Nel 1880 al termine del liceo visita insieme alla famiglia per la prima volta l’Italia, di cui scriverà ampiamente nei Ricordi. Studia alla facoltà storico-filologica dell’università di Pietroburgo, si specializza in lingue romanze, entra in servizio al Ministero dell’Istruzione e nel 1893 è inviato all’Esposizione universale di Chicago, dove fa lezioni sulla questione femminile in Russia e sulle sue prime impressioni dell’America. Nel 1896 è di nuovo invitato a parlare in diverse università americane (Chicago, Columbia, Cornell) e tiene corsi sulla storia e sulla letteratura russa: i testi delle lezioni sono pubblicati nel 1897 in inglese, russo e tedesco nel volume Očerki russkoj istorii i literatury. Inizia in questi anni a collaborare con le riviste “Vestnik Evropy” (Il messaggero d’Europa, 1893-1894) e “Mir iskusstva” (Il mondo dell’arte, 1898), dove pubblica raffinate recensioni sulle messinscene teatrali e coreutiche accanto a saggi di arte ed estetica.
Dal 1899 al 1901 come direttore dei Teatri imperiali finanzia ricerche e nuovi esperimenti (soprattutto nell’ambito del balletto), sostiene l’attività di Michail Fokin e dei giovani danzatori legati a Sergej Djagilev, diffonde l’euritmica di Jaques-Dalcroze. Invita sulle scene del Teatri imperiali artisti di talento, come Aleksandr Benua, Konstantin Korovin, Filipp Maljavin, Nikolaj Rerich, Valentin Serov, Leon Bakst e altri. Dall’inizio del Novecento concentra i suoi studi sull’evoluzione dell’arte scenica, sul ruolo del regista nelle realizzazioni teatrali (Gordon Craig, Max Reinhardt, Konstantin Stanislavskij), sulla declamazione dell’attore, sugli innovativi esperimenti di Adolphe Appia.
All’inizio del XX secolo soggiorna a lungo in Italia, a Roma: dal 1905 figura tra i soci della Biblioteca Gogol’, poi dal 1908 al 1911 ne diventa direttore. Sulla stampa dell’epoca sono segnalate alcune sue pubbliche esibizioni nei locali della Biblioteca: la lettura della tragedia Ippolito di Euripide nella traduzione di Dmitrij Merežkovskij - “Così il geniale gentiluomo russo fu largamente applaudito da un pubblico numerosissimo ed elegante, fra cui ho potuto notare: le signorine Murawiev, figlie dell'ambasciatore di Russia, la principessa Bariatinsky con le due figlie Olga e Maria” (Cronaca mondana, 15 gennaio 1906); la partecipazione al dramma Car’ Fedor Iovanovič di A.K. Tolstoj nel 1909; le lezioni sul balletto e la ritmica nel gennaio-marzo 1911, in cui trasmette la fascinazione subita nel viaggio a Hellerau del 1910 per Delsarte, Jaques-Dalcroze e la scenografia sperimentale di Adolphe Appia (ne scriverà in Otkliki teatra ed inviterà sia Appia che Jaques-Dalcroze in Russia ospiti del Teatro d’Arte di Stanislavskij e del Conservatorio Rachmaninoff).
Nel 1911 partecipa con la nobiltà romana all’inaugurazione del padiglione russo a Valle Giulia nell’ambito della Esposizione Internazionale, allestita per il 50 anniversario dell’Unità d’Italia. Tra gli altri conosce e invita nella sua residenza il pittore Aleksej Kravčenko che ne scrive alla madre:"Sono cominciati ad arrivare gli ospiti del principe. Repin sedeva con il vecchio pittore Bakalovič, e io con Alekseev sul divano. È arrivato il conte Ivan Tolstoj, ex ministro dell’Istruzione Pubblica e presidente dell’Accademia delle Arti con la figlia, poi è arrivata la figlia di Lev Tolstoj, Tat’jana L'vovna, poi il fratello del compositore Čajkosvkij e una famosa danzatrice inglese. Il principe suonava l’armonium, e un coro papale di fanciulle cantava in italiano l’Ave Maria accompagnato dal pianoforte e dall’armonium” (S. Razumovskaja, Aleksej Il'ič Kravčenko, Moskva, Sovetskij chudožnik, 1962, p. 19).
Dal 1910 al 1914 collabora regolarmente con le riviste “Apollon”, “Ežegodnik Imperatorskich teatrov”, “Russkaja mysl’” e “Russkaja chudožestvennaja letopis’” su temi legati al teatro (recitazione, ritmica, movimento scenico), traduce il testo di Jean D’Udine L’art et le geste (SPb., Apollon, 1911), divulga gli insegnamenti di Delsarte e Jaques-Dalcroze. Nella casa editrice della rivista “Apollon” pubblica anche i volumi Čelovek na scene (L’uomo in scena, 1912) sul rapporto tra ritmo e espressività corporea, Chudožestvennye otkliki (Echi artistici, 1912), Vyrazitel’noe slovo (La parola espressiva, 1913), Otkliki teatra (Echi teatrali, 1914). Nel 1912 esce presso la stessa casa editrice il libro Razgovory (Conversazioni) in forma di dialogo sulla lingua e letteratura russa, sul Teatro d’Arte di Mosca, sul passato della propria famiglia.
Nel 1912-1914 dirige i Corsi di ginnastica ritmica a Pietroburgo, nel 1913-1914 edita Listki Kursov ritmičeskoj gimnastiki (Appunti dei Corsi di ginnastica ritmica). Riprende inoltre un’attività avviata negli anni ’80 a Pavlovka con la creazione del primo Museo russo dei decabristi (saccheggiato nel periodo post-rivoluzionario) e lavora ad un’edizione in più volumi dell’Archiv decabrista Sergeja Michajloviča Volkonskogo (Archivio del decabrista Sergej Michajlovič Volkonskij), coadiuvato dallo storico della letteratura e bibliografo Boris Modzalevskij.
Nell’ottobre 1918 è costretto a lasciare la tenuta di famiglia a Pavlovka nel governatorato di Tambov, si stabilisce a Mosca a casa dell’attore Aleksej Stachov, è membro della direzione del Bol’šoj teatr, tiene corsi di mimica, declamazione e ritmo presso diversi studi e istituzioni teatrali: al 2 Studio del Mchat, al Malyj teatr, all’Institut slova, al Proletkul’t, all’Istituto di ritmica, fondato grazie all’aiuto di Anatolij Lunačarskij vicino all’Arbat nel Malyj Vlas’evskij pereulok; continua intanto a scrivere le sue memorie sui decabristi, pubblica il volume O dekabristach. Po semejnym vospominanijam (Dei decabristi: dai ricordi di famiglia, SPb., Načala, 1922). Si dedica senza riposo alla sua attività, insegna anche a Petrogrado al Petrogradskoe baletnoe učilišče.
Nel dicembre 1920 – dopo aver conosciuto Marina Cvetaeva che gli dedica il ciclo poetico Učenik – lascia la Russia ed emigra in Francia.
Nel 1922 si ferma qualche tempo a Roma dal fratello Aleksandr, insieme a lui prende parte all’accesa polemica sul destino della lingua russa dopo la rivoluzione e pubblica una serie di articoli sull’argomento, raccolti nel libro V zaščitu russkogo jazyka (In difesa della lingua russa, Berlin, Mednyj vsadnik, 1928). Fa conoscenza dell’opera pittorica di Andrej Beloborodov e ne scrive nell’articolo Rim Beloborodova (La Roma di Beloborodov), pubblicato nel 1929 su “Poslednie novosti”. Pubblica a Berlino il volume dei ricordi Moi vospominanija (I miei ricordi, 1923), il saggio filofico Byt i bytie. Iz prošlogo, nastojaščego, večnogo (1924) dedicato a Marina Cvetaeva, e il romanzo storico Poslednij den’ (L’ultimo giorno, 1925).
Dalla seconda metà degli anni Venti si stabilisce a Parigi, dal 1927 fa lezioni di declamazione, mimica e ritmica al Conservatorio russo, di cui diventa direttore dal 1932 al 1937; scrive per le riviste “Zveno”, “Perezvony”, “Čisla”, partecipa all’organizzazione degli spettacoli dei Balletti russi, insegna arte scenica, ma anche letteratura e storia russa alla Società Turgenev, è membro dell’associazione La Critique étrangère en France. Dal 1924 al 1936 è corrispondente teatrale di “Poslednie novosti”, pubblica quasi in ogni numero, con il passare degli anni si concentra anche su spettacoli cinematografici, d’operetta e music-hall. su mostre d’arte e concerti, su importanti libri pubblicati; scrive ricordi-necrologi su amici e artisti scomparsi (Isadora Duncan, Aleksandr Južin, Adolphe Appia, Sergej Djagilev, Anna Pavlova). Le sue raffinate recensioni e i lapidari articoli costituiscono un’originale storia del teatro di questo periodo che dà spesso vita a spettacoli oggi dimenticati: ad es. il gruppo praghese degli artisti del Teatro d’Arte e Marija Germanova (1926, 1927), il Teatro ebraico Habima (1926), il teatro di Michail Čechov, le tournées del Teatro Vachtangov, che nel 1927 presenta a Parigi La principessa Turandot e Virineja, o del Kamernyj teatr di Aleksandr Tairov (1930), del Novyj russkij teatr o della “Russkaja opera”, ideata da Marija Kuznecova, il Balletto russo di Monte Carlo (1932), la tournée del Bol’šoj teatr con Marina Semёnova, interprete di Giselle (1935).
Molte pagine sono dedicate alle esibizioni coreutiche di Sergej Lifar’, Bronislava Nižinskaja, Matilde Kšesinskaja, Ida Rubinštejn, Anna Pavlova, Aleksandr Sacharov, Loïe Fuller; ai recitals di Isa Kremer, Nina Košic; alle messinscene tedesche di Petr Šarov nel 1928 ed anche alla messinscena di Groza, curata da Tat’jana Pavlova nel 1929 al Teatro Valle di Roma. Il focus del critico non si appunta solo sulle messinscene delle compagnie russe, ma anche sulle realizzazioni di famosi artisti francesi o troupes internazionali – Charles Dullin, Louis Jouvet, Gaston Baty, Georges Pitoeff, il teatro di Antoine, gli spettacoli di Alexander Moissi, ecc. Feroce ma molto argomentata è la critica dei due spettacoli Les e Revizor presentati da Vsevolod Mejerchol’d. Le recensioni, dedicate a spettacoli europei, permettono anche di ricostruire alcuni degli spostamenti di Volkonskij per lezioni (Berlino, Friburgo, Londra, Normandia, Provenza).
Nel 1936 sposa la figlia di un diplomatico americano Mary Walker Fearn, si trasferisce con lei in America a Hot Springs (Virginia), dove muore dopo breve malattia.Рubblicazioni (in lingue occidentali)
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