Russi in Italia

Cronologia

1911

16 gennaio

Nei locali del Grand Hotel di Nervi ha luogo una festa organizzata dai dottori Abram Zalmanov e Viktor Mandel'berg in favore dei russi indigenti residenti nella cittadina ligure. L'incasso della serata ammonta a circa 300 lire. Gli ospiti – una sessantina – sono quasi tutti stranieri.

primavera

Igor' Stravinskij è a Roma dove compone le musiche per il balletto Petruška, destinato ad andare in scena qualche mese più tardi a Parigi. Indelebile è il ricordo del suo primo viaggio nella capitale italiana:

Ricordo sempre, con un piacere particolare, quella primavera a Roma, città che io vedevo per la prima volta. Nonostante il mio assiduo lavoro all'Albergo Italia dove abitavo con Benois e il pittore russo Serov, al quale fui legato da un sincero affetto, trovammo il tempo per fare delle passeggiate molto istruttive per me.

Il viaggio inaugura quel rapporto privilegiato che Stravinskij intreccia con Roma e l'Italia, patria dell'anima, cui rimarrà legato tutta la vita tanto da chiedere, come Sergej Djagilev, di essere sepolto nel cimitero veneziano di San Michele.


Le tombe di Vera Stravinskaja e di Igor' Stravinskij al San Michele

29 aprile

Nel primo cinquantenario della proclamazione del Regno d'Italia il 29 aprile 1911 viene inaugurata a Torino l'Esposizione internazionale alla presenza dei sovrani, delle massime autorità del Regno e dei rappresentanti dei paesi ospiti: nella città piemontese vengono allestiti i padiglioni dell'industria e della tecnica, a Roma e a Firenze mostre di arte e archeologia.

 Veduta del Ponte e della Fontana Monumentale

Per l'occasione a Torino sulle rive del Po, collegate da un ponte monumentale, da passerelle e battelli, a ridosso del borgo medievale viene costruita una vera e propria città, stupefacente ed eterogenea, qua liberty, là arabeggiante, tutta stucchi, cupole, statue. Uno spazio incantato e fascinante, che rimase a lungo nella memoria di più di duecentomila visitatori. Una selva di edifici che gli architetti Fenoglio, Molli e Salvatori armonizzarono con l'architettura delle costruzioni cittadine. Così descritta nella Guida pratica dell'Esposizione Internazionale di Torino 1911:

Una città modernissima, chiara e luminosa, creata dalla fantasia degli artisti e sbocciata dalle nevi d'un lunghissimo inverno, sorride tra i boschetti di conifere, i viali ombrosi e le aiuole del romantico Parco del Valentino, e getta gli archi di due nuovi ponti improvvisati da una riva all'altra del Po, meravigliato di specchiare nelle sue acque una selva così fitta di cuspidi, di edifici dalle facciate linde e bizzarre, adorni di  attici e statue, sormontati da minareti e da svolazzanti bandiere. Gli edifici di questa città, che si chiama Esposizione – e che, apparsa così rapidamente, rapidamente disparirà, ma non senza lasciar vestigie di gloria e di progresso civile – racchiudono in seno tutte le meraviglie create dalle svariate attitudini degli uomini, tutti i tesori che il suolo di ogni paese ha saputo produrre: essi sono museo e campo di gara dell'industria e delle arti applicate ai bisogni della vita moderna.

Tra i paesi partecipanti ci sono Francia, Germania, Ungheria, Gran Bretagna, Svizzera, Austria, Russia, Turchia, Belgio, Olanda, Argentina, Brasile, Giappone, Siam, Serbia, Stati Uniti, Uruguay, Danimarca, Cina, Spagna, Grecia, Messico, Perù, Bolivia, Bulgaria, Norvegia, Cile, Nicaragua, Columbia. Tra i padiglioni spiccano i Palazzi della Moda, dell'Agricoltura, delle Industrie Manifatturiere; la kermesse orientale, il villaggio somalo, il ponte monumentale, il villaggio alpino; la mostra dell'aeronautica e dell'automobilismo. Tra le attrazioni l'otto volante, il tapis roulant, l'aquarium, la guidovia aerea, i vaporini sul Po e soprattutto il "treno aereo", composto da un dirigibile rimorchiatore e da due vagoni aerei per i passeggeri. Le innovative applicazioni dell'elettricità, così ammirate a Parigi nel 1900, si ripetono in ogni galleria e nella fantastica visione luminosa della fontana, costruita per l'Esposizione.


Panorama dell'Esposizione

18 maggio

La Russia, che a tutte le Esposizioni universali aveva scelto per i suoi padiglioni lo stile architettonico dell'antica Rus', a Torino decide di presentarsi in forme neoclassiche. Autore del padiglione torinese è l'architetto Vladimir Alekseevič Ščuko che allestisce sulla riva del Po un maestoso edificio neoclassico, "un padiglione grandioso, da mausoleo, arieggiante il motivo di un tempio egizio":

due caratteristiche cupole, coperte in piombo, completano l'aspetto del padiglione, corrispondendo l'una al vestibolo, l'altra alla sala d'onore. Nella immensa fronte bianca, liscia, rivolta al fiume, campeggia un busto dello Czar sotto un bellissimo bassorilievo a semicerchio, e si apre un grande portale a nicchia tra due tozze colonne doriche. Si accede al palazzo per due ampie scale custodite da enormi statue dorate, di un classicismo rozzo e primitivo.

Il padiglione espone in 12 sale (quattro al pianoterra e otto al piano superiore) i più importanti prodotti del suolo e delle fabbriche russe accanto a manufatti della Scuola imperiale artistica e industriale di Mosca: "lavori pregevolissimi in bronzo, ceramica, oreficeria, mobili artistici e pitture". Nella sala  d'onore circolare il soffitto è decorato a cassettoni, le pareti ospitano quattro pannelli decorativi e i mobili provengono dal palazzo imperiale di Pietroburgo, tutti in rigoroso stile neoclassico; decorano la sala due ritratti di Tolstoj e della figlia, opera di Il'ja Repin.

La mostra russa, che tanto sbalordì il pubblico dei visitatori, viene inaugurata  il 18 maggio 1911 dal granduca Boris e dalla granduchessa Marija Pavlovna con una funzione religiosa di rito ortodosso, "che un pope, espressamente venuto da Roma, celebrò nel salone delle Imposte indirette, trasformato momentaneamente in oratorio".
Per i quadri esposti nel padiglione russo vedi il documento Esposizione Internazionale di Roma del 1911. Il Padiglione russo


Nikolaj Rerich, Rostov Velikij. 1903-1904

27 dicembre

Al Politeama Genovese va in scena Manon di Jules Massenet. È il debutto italiano del tenore Romano Ciaroff, pseudonimo di Abram Gurevič.


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