Dal 1883 al 1887 frequenta i corsi dell'Accademia delle Belle Arti di Pietroburgo, ma ben presto se ne allontana per seguire un percorso personale. Dal 1889 partecipa a numerose mostre e si firma con lo pseudonimo Bakst, abbreviazione del cognome della nonna materna, Bakster. Dal 1893 al 1896 studia pittura a Parigi, all'Académie des Beaux Arts, all'Académie Julian, nello studio di J. L. Gerôme e dal pittore e illustratore finlandese Albert Edelfelt. Nel 1898 è tra i fondatori del gruppo artistico "Mir iskusstva" (Il mondo dell'arte) insieme a Konstantin Somov,
Sergej Djagilev e
Aleksandr Benua, che ha conosciuto casualmente nello studio del fratello, Al'bert Nikolaevič, nel 1890.
Raggiunge la notorietà grazie alla magnifica grafica con cui esordisce nella rivista "Mir iskusstva", esprime le sue doti di illustratore nelle più quotate riviste dell'epoca: "Chudozestvennye sokrovišča Rossii" (
Tesori d'arte in Russia, 1901-1903), "Vesy" (
La bilancia, 1904-1909), "Zolotoe Runo" (
Il vello d'oro, 1906), "Apollon" (1909), e di disegnatore nella rivista "Satirikon" (1908). Si cimenta brillantemente come ritrattista, immortalando nei suoi quadri personalità di spicco del mondo letterario e artistico dell'epoca: Aleksandr Benua (1898), Vasilij Rozanov (1901), Andrej Belyj (1905),
Zinaida Gippius (1906), Sergej Diagilev (1906), Isadora Duncan (1908),
Ida Rubinštejn (1911),
Anna Pavlova (1908),
Léonid Mjasin (1914). Originale manifesto dello stile "modern" diventa il suo dipinto
Cena (La signora con le arance) del 1902. Realizza i primi bozzetti di scene e costumi tra il 1902 e il 1904 per il teatro dell' Ermitage, dove mette in scena con il corpo di ballo del maestro Cecchetti la pantomima
Le coeur de la Marquise di M. Petipa e alcuni spettacoli classici tra cui
Antigone (1904) di Sofocle con Ida Rubinštejn, per il teatro Aleksandrinskij di Pietroburgo; collabora inoltre con il teatro Mariinskij. Dopo un viaggio in Grecia, nel 1907, lavora ai costumi per Anna Pavlova nella
Morte del cigno e nelle
Silfidi, per
Tamara Karsavina nella
Danza delle fiaccole.
Tra il 1906 e il 1910 dirige la scuola di pittura E. N. Zvanceva di Pietroburgo, che conta tra i suoi allievi Marc Chagall. Dal 1909 Bakst si stabilisce a Parigi e fa qualche rara comparsa a Pietroburgo; alla fine del 1912, durante un breve soggiorno nella capitale russa gli viene intimato di lasciare immediatamente la città in quanto ebreo.
Realizza scenografie e costumi dalle prospettive ardite e dai colori rutilanti per le stagioni dei
Ballets russes di Diagilev; memorabili sono
Cleopatra (1909),
Shéhérazade (1910),
L'uccello di fuoco (1910),
Narcissus (1911),
L'Après midi d'un faune (1912). Soprattutto
Shéhérazade è un vero e proprio trionfo; le gamme di rossi, arancioni, blu elettrici e il carattere orientaleggiante dei costumi impreziositi da ori e pietre multicolori hanno un influsso determinante sulla moda europea di quegli anni. Insieme al coreografo
Michail Fokin cura il libretto del
balletto pantomima
Le Carnaval (1910) di Schumann, adattando alla danza abiti ispirati agli anni 1830-1840.
Negli anni parigini collabora con Gabriele d'Annunzio per l'allestimento del
Martyre de St. Sébastien, musica di C. Debussy, e della
Pisanelle, musica di I. Pizzetti, presentati entrambi al Théâtre du Châtelet rispettivamente nel 1911 e nel 1913. Sempre per d'Annunzio allestisce
Fedra, musica di I. Pizzetti, messa in scena all'Opera di Parigi il 7 giugno 1923. Protagonista di tutte le rappresentazioni è Ida Rubinštejn. Testimonianza di questo fecondo sodalizio sono le lettere conservate negli archivi del Vittoriale e pubblicate a cura di Anna Lo Gatto Maver.
Le Martyre de St. Sébastien viene ripreso in seguito e rappresentato per la prima volta a Milano, al Teatro alla Scala, il 4 marzo 1926, sempre con Ida Rubinštejn nel ruolo del Santo; i costumi e le scene sono di Bakst, dirige Arturo Toscanini.
Prima della rottura con Djagilev, causata da divergenze sui procedimenti estetici, Bakst disegna le scene e gli incantevoli costumi per il balletto
Les femmes de bonne humeur, tratto dall'omonima commedia
Le donne di buon umore (1758) di Goldoni, coreografia Leonid Mjasin, musica di Scarlatti. Lo spettacolo va in scena il 12 aprile 1917 al Teatro Costanzi di Roma.
Allestisce nel 1922 al teatro Femina, sugli Champs Elysées, due suoi spettacoli: il mimodramma
Podlost' e il vaudeville
Staraja Moskva. La riconciliazione con Djagilev data al 1921 ed è suggellata dalla scenografia e dai costumi che Bakst prepara per l'edizione londinese della
Bella addormentata di Petr Čajkovskij. Nel 1924 allestisce all'Opéra di Parigi il balletto
Istar, musica di Vincent d'Indy per la compagnia di Ida Rubinštejn.
Tra il 1911 e il 1923 gli vengono dedicate diverse mostre personali in Europa e negli Stati Uniti. Partecipa alle mostre collettive dei pittori russi a Parigi nel 1921, alle Gallerie La Boëtie e Devambez, e a New York, al museo Brooklyn nel 1923 e al Grand Central Раlасе nel 1924.
Nel maggio del 1967 la Galleria del Levante (Via S. Andrea 3) di Milano gli dedica una mostra commemorativa con una sessantina di opere, disegni, scenografie e figurini.
Mostre
Leon Bakst, Galleria del Levante, Milano, 2-22 maggio 1967; Roma, maggio-settembre 1967, Monaco di Baviera ottobre-novembre 1967.
Bibliografia
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L'Œuvre de Léon Bakst pour La Belle au bois dormant, Paris 1922.
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Un grande scenografo scomparso,
Leon Bakst, «Comoedia», 1925, VII, n. 2, gennaio.
Mostra commemorativa dell'Opera di Léon Bakst, Milano-Roma-Monaco 1967, catalogo a cura di Giulia Veronesi.
Lepore Mario,
Le mostre d'arte a Milano.
Opere di Bakst. Personali di Asinari, Fratti, Leporini, Miniati, Paolantonio, Rabutti, Tenconi, «Corriere d'informazione», 19/20 maggio 1967, p. 5.
Vincitorio Francesco,
Incarnò figurativamente la stagione del Balletto.
La mostra di Leon Bakst, «Fiera letteraria»,1967, maggio, p. 16.
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Otto lettere inedite di Léon Bakst a d'Annunzio, in
D'Annunzio nelle culture dei paesi slavi, «Quaderni del Vittoriale», n. 7, gennaio-febbraio 1978, pp. 54-59.
Maver Lo Gatto Anjuta,
A proposito di otto lettere di Léon Bakst a Gabriele d'Annunzio e delle messe in scena parigine del Martirio di San Sebastiano
e della Pisanella, in
D'Annunzio nelle culture dei paesi slavi, a cura di G. Dell'Agata, C. G. De Michelis, P. Marchesani, Venezia, Marsilio, 1979, pp. 63-75.
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Fonti archivistiche
Fondazione Teatro alla Scala,
Archivio della Biblioteca Livia Simoni (Collezione autografi).
Fondazione Il Vittoriale degli Italiani,
Archivio generale (Corrispondenti russi di G. d'Annunzio).
Patrizia Deotto
Scheda aggiornata il 23 maggio 2020