Russi in Italia

Cronologia

1931

marzo

Aleksandr Archipenko è tra gli espositori della mostra in Omaggio a Vittorio Pica, allestita presso la galleria Casa d'artisti di Milano.


Aleksander Archipenko (da Encyclopædia Britannica, Inc.)

aprile

La Galleria Scopinich di via S. Andrea, 8 a Milano ospita per la terza volta in tre anni una personale di Aleksej Isupov. La galleria milanese replica l'invito all'artista russo nel luglio dello stesso anno.

17 ottobre

Aleksandr Nikolaevič Veselovskij debutta per la prima volta alla Fenice di Venezia come solista, interpretando una scelta di arie: I versi di Ossian (Massenet), E lucean le stelle (da Tosca di Puccini), Chiudo gli occhi (da Manon di Massenet) e il IV atto di Lohengrin (Wagner). Un anno dopo, nel 1932, la Fenice organizzerà per il 24 ottobre una serata in onore del tenore che omaggia il pubblico interpretando nelle pause del Werther alcune romanze.


A. N. Veselovskij nel ruolo di Andrea Chénier


novembre

Due gallerie milanesi aprono le loro sale ad artisti russi: la Casa d'artisti di via Manzoni, 21 ospita una personale di Filipp Maljavin, già noto ai critici italiani per lo sgargiante quadro Il riso, esposto alla IV Esposizione internazionale d'Arte di Venezia nel 1901.


Filipp Maljavin, Il riso, 1899
www.engramma.it/.../56/056_war_sbrilli.html

La Galleria Milano di via Croce Rossa 6 ospita invece una mostra intitolata Peintres graveurs contemporaines, dedicata ai maestri del bianco e nero francesi. Partecipa anche Fedor Brenson. Per l'occasione Vincenzo Bucci sul «Corriere della Sera» ripercorre le fasi salienti della carriera artistica di Brenson:

"Prima di darsi all'incisione e alla pittura, Brenson studiò architettura, e dell'architetto è rimasta qualche traccia nel vedutista, amante delle belle prospettive. In Italia venne, com'egli ha detto, a cercare «la forma»: grandi linee e grandi masse, in una classica luce senza nebbia, per le esigenze di un'arte plastica e costruttiva. E preso nel fascino di Roma, [...] cominciò col ritrarre, in due gruppi d'acqueforti, prima i ruderi solenni del Ponte Rotto, delle Terme di Caracalla, del Palatino, poi la cupola, il colonnato, l'architettonica maestà di San Pietro. Il suo amore dell'Italia crebbe coi viaggi. Pellegrino appassionato, visitò la Puglia riportandone le punte secche che illustrano Trani, il Volture, Castel del Monte: dell'Umbria fermò a sanguina alcuni aspetti d'Assisi; e fino dal treno la sua passione d'annotatore si sfogò a cogliere di volo tra Firenze e Bologna, in rapidi disegni, i profili caratteristici dell'Appennino pistoiese. Anche l'intensa vita operosa del porto di Genova, e Genova stessa con le sue prospettive tutte sorprese, spazzatura, dislivelli, gli diedero qualche bello spunto, e nel '27, da un attento pellegrinaggio in Calabria riportò cinquanta disegni, che furono raccolti in volume e lodati pel modo come v'era resa e sentita la grandiosità del paesaggio calabrese". (V. Bucci, Mostre milanesi, «Le Arti Plastiche», 16 novembre 1931).


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