kodicek (contributi di Rosamund Bartlett, Lynn Garafola, Gleb Pospelov, Militsa Pozharskaia, Alexander Schouvaloff, Irina Vershinina), Barbican Art Gallery/Lund Humphries Publishers 1996.
Spiegelungen. Die Ballets Russes und die Künste, a cura di Claudia Jeschke, Ursel Berger, Birgit Zeidler, Berlin, Verlag Vorwerk, 1997.
From Russia With Love. Costumes for the Ballets Russes 1909-1933 (contributi di Roger Leong, Natalia Meletitsa, Nancy van Norman Baer, Lynn Garafola, Sarah Woodcock, Michelle Potter), Canberra, National Gallery of Australia, 1998.
Alexander Schouvaloff, The Art of Ballets Russes. The Serge Lifar Collection of Theater Designs, Costumes, and Paintings at the Wadsworth Atheneum, Harford, Connecticut, New Haven and London in association with the Wadsworth Atheneum, Yale University Press, 1998.
Working for Diaghilev, a cura di Sjeng Scheijen (contributi di John E. Bowlt, Ada Raev, Sjeng Scheijen, Alexander Schouvaloff), Schoten (Belgium), BAI, 2005.

Sulle tournées di Djagilev in Italia:
Alberto Testa, Diaghilev e l'Italia, «La Danza Italiana», vol. 2, primavera 1985, pp. 73-83.
Carmela Piccione, Gli italiani e i Ballets Russes, «La Danza Italiana», vol. 7, primavera 1989, pp. 121- 144.

Per il gusto imperante in Italia in fatto di balletto:
P. Veroli, Baccanti e dive dell'aria. Donne danza e società 1900-1945, Città di Castello, Edimond, 2001.

Patrizia Veroli
Scheda aggiornata al 1 novembre 2018


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