Nella primavera del 1926 per un acuirsi della sua tubercolosi ossea viene a curarsi in Italia e si stabilisce con la moglie a Roma in un ampio appartamento-studio a Viale Giulio Cesare, 51. Non tornerà più in Russia, ma non si considera un esule. Frequenta i connazionali russi residenti a Roma come Tat’jana Suchotina Tolstaja, o di passaggio come lo scultore Sergej Konёnkov, David Burljuk e altri.
Partecipa a diverse esposizioni d’arte: nel 1926 viene allestita una sua personale presso la Galleria Fiamma di Guido Guida, mentre nel 1927 partecipa alla II Mostra d’arte marinara di Roma e nel 1928 alla mostra della Società degli аmatori e cultori delle belle arti. L’eco della sua fama ben presto si estende: a Milano la Galleria Scopinich (dal 1933 Galleria Dedalo) gli dedica ben quattro mostre personali: nel gennaio 1929, nel febbraio 1930, nel luglio 1931 e nel gennaio 1934 (della mostra del 1929 scrive Vincenzo Costantini sulla “Fiera letteraria” del 13 gennaio 1929). I cataloghi di queste mostre recano le illustri firme di Michele Biancale e Guido Nicodemi, mentre recensioni entusiaste sulla stampa del tempo vengono scritte da Carlo Carrà, Ugo Nebbia e Vincenzo Bucci. Quest'ultimo in particolare scrive sul «Corriere della Sera» del 6 febbraio 1930:
Antonio Mancini l'ha lodato con queste parole: «È un pittore che conosce la gioia e la potenza del colore». Ma il colorista brillante è anche, dovunque egli vada, un osservatore e descrittore vivace di costumi e caratteri locali, nei tipi, nelle scene, negli stessi paesaggi. E la natura piacevole di questi soggetti caratteristici in cui egli esercita la sua sensibilità pittorica non è l'ultima ragione delle simpatie che Issupoff sa guadagnarsi. Nelle sue mostre c'è sempre un viaggio da fare e un paese da scoprire. L'anno scorso egli ci portò in giro per la Russia, dalle grigie steppe del nord al Turkestan, e alcune poche vedute di Capri, se ben ricordo. I primi frutti della sua dimora in Italia. Quest'anno si parte dalla Russia settentrionale e si finisce a Scanno, uno dei luoghi d'Abruzzo più ricchi di singolarità regionali.
Le impressioni che egli serba del suo paese ritornano nei nuovi quadri con maggiore ricchezza di motivi e ampiezza di svolgimenti: lande brumose, i fiumi che solcano, gelidi e cupi, la campagna bianca di neve, betulle che ricamano le loro frappe argentate tra veli di nebbia, e cavalli al pascolo, alla slitta, alla troika, all'aratro; quei villosi cavalli della steppa che Issupoff dipinge così bene. [...] La sua pennellata, che si stende larga sulla tela, è d'una pasta vellutata e ricca. Egli passa com'un virtuoso dalle tinte più vivide ai grigi più delicati e sommessi. Issupoff ritrattista giudicatelo qui nell'autoritratto, dipinto tutto d'un fiato e modellato a grandi colpi di luce: un vero saggio di bravura (Bucci, 1930).
Nel 1930 partecipa anche alla XVII Biennale di Venezia con il quadro Cielo di sera. Negli anni Trenta vengono allestite sue mostre personali in diverse gallerie italiane, tra cui la Bottega d’Arte di Livorno nel febbraio 1934 e la Galleria Vitelli di Genova nel marzo 1934. Nell’ottobre dello stesso anno viene allestito un suo spazio espositivo personale in occasione della II Mostra internazionale d’arte coloniale del Maschio Angioino di Napoli, mentre nella primavera 1935 si tengono altre due mostre: presso la Galleria Trieste di Trieste in marzo e presso la Galleria Permanente d’arte Alessandro Gazzo di Bergamo in aprile.
Nelle tele del periodo italiano (soprattutto ritratti e nature morte) l’artista ricorre ad impasto denso, scintillante, dalle pennellate marcate; rispetto ai quadri della natura e campagna russa degli anni Dieci le sue opere mostrano ora una corposità materica e colorica, talora accompagnata da potente luminosità. Rivelano al contempo una grande attenzione per le conquiste della pittura occidentale ed evocano il ricordo di contemporanei quadri francesi e spagnoli.
In Italia Isupov non prende parte alla vita politica, ma negli anni della Seconda guerra mondiale aiuta in ogni modo i connazionali e nasconde nel suo studio i partigiani.
Tra le mostre postume si ricordano le collettive tenutesi presso la Nuova Galleria Campo dei Fiori di Roma: dal 24 novembre 2005 al 22 gennaio 2006 Le vie dell'Ottocento, mentre dal 21 settembre al 31 ottobre 2006 Esterno giorno.
Le opere di Isupov sono conservate, oltre che alla Galleria Nazionale di Vjatka, anche presso la Galleria d’arte nuova Bianchi d'Espinosa di Napoli (Campagna russa) e presso la Galleria d’arte moderna di Milano.
Fonti archivistiche
Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma.
Link
Кувалдина И.В., Северюхин Д.Я. Исупов Алексей Владимирович // Сайт «Искусство и архитектура русского зарубежья» https://artrz.ru/articles/1804784876/index.html (дата обращения: 24.11.2020).
https://www.arterussamilano.it/schede/alessio-issupoff-3/
https://www.liveinternet.ru/users/bo4kameda/post327433018/
http://tg-m.ru/img/mag/2009/2/016-029.pdf
https://www.liveinternet.ru/users/2010239/post118437600/
A.V. Isupov, Paesaggio innevato con fattoria. Olio su tavola, anni Dieci