Esordisce come attore al Teatro d'arte di Mosca diretto da Nemirovič Dančenko e Stanislavskij e successivamente fonda insieme a Stanislavskij il Teatro-studio, una filiale del Teatro d'arte, con intenti sperimentali. A partire dal 1906 viene chiamato a Pietroburgo da Vera Komissarževskaja per lavorare come principale regista del suo teatro. Dal 1908 è regista dei Teatri imperiali di Pietroburgo (Aleksandrijnskij e Marijnskij), dove lavora ininterrottamente fino al 1918, svolgendo anche attività pedagogica e sperimentale. Apre uno Studio dove inserisce corsi sulle tecniche del movimento, la storia della commedia dell'arte, la lettura ritmica e l'uso della maschera. Contemporaneamente pubblica articoli teorici.
Mette in scena al Teatro Châtelet di Parigi "La Pisanelle" di G. d'Annunzio, con
Ida Rubinštejn come protagonista. Nel 1914 esce una rivista da lui diretta, "L'amore delle tre melarance ", dove si firma con lo pseudonimo di Dottor Dappertutto.
Nel 1915 inizia l'attività cinematografica.
Nel primo periodo post-rivoluzionario partecipa all'attività di alcune associazioni artistiche rivoluzionarie e dirige la Sezione teatrale del Narkompros di Pietrogrado e poi di Mosca. Celebre è la sua messinscena di
Mistero buffo di Majakovskij.
Nel 1921 organizza un Laboratorio di regia (GVTM:
Gosudastvennye Vysšie Režisserskie Masterskie), dove continua i suoi esperimenti sul movimento e la mimica. Comincia a porre le basi teoriche della biomeccanica. Fra gli allievi c'è
Zinajda Rajch, che diventerà la sua seconda moglie e l'interprete principale dei suoi spettacoli.
Nel 1923 nasce il Teatro Mejerchol'd, dove il regista lavora fino alla sua chiusura, nel 1938, firmando le sue regie più famose: "La foresta" di Ostrovskij (1924), "D. E." di Erenburg e Kellermann (1924), "Il Mandato" di Erdman (1925), "Il revisore" di Gogol' (1926), "Che disgrazia l'ingegno!" di Griboedov (1928), "La cimice" di Majakovskij (1929), "Il bagno" di Majakovskij (1930), "L'elenco delle benemerenze" di Oleša (1931), "L'introduzione" di German (1933), "Le nozze di Krečinskij" di Suchovo-Kobylin (1933), "La signora delle camelie" di Dumas (1934), "Trentatre svenimenti". tre atti unici di Cechov (1935).
Nel 1936 e 1937 lavora alla messa in scena di "Boris Godunov" di Puškin e "Come fu temprato l'acciaio" di N. Ostrovskij, ma entrambi gli spettacoli non vengono autorizzati. Nel 1935 mette in scena al Piccolo Teatro d'opera di Leningrado "La dama di picche" di Čajkovskij. Il suo teatro viene chiuso nel 1938. Arrestato nel 1939, viene fucilato il 2 febbraio 1940 a Mosca.
Attività in Italia
Mejerchol'd e Zinaida Rajch sono in Italia nell'estate del 1925 nel corso di un viaggio ufficiale, durato dal 2 luglio al 3 settembre, che li porta anche in Germania e Austria. Scopo preciso del viaggio è incontrare
Vjačeslav Ivanov, amico di lunga data di Mejerchol'd, e
Platon Michajlovič Keržencev (1881-1940), dirigente bolscevico e, dalla primavera del 1925, console sovietico a Roma. Sia Ivanov che Keržencev avevano collaborato con Mejerchol'd al TEO del Narkompros. Prima del viaggio Mejerchol'd, alla testa del movimento dell'Ottobre Teatrale, aveva promosso le linee di sviluppo del teatro rivoluzionario e stava organizzando sia l'apertura della casa editrice "Teatral'nyj Oktjabr'" con l'intento di pubblicare monografie sul teatro sia di una rivista: era stato già definito il contenuto del primo numero, cui dovevano partecipare, oltre a Ivanov e Keržencev, anche il regista inglese Gordon Craig e
Georgij Krol', un allievo di Mejerchol'd, regista teatrale e cinematografico, in Occidente dai primi anni Venti.
Mejerchol'd arriva in Italia insieme a Zinaida Rajch il 10 luglio 1925. Le prime tappe sono Venezia e Firenze, dove Mejerchol'd sperava di incontrare Gordon Craig (l'incontro non ebbe luogo). A Roma il regista russo e la moglie arrivano alla fine di luglio e hanno diversi incontri sia con Ivanov, come dimostra la loro corrispondenza, sia con Keržencev (da notare che nel 1937, in un contesto politico radicalmente mutato, sarà proprio lui, ritornato in URSS e nominato presidente del comitato che sorvegliava tutta la produzione artistica, a scrivere un duro attacco contro il teatro di Mejerchol'd, segnale premonitore della decisione dei vertici politici di eliminare il regista e la sua sperimentazione artistica).
A Roma il regista e la moglie incontrano anche
Ol'ga Signorelli e in quell'occasione viene formulato il primo progetto della stesura della monografia di E. Duse, che doveva, secondo i piani di Z. Rajch, uscire nella collana di "Teatral'nyj Oktjabr'". Mejerchol'd si interessa inoltre al teatro di Pirandello, a cui in quello stesso periodo collaboravano sia Krol' che
Valentina Chodasevič. Al rientro in Russia, Mejerchol'd pubblica una breve nota sulla situazione del teatro italiano sul periodico "Rabočij i teatr", in cui afferma che il teatro italiano è in completa decadenza, che il teatro di Pirandello vive di sovvenzioni e non ha successo di pubblico.
Tra gli incontri italiani di Mejerchol'd occorre aggiungere quello con
Gor'kij, a Sorrento. Anche lo scrittore è da lui invitato a scrivere un articolo per il primo numero del nuovo almanacco, che il regista in una lettera a Gor'kij del 20.VIII.1925 definisce "non sarà solo teatrale, anche se il teatro ne sarà il fulcro. L'intento è quello di trattare in generale la tematica dell'arte". La risposta di Gor'kij è negativa.
Memorie
Dalle memorie inedite di Olga Signorelli:
Durante un breve soggiorno a Roma del famoso regista Mejerhold e di sua moglie Zinaida Raich, Kergenzev aveva segnalato loro il mio nome per informazioni sulla Duse. Con Mejerhold e la bellissima Zinaida Raich, una delle migliori attrici russe di quell'epoca, parlammo durante tutt'un pomeriggio di Eleonora Duse. Lessi a loro alcuni brani delle sue lettere che commossero profondamente la Raich. Mejerhold aveva seguito tutte le recite della Duse in Russia. <...> Affascinati da Roma, raccontavano divertiti un'avventura che era capitata loro nel giorno dell'arrivo. Appena lasciato il bagaglio nell'Albergo d'Italia, si erano diretti in gran fretta al Pincio per ammirare il panorama di Roma. Erano arrivati nel momento in cui il sole stava per tramontare. Rapiti dall'incanto della veduta meravigliosa si erano abbracciati e baciati. In quell'istante, come spuntato dal suolo, accanto a loro un uomo in divisa, con blocchetto di ricevute e matita nella mano, tendeva un foglietto staccato dicendo: "Venti lire, signori". Sorpreso, Mejerhold ne aveva chiesto il motivo. "In Italia è proibito baciarsi per strada: ad ogni trasgressione spetta dieci lire di multa a persona". "Ma io ho baciato mia moglie". "Con tanto di più ragione meritate una multa. La moglie vostra voi potete baciarla in camera", aveva insistito l'inesorabile tutore della morale. "L'avventura ci ha divertiti e ci è sembrata di buon augurio", soggiunse Mejerhold. "Sapete che, contrariamente a quel che si pensi di me, io sono un temperamento allegro. Nei nostri incontri con Vachtangov abbiamo risolto quasi sempre scherzando su tutti i problemi gravi. Ma di Zinaida sono geloso: guai se qualcuno l'attacca. E così mi addolora che non possiamo camminare senza essere annoiati per l'incantevole Via Veneto a causa delle espressioni di ammirazione dette ad alta voce da qualcuno degli assidui del Caffè Rosati. Convengo che un'attrice accoglie lusingata, quando è sulla scena, tali manifestazioni, che sembrano tuttavia un dileggio se esclamate mentre cammina per la strada".
Pochi giorni dopo la lunga conversazione in casa mia, il 5 Agosto del '25, ricevetti una lettera di Zinaida Raich, scritta a Roma, in cui come "Presidente della Casa editrice presso il Teatro di Mejerhold", mi pregava di preparare un volumetto di miei ricordi su Eleonora Duse. Da 6 a 10 fogli di stampa (la sua arte, la sua personalità, la sua vita), con l'aggiunta di lettere dirette a me e ad altri amici. La Casa Editrice offriva un compenso da 90 a 100 rubli a foglio di stampa. L'anticipo e le condizioni della sottoscrizione mi sarebbero state inviate per il 1° ottobre. Risposi che ero felice di collaborare con l'uomo di teatro che ammiravo più di ogni altro, e che accettavo l'offerta con piacere immenso. Data la loro imminente partenza da Roma, si decise di definire per lettera gli ulteriori accordi.
Trascorsero giorni, settimane, mesi di silenzio. Finalmente un anno dopo arrivò una lettera di Zinaida Raich del 16 agosto 1926 da Mosca. Era addolorata che non fossero stati definiti, durante la permanenza a Roma, "i nostri rapporti di amicizia e di affari". Diceva che avevano scritto ripetute volte tanto a me quanto a Ivanov, senza ricevere un rigo di risposta da nessuno dei due. Supponeva che il nostro silenzio dipendesse da irregolarità della posta. Le lettere inviate in Francia e in Germania erano state ricevute e ad esse era stato risposto regolarmente. Scriveva: "Ma poiché abbiamo ormai allacciato il contatto con lei sarò tenace: le scriverò ancora 5-10 volte finché non arriverà la sua risposta. Non penso che voi due abbiate qualche motivo per privarmi delle vostre lettere e della vostra amicizia"... Mi chiedeva come procedesse il mio lavoro sulla Duse e che ci avrebbe tenuto tanto di poterlo pubblicare nell'autunno. La Casa editrice presso il teatro di Mejerhold era riuscita a pubblicare sette volumi.
"Questo non è molto ma come inizio è qualche cosa. Se lei non si fosse già impegnata con qualche altra casa editrice russa per la pubblicazione del suo libro sulla Duse, la prego di avvertirmi. Le manderemo subito il contratto, e dopo che lo avrà rimandato firmato, ci metteremo a pubblicare per l'autunno il volume. Se lei riceverà questa lettera, abbia la gentilezza di rispondere con sollecitudine. La prego tanto di non essere inquieta con me. La bacio teneramente. Con vivo affetto ricordo rincontro con lei a Roma. Lei ha lasciato in me la più luminosa impressione.
Un saluto cordiale anche da Vs. Mejerhold. Sua Zinaida Raich".
Risposi immediatamente dopo aver ricevuto questa lettera, ma non ebbi risposta.
Fonti archivisticheFondazione Giorgio Cini, Venezia, Archivio Angelo e Ol'ga Signorelli (
Lettere di Nina Gurfinkel' a Ol'ga Signorelli;
Lettere di Raisa Ol´kienickaja Naldi a Ol´ga Signorelli)Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, Gardone, Archivio generale.
Centro Studi Vjačeslav Ivanov, Roma, Archivio Vjačeslav Ivanov.
Fondazione Teatro alla Scala, Milano, Archivio della Biblioteca Livia Simoni.