Nel 1921 è nominato rappresentante plenipotenziario in Svezia (vi rimane due annni), nel 1925 ambasciatore in Italia, dove giunge insieme alla moglie Marija Michajlovna Dokšina (1901–1980); il 17 agosto nasce a Roma la loro figlia Natalija (1925–2006). Nella prima intervista rilasciata a “La Tribuna” l'ambasciatore esprime la sua soddisfazione per la nomina:
è con un vivo senso di soddisfazione [...] che ho accolto la mia nomina in Italia. Il vostro paese è stato sempre per noi il paese della cultura millenaria, ed il vostro popolo che è così laborioso, energico, riccamente dotato, ha nel suo carattere generale molte somiglianze coi popoli dell'Unione delle Repubbliche Soviettiste (Le prime dichiarazioni del signor Kergenzoff sulle relazioni italorusse //«La Tribuna», 1 maggio 1925).
Nell’estate 1925 arriva in visita in Italia Vsevolod Mejerchol’d con la moglie Zinaida Raich, intenzionato a coinvolgere sia Keržencev che Vjačeslav Ivanov nelle iniziative della casa editrice “Teatral’nyj oktjabr’” (L’ottobre teatrale): nel 1918 Ivanov aveva già collaborato con il regista al teatro del Narkompros e Keržencev si era interessato di questioni teatrali nel suo libro Tvorčeskij teatr (Il teatro creativo, 1920). Il tentativo di Mejerchol’d fallisce con entrambi (nel 1937 sarà proprio Keržencev come presidente della Commissione delle arti a scrivere un duro attacco contro il teatro di Mejerchol'd, segnale premonitore della decisione dei vertici politici di eliminare il regista e la sua sperimentazione artistica).
Nello stesso periodo Keržencev pubblica sulla rivista “Russia” di Ettore Lo Gatto un articolo sul repertorio del teatro sovietico e alcune riflessioni sul significato degli spettacoli di massa in URSS (La questione del repertorio // Russia. 1925. № 2. P. 122–132).
Dalle relazioni conservate negli archivi del Ministero degli Esteri italiano si ricavano tutti gli spostamenti dell’ambasciatore sovietico durante la sua permanenza in Italia: è documentata la sua presenza a Genova nel gennaio 1925, a Napoli nel febbraio e maggio 1925, a Milano in marzo e dicembre 1925, a Genova, Milano, Venezia e Torino nel giugno 1925. Nel 1926 Keržencev affida la conduzione dell’ambasciata a Nikolaj Avilov e si riposa 3 settimane a Courmayeur, in agosto rientra a Mosca.
Tornato in Unione Sovietica, tra il 1926 e il 1927 è a capo del collegio redazionale delle Edizioni Statali (OGIZ). Dopo aver lavorato alla Direzione centrale di statistica e alla propaganda, nel 1930 è vicedirettore del Presidio dell'Accademia Comunista e direttore dell'Istituto di letteratura, arte e lingua. Dirige inoltre il Soviet dei commissari del popolo (SNK) e dal 1936 a capo della commissione per le arti; sotto la sua guida viene avviata una dura campagna contro i nemici del popolo (è da attribuire a lui l’annientamento della cinematografia sovietica). Nel 1939 è vice redattore capo della Bolšaja e della Malaja sovetskaja enciklopedija.
Keržencev entra nella storia d’Italia anche per un’altra azione, a lungo taciuta dalla storiografia ufficiale sulla vita di Gramsci, apparsa solo negli anni Sessanta ad opera del giornalista Giuseppe Fiori che nella sua Vita di Antonio Gramsci (Bari, Laterza, 1966) lo nomina quale fiduciario dell’URSS a proposito di un tentativo, intrapreso nel 1932 da URSS e Vaticano per liberare Gramsci dal carcere. Episodio che nel 1972 conferma anche Paolo Spriano in Gramsci in carcere e il partito (Roma, Editori riuniti, 1972) alla luce dei carteggi fornitigli da Sraffa.
Pubblicazioni
Fonti archivistiche
ASMAE. DGP. X. Russia 2. B. 33. F. 1917–1923. Sf. Gradimento Ambasciatore russo Platone Kerjentseff.
ASMAE. Gabinetto. 1923–1943. B. 1. F. 2–3.
ASMAE. AP. 1919–1930. B. 1548.
ACS. PS. 1922 A11. B. 12. F. Kerientzeff Platone.