Nel gennaio 1927 nel corso dell’ultima tournée dei Balletti russi in Italia Lifar’ debutta al Teatro alla Scala nel ruolo di Ivan Zarevič nell’Uccello di fuoco di Igor’ Stravinskij (coreografia di Michail Fokin, scene e costumi di Natal’ja Gončarova, messinscena di Sergej Grigor’ev e Ljubov’ Černyševa), in Cimarosiana (coreografia di Mjasin), nel Mariage d’Aurore (coreografia di Marius Petipa). Nel 1929, incoraggiato dal celebre impresario, si cimenta per la prima volta nella coreografia e presenta il balletto Le Renard (musica di Stravinskij, scene e costumi di Larionov).
Dopo la morte di Djagilev nel 1929 è chiamato all’Opéra di Parigi per sostituire Balanchine e portare a termine Les créatures de Promethée; per l’enorme successo ottenuto come coreografo e interprete, il direttore del teatro Jacques Rouché lo nomina primo ballerino e maître de ballet, ruolo che ricopre dal 1930 al 1944, innovando totalmente il repertorio del famoso teatro e coinvolgendo nella realizzazione dei suoi spettacoli i più significativi compositori e artisti contemporanei (Picasso, Chagall, Aleksandr Benua, Giorgio De Chirico, ecc.). La cultura occidentale, affascinata dalle stagioni dei Ballets russes, riconosce in lui il successore della tradizione coreografica del grande impresario e ne apprezza la straordinaria lievità, lo charme, la passione creativa.
Sotto la sua guida l’Opera vive un periodo di sostanziale rinascita culturale, critica e pubblico sono conquistati dalle capacità performative dell’artista: Le Spectre de la rose (1931), Giselle (1932), Vie de Polichinelle (1934), Icare (1935), David Triomphant (1937), Alexandre le Grand (1937), Aenéas (1938), Le Chevalier et la Damoiselle (1941), Suite en blanc (1943). Tra le sue realizzazioni spicca Icaro, rappresentato per la prima volta all'Opéra il 9 luglio 1935, in cui applica le idee sostenute nel Manifeste du choréographe sul rapporto tra musica e danza, e sostituisce la musica con i ritmi di un’orchestra a percussione.
Negli anni dell’occupazione nazista della Francia, in qualità di direttore e primo ballerino Lifar’ non chiude il teatro e dopo la fine della guerra è accusato di collaborazionismo e allontanato dalla capitale e dal teatro. Dal 1944 al 1947 dirige la compagnia Nouveau Ballet de Monte Carlo, poi nel 1947 è richiamato nel suo ruolo all’Opera, arricchisce il suo repertorio di nuove creazioni: Le chevalier errant, Phédre, Les Mirages (1950), Blanche-Neige (1951), Grand pas (1953), L'oiseau de feu (1954), Roméo et Juliette (1955), Daphnis et Chloe (1958). Inoltre dal 1947 crea presso il teatro l’Institut Chorégraphique (ora Université de la Danse), dal 1955 tiene alla Sorbonne corsi di storia e teoria della danza. Nel 1957, per divergenze con la direzione del teatro, dà le dimissioni dalla carica di maître de ballet, e lavora come coreografo ospite in tutto il mondo (torna talora a collaborare con l’Opéra, in particolare nel biennio 1962-1963 su invito di Georges Auric).
In Italia, alla Scala Lifar’ ritorna nel marzo 1948: collabora con Nikolaj Zver’ev alla coreografia di Daphnis et Chloé (scene e costumi di Nikolaj Benois) e balla accanto a Luciana Novaro.
Dalla corrispondenza con il barone de Šapovalenko (219 lettere di Lifar’, 1960-1980) sappiamo inoltre che l’artista si recava ogni anno a Venezia nella ricorrenza della morte di Djagilev per recarsi al cimitero di San Michele e che nel maggio 1974 furono organizzate due mostre dei suoi disegni a Firenze e Venezia.
Lifar’ svolge un ruolo fondamentale nell’affermazione del moderno balletto francese, non solo come ballerino e coreografo, ma anche come teorico e saggista; tra il 1935 e il 1967 pubblica più di venticinque testi, tra cui Le Manifeste du Chorégraphe, Diaghilev (1940), Traité de danse académique (1949), Histoire du ballet russe (1950; ed. inglese 1954), Vestris, Dieu de la danse (1950) e Traité de chorégraphie (1952).
Lifar’ sa che la sua riconosciuta attività di danzatore e coreografo è strettamente legata al momento della rappresentazione, di cui – concluso lo spettacolo – si può perdere il ricordo (ne scrive spesso all’amico e storico del teatro Georges de Šapovalenko). Sin dagli anni Trenta s’ingegna quindi per rinviare di sé l’immagine di un erudito, per precisare la propria identità, per lasciare traccia di sé nell’ambito della cultura russa di Parigi: partecipa con impegno alle iniziative dell’Obščestvo sochranenija russkich kul’turnych cennostej (Società per la conservazione dei tesori antico-russi) e dell’Obščestvo druzej Tolstogo (Società degli amici di Tolstoj), grazie al sostegno del filologo e puškinista Modest Gofman pubblica libri e articoli sulla storia del balletto e su Djagilev, edita libri di Puškin e su Puškin; nel 1937 è uno degli organizzatori del centenario per la morte del poeta, celebrato con gran pompa in tutto il mondo dell’emigrazione russa, e in particolare nella capitale francese. Evento particolare del centenario è la grande mostra Pouchkine et son époque, da lui organizzata alla salle Pleyel dal 16 marzo al 18 aprile 1937, in cui si presenta come ammiratore e editore di Puškin, esponendo accanto ai manoscritti originali del poeta alcuni oggetti della sua vita quotidiana (la pistola, i quadri, le porcellane, ecc.).
Un aspetto meno noto di Lifar’ è la sua passione per i manoscritti e i libri antico-russi, che prende origine nella dolente percezione di distacco dalla patria. Nonostante la fama mondiale e i brillanti successi, Lifar’ soffre per il proprio destino di emigrato e con il tempo si dedica a raccogliere una delle più ricche biblioteche di libri russi dei secoli XVI-XVIII; qui come gemme preziose sfavillano alcune rarità puškiniane: le 10 lettere del poeta a Natal’ja Gončarova, appartenute alla biblioteca personale di Djagilev e comprate dopo la sua morte dallo stato francese, esposte appunto alla mostra Pouchkine et son époque.
Dai ricordi dei contemporanei emerge una figura di danzatore molto bello che entusiasmava il pubblico per la sua rara musicalità e la spiritualità dei movimenti, Paul Valery lo definisce “poeta del movimento” e Aleksej Remizov, che nel 1947 idea per lui Il demone danzante. Danza e parola, paragona il suo “brillante volo” nel balletto Icare alla “tonante voce” di Fëdor Šaljapin, capace di ammaliare Parigi.
Pubblicazioni
(in russo)
Лифарь С. Страдные годы: моя юность в России. Париж, 1935.
Танец: основные течения академического танца. Париж: Etoile, 1937.
Третий праздник Пушкина. Paris: Coopérative Etoile, 1937.
Мой путь к хореотворчеству. Париж: Etoile, 1938.
Дягилев и с Дягилевым. Париж: Дом книги, 1939.
История русского балета с XVII века до русского балета Дягилева. Париж: Imprimerie Beresniak, 1945.
Моя зарубежная Пушкиниана: Пушкинские выставки и издания. Париж: Дом книги, 1966.
Мемуары Икара. Париж: Filipacchi, 1989.
(in lingue occidentali)
S. Lifar, Le manifeste du chorégraphe, Parigi, Cooperative Etoile, 1935.
Serge Diaghilev : his life, his work, his legend: an intimate biography, Londra, Putnam, 1940.
Traité de danse académique, Parigi, Bordas, 1949.
Traité de chorégraphie, Parigi, Bordas, 1952.
A history of Russian ballet: from its origin to the present day, New York, Roy Publishers, 1954.
Ma vie, Parigi, R. Julliard, 1965.
Fondazione Teatro alla Scala, Milano. Archivio di Livia Simoni.
Civico Museo Teatrale, Trieste. Fondo del barone Georges de Chapowalenko (1908-1999).
Bibliografia
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Veroli P. La dernière étoile de Diaghilev dans la Russie en émigration. Serge Lifar de 1929 à 1939 // Recherches en danse 2016. n. 5 https://journals.openedition.org/danse/1419
Link
https://www.arterussamilano.it/schede/lifar-serge/
https://www.sergelifar.org/en/choregraphies/
http://www.treccani.it/enciclopedia/serge-lifar_%28Enciclopedia-Italiana%29/
Tamara Karsavina e Sergej Lifar' nel balletto Romeo e Giulietta (1926)