Vivono stabilmente con lo scrittore nella villa Il Sorito il figlio Maksim e la nuora Nadežda (a Sorrento nascono le nipoti Marfa e Darija), l’inseparabile Ivan Rakickij, l’infermiera e amica Olimpiada Čertkova (1878–1951). A lungo vi soggiornano nel 1924-1925 Vladislav Chodasevič e Nina Berberova e nel 1933 Petr Krjučkov e la moglie Elizaveta Zacharovna Medvedovskaja (1902–1938); sono ospiti regolari da Mosca Ekaterina Peškova, Ida Averbach e il medico del Cremlino Lev Grigor’evič Levin (1870–1938); fanno gite da Napoli l’amico dentista Pavel Vidgorčik, la cantante lirica Sara Grigor’evna Gol’dberg con il figlio Il’ja Volnov (1913–1979) che Gor’kij ha adottato; gli fa visita spesso da Milano Nikolaj Benua con la moglie Marija Nikolaevna Pavlova (1899–1980); talora fanno la loro apparizione amici che vivono negli alberghi vicini: lo scrittore Andrej Sobol’ con Anastasija Cvetaeva, Pavel Muratov, Ol’ga Resnevič-Signorelli e altri.
Nei resoconti della polizia si sottolinea che mentre lo scrittore conduce “un tenore di vita ritiratissimo, i suoi famigliari, e particolarmente il figlio e la nuora compiono frequentissimi viaggi quasi sempre servendosi di una potente automobile che guida lo stesso Massimo Peschoff. Costui si allontana continuamente dalla villa in qualunque ora del giorno e della notte solo o in compagnia della moglie e di altri connazionali; le località ove più frequentemente si reca sono Napoli, Roma, Firenze ed anche Milano, ma ignorasi i motivi di tali viaggi” (ACS. PS. PolPol. B. 619. F. Gorki Maxim).
Dai ricordi di Vladislav Chodasevič emerge un più realistico quadro della semplice vita di Gor’kij e del suo entourage a Sorrento: “Solo vivendo con Gor’kij era possibile farsi un’idea del grado di notorietà di cui godeva. Nessuno degli scrittori russi che ho conosciuto poteva eguagliare la sua fama mondiale. Riceveva una quantità enorme di lettere, in tutte le lingue” (Necropoli, p. 198), alle quali rispondeva sollecitamente; leggeva con sorprendente attenzione tutti i manoscritti e i libri che gli inviavano.
Al piano superiore c’erano la sala da pranzo, la stanza di Gor’kij (camera da letto e studio insieme), quella della sua segretaria, la baronessa M.I. Budberg, la stanza di Nina Berberova, la mia e ancora un’altra cameretta per gli ospiti. Sotto, su entrambi i lati di un piccolo atrio, c’erano altre due stanze: una era occupata da Maksim e da sua moglie, l’altra da I.N. Rakickij, un pittore, uomo di salute cagionevole e straordinariamente simpatico <…> Era diversa la vita che si svolgeva ai due piani della villa. A quello superiore si lavorava, a quello inferiore, quello che Aleksej Maksimovič chiamava la nursery, si giocava (Necropoli, p. 195).
Espressione dell’atmosfera di gioco che regna alla villa è l’edizione di “Sorrentijskaja pravda” (La Verità di Sorrento), una rivista manoscritta ideata per parodiare le riviste sovietiche e dell’emigrazione; vi collaborano con scritti inediti Gor’kij, Chodasevič, Berberova e Budberg, mentre Maksim, Nadežda e Rakickij si occupano della redazione e delle illustrazioni.
Negli anni di Sorrento innumerevoli sono gli intellettuali e politici (sia sovietici che emigrati) che si recano in visita da Gor’kij: nel 1924 viene a fare la sua conoscenza il famoso pittore Pёtr Končalovskij, nel 1925 appaiono il drammaturgo Nikolaj Erdman, Vsevolod Mejerchol’d con la moglie Zinaida Raich, Valentina Chodasevič con il marito Andrej Dideriks, il poeta Vjačeslav Ivanov appena giunto con la famiglia dalla Russia sovietica. Nel 1926 il pittore Boris Grigor’ev fa il suo ritratto, nel 1927 e negli anni successivi arrivano gli scrittori Leonid Leonov, Ol’ga Forš, Nikolaj Aseev, Vsevolod Ivanov e Lev Nikulin, i figli di Šaljapin, Lidija i Fёdor, i pittori Pavel Korin e Fёdor Bogorodickij, gli scultori Sergej Konёnkov e Ivan Šadr, il compositore Isaj Aleksandrovič Dobrovejn, gli euroasisti Pavel Suvčinskij e Dmitrij Svjatopolk-Mirskij ed altri.
Dal 1925 cominciano a farsi vivi sempre più spesso rappresentanti del potere sovietico, per convincere Gor’kij a rientrare in URSS: vengono gli ambasciatori in Italia Konstantin Konstantinovič Jurenёv (1888–1938), Platon Keržencev e Lev Borisovič Kamenev (1883–1936), l’ambasciatore in Inghilterra Leonid Krasin.
Nel 1928 Gor’kij compie 60 anni (che coincide anche con i 35 anni della sua attività letteraria), la ricorrenza è ampiamente festeggiata in URSS, l’Unione degli scrittori sovietici gli invia a Sorrento un samovar d’argento insieme a caviale e sigarette (ne accenna Aleramo nell’intervista). In Italia dell’attività letteraria e politica di Gor’kij scrive il giornalista Lorenzo Gigli sulla rivista “Le opere e i giorni”. Sibilla Aleramo gli fa una lunga intervista Con Gorki a Sorrento, poi pubblicata nel volume Gioie d’occasione (1930), in cui mette in luce la sua personalità e il particolare legame che lo lega all’Italia:
Egli conosce del resto quasi tutto ciò che si pubblica da noi. Da noi e in tutto il mondo. Non v’ha libro notevole, né movimento di idee e tendenza spirituale che egli ignori. Formidabile è la cultura di questo autodidatta, di questo possente artista istintivo, e viva e in continuo fermento. Tra i moderni, per non citare i nostrani, saltiamo da James Joyce a Montherlant, da Stefan Zweig a Steiner. Il suo giudizio è limpido come il suo sguardo, e sereno, ma è sempre frutto, lo sento, di appassionate meditazioni <…> Egli è grato al nostro Governo che lo lascia vivere quaggiù perfettamente tranquillo <…> solo qui gli pare di poter lavorare. Vorrebbe condurre a termine presto il grande romanzo Quarant’anni, di cui mi mostra i due primi volumi, 600 pagine ciascuno, in edizione bellissima (pp. 219-220).
In questi anni le opere scritte da Gor’kij a Sorrento sono immediatamente tradotte in italiano a cura di Erme Cadei: Gli Artamònov (Milano: Fratelli Treves, 1926), i Racconti del ‘22–‘24 (Milano: Fratelli Treves, 1928), Quarant’anni: la vita di Klim Samghin (Milano: A. Mondadori editore, 1930).
Nel 1928 e 1929 Gor’kij si reca due volte in Russia per trascorrervi qualche mese, nel marzo 1933 prende la decisione di rientrare con la famiglia a Mosca, dove gli viene assegnato il villino in via Malaja Nikitskaja, costruito nel 1900-1903 per Stepan Rjabušinskij dall'architetto modernista F.O. Šechtel’, in cui vive fino alla morte (oggi è trasformata in casa-museo di Gor’kij).
Fonti archivistiche
ACS. PS. PolPol. B. 619. F. Gorki Maxim.
ASMAE. AP. 1919–1930. B. 1526. F. Bolscevismo.
ASMAE. AP. 1919–1930. B. 1549. F. Bolscevismo.
ASMAE. AM. B. 123. F. Levin Leone di Gregorio.
ACS. PS. 1927 A16. B. 63. F. Forche Olga.
ACS. PS. 1927 A16. B. 73. F. Ivanov Vsevolod ed altri.
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Disegno di Nikolaj Benua di una serata a Sorrento, 1926. Gor’kij è di spalle davanti al fuoco; seduti da sinistra a destra E. Serracapriola, Marija Budberg, Natalija Peškova, M. Serracapriola, Boris Šaljapin, Maksim Peškov, Nikolaj Benua; in piedi da sinistra Pavel Muratov con il figlio, A. Serracapriola, Marija Benua, Marija Petcol’d-Saljapina, Ivan Rakickij
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