Dati più significativi riguardano invece la sua presenza in Italia negli anni successivi. A Parigi, dove il 6 agosto 1924 è impegnato al Théâtre de l'Opéra nel Boris Godunov, nel 1925 è invitato da Arturo Toscanini a curare la regia di Kovanščina di Musorgskij al Teatro alla Scala. Lo stesso direttore d'orchestra affida in quell'occasione i costumi e le scenografie a Nikolaj Benua; direttore musicale è Ettore Panizza, direttore dell'allestimento scenico Caramba (pseudonimo dello scenografo Luigi Sapelli). L'opera – in cartellone il 1 marzo 1926 – nella traduzione italiana di Rinaldo Küfferle, riscuote il favore del pubblico e della critica:
Il successo dell'opera, delineatosi già con le quattro chiamate ai cantanti ed al maestro Panizza avute dopo il primo atto, si affermò in pieno dopo il terzo, accolto da acclamazioni generali che toccarono l'alto tono dell'ovazione. Tanto che per ben cinque volte gli artisti, sia soli che col maestro Panizza, dovettero apparire al proscenio, e due volte si presentarono pure il régisseur Sanine ed il maestro istruttore dei cori Veneziani, acclamatissimi («Corriere della Sera», 2 marzo 1926, p. 5).
Torna nel teatro milanese il 16 aprile 1927 con il Boris Godunov, diretto da Arturo Toscanini, scenografia e costumi di Nikolaj Benua, direttore dell'allestimento scenico Caramba. Nel 1929 cura la regia di Zar Saltan di Rimskij Korsakov (19 marzo 1929), scenografia e costumi di N. Benua, direttore dell'allestimento scenico Caramba. Dalla stagione del 1929 collabora anche con il Teatro Reale di Roma, dove debutta il 12 aprile con la regia di un lavoro italiano La campana sommersa di Ottorino Respighi. Anche la capitale lo accoglie con ammirazione e calore:
Un pubblico splendido sotto ogni riguardo è accorso a giudicare l'opera di Respighi. Nella sala del Teatro Reale si erano date convegno le più elevate personalità dell'aristocrazia, della politica e dell'arte. Assistevano allo spettacolo S. M. la Regina Elena, il Principe di Piemonte e la Principessa Giovanna.
Il successo è stato clamoroso, al primo e al terzo atto: meno brillante al secondo e al quarto, che però hanno pur sempre riscosso un notevole tributo di applausi. Abbiamo contato ventidue chiamate agli artisti, a Ottorino Respighi, al maestro Marinuzzi, al pittore-scenografo Benois e al régisseur Alessandro Sanine. C'è stata anche un'ovazione al dischiudersi del velario sulla scena spettacolosa della fucina fumigante e rutilante, occupata da una folla di Nani vestiti di scarlatto. L'esecuzione è sembrata a tutti – anche ai soliti denigratori – un capolavoro di buon gusto e di equiilibrio. Sorprendente la messinscena; superiore a qualsiasi elogio la concertazione e la direzione orchestrale del maestro Marinuzzi; animosi ed espertissimi i cantanti («La Tribuna», 13 aprile 1929, p. 3).
Il 4 maggio dirige la prima di Il Gobbo del Califfo di Franco Casavola, che ritorna per la sua regia anche il 18 gennaio 1930, insieme a Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Si tratta di una conferma della sua abilità:
Dello scenario e dei costumi eseguiti su bozzetti del giovane Cito di Filomanrino non possiamo dire che bene: il quadro finale è risultato opulento e luminoso. Il Filomarino possiede un senso decorativo spiccatamente moderno e non manca di vis comica. Le sue idee sono state tradotte in atto fedelmente dal régisseur Sanine, che ha saputo far muovere con disinvoltura sulla scena la folla vestita di costumi gustosamente caricaturali («La Tribuna», 7 maggio 1929, p. 4).
Il 29 marzo 1930 è nuovamente alla Scala con Boris Godunov che in questa occasione annovera tra gli interpreti Fedor Šaljapin (Boris) e Angelika Kravčenko (L'ostessa). Un mese dopo torna a Roma per la prima de Lo straniero di Pizzetti al Teatro Reale dell'Opera. Il '30 è l'anno di una lunga tournée che lo porta negli Stati Uniti dove debutta al Metropolitan-Opera di New-York. Torna a Roma a fine dicembre con Manon Lescaut di Puccini (26) e Il Crepuscolo degli Dei di Wagner (27) che contano in tutto 13 repliche.
Anche l'inizio del 1931 si presenta fitto di appuntamenti sulla scena del Teatro Reale dell'Opera, dove si succedono La dannazione di Faust di Berlioz (8 gennaio, repliche fino al 17 febbraio) con le coreografie di Ileana Leonidoff:
L'esecuzione musicale, in confronto alla singolare fantasmagoria scenica, sembra quasi assumere minore importanza: è apparsa però curata con grande amore, vera efficacia e molta intelligenza dal maestro Gabriele Santini; il quale è stato secondato a meraviglia dal maestro Andrea Morosini nella preparazione dei cori, che hanno bello spartito somma importanza e ampio sviluppo [...]. Sicura, elastica, colorita ed espressiva l'orchestra. Abbiamo già fatto cenno del coro magnifico per la parte vocale: devesi aggiungere che è stato altresì di una animazione straordinaria, sicura, brillante, nel movimento scenico: e degno della massima lode è apparso il corpo di ballo istruito e guidato con alto sentimento dell'arte da Ileana Leonidoff, perfetta altresì come danzatrice: ammirata la giovane Ada Spicchiesi, solista nei voli delle Silfidi, che sono riusciti superbamente suggestivi nella ingegnosa realizzazione.
Alla fine di ogni atto sono stati ripetutamente evocati alla ribalta gli artisti e con essi il bravo maestro Santini; anche il maestro Morosini, e Alessandro Sanin, direttore del movimento scenico, hanno avuto la loro parte di applausi ben meritati («Il Messaggero», 9 gennaio 1931, p. 8).
Il maestro Gino Marinuzzi ha concertato e diretto l'Andrea Chénier con una cura, una intelligenza e una efficacia meritevoli del massimo encomio; l'orchestra ha proceduto ottimamente; la massa corale, istruita alla perfezione dal valente maestro Andrea Morosini, e animata stupendamente nella azione scenica da Alessandro Sanin, ha magnificamente reso la vita tumultuosa del tormentato periodo rivoluzionario in cui si svolge l'azione del dramma, mentre il corpo di ballo ha recato una nota di eleganza e finezza alla danza del primo atto («Il Messaggero», 25 febbraio 1931, p. 8).
Il lavoro che consacra Sanin quale fine regista di scene di massa è la prima italiana di Sadko di Rimskij-Korsakov, svoltasi il 4 aprile 1931 (con 5 repliche e la ripresa anche nella successiva stagione, il 27 gennaio 1932): data la grandiosità dei quadri, il numero degli interpreti e la complessità della resa scenica del dramma sono rimarcate dalla critica le capacità del regista di "quest'opera prettamente russa" della quale si dimostra "prezioso animatore" («Il Messaggero», 2 aprile 1931, p. 2). Nella traduzione ritmica di Rinaldo Küfferle, con scenografie di Nikolaj Benua realizzate "su bozzetti di suo padre Alessandro" («Il Messaggero», 1 aprile 1931, p. 8), al quale appartengono anche i figurini dei costumi, e le coreografie di Ileana Leonidoff (che danza insieme a Dmitrij Rostov), Sadko è uno dei maggiori successi della stagione lirica 1930-1931 del Teatro Reale dell'Opera di Roma:
Il coro che ha parte importantissima e difficilissima, ha proceduto a meraviglia, sotto la guida del bravo Morosini; l'orchestra è apparsa omogenea, colorita, elastica, sicura e brillante; il corpo da ballo si è fatto molto onore, soprattutto nelle intricatissime evoluzioni delle danze sottomarine, ottimamente guidate da Ileana Leonidoff, che è apparsa danzatrice e coreografa di molta abilità e intelligenza. Il movimento scenico è stato stupendamente ideato e diretto da Alessandro Sanin: meraviglioso l'allestimento scenico in cui Pericle Ansaldo ha raggiunto effetti stupendi soprattutto nella trasformazione delle scene marine e sottomarine; superbi gli scenari e i costumi opera eletta di Alessandro e Nicola Benois («Il Messaggero», 5 aprile 1931, p. 8).
Il 26 aprile infine cura la regia di Carmen di Bizet (26 aprile), anch'essa coreografata e danzata da Ileana Leonidoff insieme a Dmitrij Rostov.
Torna a dirigere Šaljapin a Parigi il 20 giugno 1932 nel Boris Godunov al Théâtre National de l'Opéra-Comique con le scenografie di Aleksandr Golovin, e la partecipazione accanto al celebre cantante, di Marija Demidova, Georgij Pozemovskij e Nikolaj Lavreckij. Intensa è anche la stagione lirica romana del 1933-1934 nella quale si susseguono Lucrezia Borgia di Donizetti (26 dicembre), Andrea Chénier di Giordano (28 dicembre), Die Walküre di Wagner (10 gennaio), Aida (24 febbraio, con le coreogradie di Boris Romanov) e Simon Boccanegra di Verdi (3 marzo), Lohengrin di Wagner (10 marzo), Manon Lescaut di Puccini (4 aprile) e Carmen di Bizet (18 aprile).Sanin è protagonista alla Scala nel 1942, anno in cui si trasferisce definitivamente in Italia, con diverse regie. Il 28 febbraio, in un "teatro gremito" dove scrosciano "frequenti applausi" e si assiste a "numerose chiamate dopo ogni quadro" Sanin allestisce Thaïs di Massenet («Corriere della Sera», 1 marzo 1942, p. 2). Il 21 marzo è la volta de La Fiera di Soročincy (con un intermezzo al terzo atto, Una notte sul Monte Calvo) musicato da Musorgskij con le scenografie ideate in questa occasione da Vsevolod Nikulin e l'allestimento scenico di Nikolaj Benua. Oltre al lungo omaggio degli interpreti, la critica spende giudizi ammirati anche sugli altri protagonisti del lavoro:
Per i cori scattanti o parodistici aveva provveduto la diligente preparazione del maestro Consoli, mentre la regia veniva attentamente guidata dal Sanine. Apprezzate erano pure le scene su bozzetti di Nicoulin («Corriere della sera», 22 marzo 1942, p. 2).
L'impegno prosegue il 30 gennaio 1943 con Il Re di Giordano е Carmen di Bizet nell'allestimento scenico di Benua. Al ritorno sulla scena milanese segue quello – dopo 8 anni di assenza – al Teatro Reale dell'Opera con una serie di importanti regie: Belfagor di Respighi (27 ottobre), La vestale di Spontini (8 dicembre), Poliuto di Donizetti (13 dicembre). Il 15 gennaio 1943 torna Kovanščina con le scenografie di Benua, le coreografie di Aurel Milloss e i due interpreti che avevano accompagnato la versione del 1926: il tenore Aleksandr Veselovskij e il basso Zdanovskij. Il 23 marzo 1943 allestisce la messincena de Le Rossignol di Stravinskij, mentre nell'autunno dello stesso anno Aida (23 novembre) e Lohengrin (27 novembre).
Il 1944 si apre Mefistofele di Boito (8 gennaio, ripreso anche in agosto) con le coreografie di Miloss e le scenografie di Benua, seguito da Andrea Chénier (17 febbraio), Wally di Alfredo Catalani (1 marzo, e a settembre), La Forza del destino (11 maggio, poi in ottobre) e Otello (29 ottobre) di Verdi e si chiude con Turandot (29 dicembre) di Puccini.Un quadro del film Polikuška, per la regia di Aleksandr Sanin. Da sinistra Ivan Moskvin (Polikej), Vera Pašennaja (Аkulina).
Necrologio di Aleksandr Sanin, scritto per "La Fiera Letteraria" da Ol'ga Signorelli.