Nel 1907, conosciuti Stanislavskij, Mejerchol'd, Vera e Fedor Komissarževskij, si avvicina al mondo del teatro, debuttando come scenografo in diversi spettacoli. Proprio un lavoro teatrale lo porta, nel 1908, a compiere il suo primo viaggio lungo in Italia. Deve realizzare le scene per Francesca da Rimini di D'Annunzio per il teatro di Vera Komissarževskaja in tournée a Mosca:
"Alla fine del mese parto per l'Italia. Mi precipiterò soprattutto nelle piccole città medievali, attirato dai miei interessi artistici dell'ultimo anno, e conto di trovarvi molte cose interessanti per la "Francesca" e penso che vorrò allontanarmi da quanto ho prodotto finora. Voglio per quanto possibile semplificare il sistema scenografico e non mi atterrò molto alle didascalie di D'Annunzio; tuttavia, semplificare molto non si può per il carattere sfarzoso della pièce" (bozza di lettera a F. F. Komissarževskij del giugno 1908).
Tra luglio e agosto di quell'anno visita Milano, Perugia, Padova, Verona, Firenze, Siena, Pisa, Orvieto, Bologna, Venezia, Assisi, Genova. Porta a termine anche una serie di dipinti e acquerelli raffiguranti vedute di Verona, Milano, Perugia, la statua del Gattamelata. Purtroppo Dobužinskij non ci ha lasciato lunghi racconti di questa sua seconda esperienza in Italia, ed è solo il viaggio del 1911 ad essere descritto con ricchi dettagli in Vospominanija ob Italii, scritti tra il 1919 e il 1920.
Il soggiorno italiano del 1911
Provenendo dalla Svizzera con un treno della notte, Dobužinskij arriva in Toscana all'alba insieme alla famiglia, attraversa velocemente Pistoia, "una piccola Firenze, con la stessa cupola rossa del duomo e il sottilissimo campanile" (Vospominanija, p. 260). A Firenze, nonostante sia presto, il sole è già caldo, è estate piena. Si fermano nella stessa pensione in cui aveva vissuto nel 1908 e dove vengono accolti come "vecchi amici". La sera, in un tram aperto, salgono sulla collina di piazzale Michelangelo, sedendo lì a lungo a godere di "cielo, cipressi e silenzio", mentre giù il centro della città è gremito di folla. L'ultimo giorno, passeggiando su una sponda del Lungarno, l'autore di tanti paesaggi, guarda i ponti: "il più vicino – Ponte delle Grazie – e il più lontano – Ponte Vecchio – con la galleria e la prospettiva dei palazzi merlati del Lungarno, tutto si disegnava in un silhouette assai incomparabile e definita sullo sfondo dei raggi del tramonto" (Vospominanija, p. 261).
Illustrazione del libro "Vospominanija ob Italii", 1922
emsu.ru/um/pict/dobuzh/dobuzh.HTM
Il giorno dopo è a Siena, anche qui accolto come una vecchia conoscenza. Vive a Palazzo Piccolomini, da dove gode la vista delle terrazze di pietra con le logge, le scale, i giardini, le mura antiche:
"ho visto tante città che hanno conservato fino ad oggi il loro aspetto medievale, ma sia a Pisa che a Orvieto, Perugia e Verona spira dal medioevo un'aria come di una grande tomba e di un freddo museo, mentre qui, a Siena, lo spirito e il profumo del medioevo vivono eterni, fusi in maniera strana e intima con la vita di oggi, e mi avvolgono tutto e mi soggiogano dolcemente" (Vospominanija, p. 262).
Dopo la visita a San Gimignano, che l'artista visita quell'anno per la prima volta, parte finalmente per Roma, a lui ancora "sconosciuta" e "promessa". Durante il tragitto, da lontano vede apparire e scomparire "una città con acquedotti e contrafforti, con buchi e archi sulle mura terribili, è Bomarzo", e poi Orvieto, altra città "fantastica", finché non scorge finalmente Roma e San Pietro, la cui cupola si staglia "gigantesca e grigia" come su una conchiglia. È notte quando giunge nella capitale, ma non resiste alla tentazione di una passeggiata per la città deserta. Attraversa da solo "mezza-Roma", da piazza Colonna a San Pietro, passando tra gli angeli del Bernini per raggiungere la "mole scura" di Castel Sant'Angelo. Il giorno seguente è la volta del Foro. Passa prima davanti al Vittoriano che lo acceca con i suoi "sconfinati marmi bianchi", sale le scale che conducono al Campidoglio e di lì al Foro Romano. Di giorno in giorno cresce la sua conoscenza della città "dai molti volti" (antica, rinascimentale, barocca, settecentesca), che tuttavia formano un tutto armonico (Vospominanija, pp. 264-267).
Dobužinskij lascia un segno della sua presenza a Roma anche in occasione dell'Esposizione internazionale del 1911, organizzata per il Cinquantenario dell'Unità d'Italia. All'interno del padiglione russo vengono esposte quattro sue opere, fra cui due bozzetti scenografici, uno per un'opera di Turgenev, l'altro per un dramma di Aleksej Remizov.Il giudizio dell'artista è condiviso anche dal critico Enrico Piceni che nel numero della rivista «Melodramma» dedicato alla messa in scena di Onegin scrive:
"(Parravicini) non ha sentito affatto i bozzetti del Doboujinski e li ha (...) realizzati piuttosto distrattamente. Questo vale soprattutto per gli esterni. (...) Le cose sono andate molto meglio per gli interni. Minuziosi i bozzetti del Doboujinski e minuziose le realizzazioni del Parravicini pur se – anche qui – un poco derussificate" (E. Piceni, Poca Russia per Onegin, «Melodramma», anno I, n. 5, p. 27).
Diversa è l'opinione di Alfredo Parente, che recensisce lo spettacolo per «Il Mattino»:
"Intonatе alla partitura e all'azione sullo stesso piano di esteriore gradevolezza, le scene di Mstislaw Dobujinski, realizzate da Camillo Parravicini con calligrafica fedeltà. Cristini [direttore di scena] ha avuto come sempre occhio attento nella direzione dell'allestimento scenico. Il lampadario della gran sala del principe Gremin (mi si perdoni questa meraviglia da bambino) che è soltanto un foglio di carta traforato, riesce di una impressionante tridimensionalità (...) L'opera, stando alle cordiali manifestazioni, non è dispiaciuta al pubblico. Alcuni pochi vi hanno trovato diletto, ma non pochi altri ne hanno ricevuto impressione radicalmente negativa. Numerose comunque le chiamate ai cantanti, e applausi non fiacchi che sempre si venivano rafforzando al comparire del maestro Serafin, al quale hanno fatto corona anche il maestro Lauro [direttore del coro] e il regista Scharoff" («Il Mattino», 18.3.1954, p. 4).
I ruoli principali dell'opera, eseguita in traduzione italiana, sono stati interpretati da Gino Bechi (Onegin), Leyla Gencer (Tat'jana), Amalia Pini (Filipp'evna), Giuseppe Campora (Lenskij), Italo Tajo (Gremin).
Tra fine agosto e inizio settembre 1954 termina l'avventura italiana di Dobužinskij, che viene raggiunto a Roma dal figlio Rostislav (1903-2000), anche lui scenografo, e insieme partono per Parigi e di lì per Londra. L'artista vive tra le due capitali europee negli ultimi tre anni di vita: i suoi ultimi lavori teatrali sono il balletto Coppelia per la compagnia di Marie Rambert a Londra nel 1956 e l'anno seguente le Danze polovtsiane per la stessa compagnia in tournée al Teatro Colon di Buenos Aires. Nell'ottobre 1957 parte per New York, dove muore un mese dopo in casa del figlio Vsevolod (1905-1998). È stato sepolto insieme alla moglie nel cimitero russo di Sainte-Geneviève-des-Bois a Parigi.
L'arte di Dobužinskij ha avuto una notevole influenza sull'opera dei futuristi italiani, in particolar modo su Boccioni: l'affinità iconografica che lega il celebre Uomo con gli occhiali (1905-1906) di Dobužinskij con alcune tele dell'artista italiano, fra cui i ritratti di uno scultore (1907) e della Signora Massimino (1908), è stata rilevata da studiosi fra cui Rosci e De Michelis, anche se entrambi escludono una diretta conoscenza fra i due artisti.
Pubblicazioni
M. V. Dobužinskij, Vospominanija ob Italii, Peterburg, Akvilon, 1923.
M. V. Dobužinskij, Vospominanija, a cura di G. I. Čugunov, Moskva, Nauka, 1987.
M. V. Dobužinskij, Pis'ma, a cura di G. I. Čugunov, Sankt Peterburg, Izd. Dmitrij Bulanin, 2001.
A. N. Benua-M. V. Dobužinskij, Perepiska (1903-1957), a cura di I. I. Vydrin, Sankt Peterburg, Sad iskusstva, 2003.
Bibliografia
T. Bajkova Poggi, La "Francesca da Rimini" per la regia dell'ideatore di un nuovo tipo di monodramma, in G. Dell'Agata, C. G. De Michelis, P. Marchesani (a cura di), D'Annunzio nelle culture dei paesi slavi, Venezia, Marsilio, 1979, pp. 51-62.
G. Caravelli, M. V. Dobužinskij e il suo viaggio in Italia, in L'est europeo e l'Italia, studi in onore di Piero Cazzola, a cura di E. Kanceff e L. Banjanin, Moncalieri, CIRVI, 1995, pp. 469-480.
G. I. Čugunov (a cura di), Vospominanija o Dobužinskom, Sankt Peterburg, Akademičeskij proekt, 1997.
G. I. Čugunov, M. V. Dobužinskij, Leningrad, Chudožnik RSFSR, 1984.
C. G. De Michelis, I contatti politico-culturali tra futuristi italiani e Russia, in Futurismo, Cultura e Politica, a cura di R. De Felice, Torino, Fondazione Gianni Agnelli, 1988.
G. Grandi, Scenografia russa, "Il Convegno", IV (1923), nn. 4-5-6.
O. Lejkind, D. Severjuchin, Chudožniki russkoj emigracii, Peterburg, Izd. Černyševa, 1994, pp. 190-193.
Pis'ma Michaila Čechova Mstislavu Dobužinskomu (gody emigracii, 1938-1951), a cura di L. Bjukling, Helsinki, Helsinki University Press, 1992.
M. Rosci, Dobužinskij e Boccioni, in Mir Iskusstva. La cultura figurativa, letteraria e musicale nel simbolismo russo, Roma, edizioni e/o, 1984, pp. 96-99.
Link interessanti
http://bibliotekar.ru/kDobuzh/19.htm
http://www.rusmuseum.ru/eng/exhib/lenta/exhibition2009/mstislav_dobuzhinsky/
emsu.ru/um/pict/dobuzh/dobuzh.HTM
http://www.abcgallery.com/D/dobuzhinsky/dobuzhinsky.html
Fonti archivistiche
RNB OR, f. 1165, Cvetkov, n. 396, M. Dobužinskij, Zapisnye knižki (4).
Centro Studi Vjačeslav Ivanov, Roma, Archivio di Andrej Beloborodov, Lettere (29) di M. V. Dobužinskij ad Andrej Beloborodov.
Nella immagine in alto Autoritratto dell'artista, http://www.biografija.ru/
Matteo Bertelé, Giuseppina Giuliano
Scheda aggiornata al 20 maggio 2020
M. V. Dobužinskij, Roma. Il Palatino, Rovine del palazzo di Settimio Severo, 1911
http://pinakotheke.artinfo.ru/default_eng.asp
L'artista in una foto degli anni '30. http://www.rulex.ru/
M. V. Dobužinskij, Sulla Neva a San Pietroburgo, olio su tela, 1933
http://www.artnet.com/PDB/PublicLotDetails.aspx?lot_id=425845283&print=1
M. V. Dobužinskij, Autoritratto, 1910. Gouache, acquarello
emsu.ru/um/pict/dobuzh/dobuzh.HTM
Boris Grigor'ev, Ritratto di M. V. Dobužinskij, 1917
http://www.art-in-exile.com/forums/photopost/showphoto.php?photo=145