I primi viaggi in Italia risalgono agli anni Novanta dell’Ottocento: nel 1897 insieme ad un gruppo di allievi della scuola di Ažbe soggiorna a Venezia, per studiare la tecnica pittorica degli antichi; all’inizio del Novecento viaggia in Italia e Francia, si avvicina all’esperienza di Cézanne e van Gogh, dei Nabis e dei Fauves, è soprattutto molto colpito dall’opera di Matisse. Sono degli anni Dieci le sue prime personali a Brema (1911), Monaco (1912-1913) e Berlino (1914). Accanto all’astrattismo del Blaue Reiter coltiva la seduzione delle maschere africane, volti ascetici e geometrici che saranno un costante riferimento della sua ritrattistica più matura. Nel marzo 1914 viene in Italia, a Bordighera, per curarsi: sono di questo periodo numerosi paesaggi italiani (ad es. La casa gialla di Bordighera), caratterizzati da una vivida gamma colorica, l’assenza della linea nera di contorno, la pennellata meno corposa.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, come tutti i cittadini russi residenti in Germania, è costretto a lasciare il paese in 48 ore e si rifugia in Svizzera a St. Prex sulle rive del lago di Ginevra, dove rincontra Djagilev e i collaboratori dei Balletti russi – Michail Larionov, Natalija Gončarova, Igor’ Stravinskij, Leon Bakst, ma anche due ballerini conosciuti a Berlino Aleksandr Sacharov e la moglie Clotilde von der Planitz (1892–1974). È di Sacharov uno dei suoi ritratti più famosi di questo periodo: il ballerino è ripreso in una posa languida con un abito rosso dal contorno nero, che ne evidenzia solo la sagoma; il volto è abbozzato, lungo, lo sguardo ambiguo.
Il forte impatto emotivo della guerra spinge l'artista ad una più intensa spiritualità e meditazione interiore: le sue tele non hanno più i colori squillanti del periodo ligure, ma sono caratterizzate da un’incombente cupezza, una tavolozza scura, come il ritratto della pittrice Lilja Sluckaja, conosciuta nella primavera 1918 a Ascona sul lago Maggiore. Insieme a lei e ad altri emigranti russi espone nel 1920 nel padiglione russo della XII Biennale le tele Sguardo supremo, Gocce di vita, Martirio, Variazioni sul tema e Il profeta (Sibilla): le sue teste hanno ora una valenza meditativa, sacrale, di rapporto con la divinità.
Nel 1921 si trasferisce a Wiesbaden, dove inaugura una fase completamente incentrata sull’astrattismo geometrico, personale rielaborazione di Picasso e della tradizione pittorica russa delle icone, raggiungendo così una concentrazione di forme e un incupimento della scala cromatica intensamente spirituali (non a caso definisce “meditazioni” molte sue opere).
Nel 1924 insieme a Kandinskij, Paul Klee e Lionel Feininger fonda l’associazione I quattro blu (Die Blauen Vier). Dal 1929 comincia a tormentarlo quella forma acuta d'artrite delle giunture che lo costringerà ad interrompere il lavoro pittorico nel 1938. Dal 1933 le sue creazioni, definite 'arte degenerata' dal regime nazista, contribuiscono a rafforzarne l'isolamento e lo stato di meditazione interiore.
Nel 2002 al Palazzo Ducale di Genova è stata organizzata da Franco Ragazzi una grande mostra, dedicata al passaggio degli artisti russi in Liguria: Kandinsky, Vrubel', Javlensky e gli artisti russi a Genova e nelle riviere (Mazzotta ed.)
Bibliografia
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Бенуа А.Н. Мои воспоминания: В 5 кн. М.: Наука, 1993.
Jawlensky Bianconi A. Alexej von Jawlensky, espressionismo e spiritualità // Kandinskij, Vrubel’, Jawlensky e gli artisti russi a Genova e nelle riviere. Milano: Mazzotta, 2001, pp. 63–69.
Девятьярова И.Г. Мемуары Алексея Явленского в зарубежных архивах: история создания и проблемы использования // Изобразительное искусство, архитектура и искусствоведение Русского зарубежья / отв. ред. О.Л. Лейкинд. СПб.: Дмитрий Буланин, 2008. С. 167–175.
https://artrz.ru/search/%D0%AF%D0%B2%D0%BB%D0%B5%D0%BD%D1%81%D0%BA%D0%B8%D0%B9/1804787738.htm
https://www.swissinfo.ch/ita/il-disegno-nell-opera-di-jawlensky/6172832