Nel 1911 termina con la medaglia d'oro il ginnasio femminile della principessa S. N. Golicyna a Mosca e nello stesso anno comincia a frequentare i corsi della Facoltà di filosofia dell'Istituto superiore femminile. Nell'estate 1912 assiste alle lezioni di filosofia di Rickert e a quelle di matematica di Schefter all'Università di Friburgo. In Germania entra in contatto con un gruppo di neokantiani russi; con alcuni di loro (innanzitutto S. I. Gessen e F. A. Stepun) intratterrà rapporti di amicizia e scambi epistolari per tutta la vita. Come nota Dmitrij Vjačeslavovič Ivanov nel suo necrologio,
"Ol'ga Aleksandrovna tuttavia non condivideva le posizioni filosofiche dei suoi amici di Friburgo e poi di Mosca. E in generale il mondo filosofico che la circondava le era estraneo. I suoi maestri erano Platone, Agostino e Michelangelo, perché l'arte era per lei, così come la speculazione filosofica, un gradino necessario alla conoscenza" (V. I. Ivanov, Sobranie sočinenij, III, p. 688).
Nel 1916 discute una tesi di laurea sulla gnoseologia di Fichte. Tra il 1918 e il 1922 tiene lezioni di storia dell'arte alla "università popolare" del Narkompros (Komissariat narodnogo prosveščenija) per il corpo ufficiali dell'esercito sovietico; tra il 1923 e il 1926 tiene lezioni all'Accademia statale di scienze artistiche (Gosudarstvennaja Akademija Chudožestvennych Nauk, in cui secondo alcune fonti era entrata già nel 1921) su Michelangelo, sulla "psicologia dell'attore", su "spazio e tempo nelle arti figurative".
Nell'estate 1924 incontra più volte a Mosca Vjač. Ivanov, che sta per lasciare per sempre l'URSS. Il giorno prima della partenza, il 27 agosto 1924, il poeta le regala il suo libro Po zvezdam con la dedica: "Alla mia cara amica, autrice di un entusiasmante studio su Michelangelo, severa e sagace, che condivide con me opinioni e pensieri". Ivanov le affida la cura per la pubblicazione dei suoi libri, per la salvaguardia dei suoi diritti d'autore e delle sue proprietà, nonché per i rapporti con la Commissione per il miglioramento della vita degli studiosi (Central'naja komissija po ulučšeniju byta učenych) e con il Narkompros.Ivanov scrive con ironia, e autoironia, di questi due saggi in alcuni epigrammi scherzosi a lei indirizzati e in una lettera al prof. dell'Università di Oxford S. K. Konovalov del 24 giugno 1946 dice:
"la mia vita, la mia opera e il mio pensiero sono descritti nel loro sviluppo con più pienezza e compenetrazione che altrove nel lungo studio monografico scritto da O. Deschartes".
Alla domanda di Konovalov su un possibile autore per la prefazione alla raccolta delle sue opere Ivanov risponde:
"Per quel che riguarda il saggio introduttivo su di me ("life, works, thought") anche questa richiesta è pienamente soddisfatta dal numero della rivista «Il Convegno» con il lungo studio scritto da O. Deschartes e intitolato Cenni biografici, in cui vengono descritti con pienezza e compenetrazione nel loro sviluppo la mia vita, la mia opera e il mio pensiero. (...) Non sono autorizzato a rivelare chi si nasconda dietro lo pseudonimo di Deschartes; mi limiterò a dire che è un amico russo che vive oggi in Italia e conosce come nessun altro la mia vita e i miei scritti. Non posso dire lo stesso dei miei amici, il grande Faddej Francevič Zelinskij e Fedor Avgustinovič Stepun, che vive a Dresda: loro (come anche lo stimatissimo Vl. Weidle e il poeta Goleniščev-Kutuzov, che si è perso chissà dove in Iugoslavia) non conoscono abbastanza la mia vita e il mio volto che si cela alle persone".
Konovalov aveva intenzione di commissionare ad O. Šor un lungo articolo su Ivanov come introduzione alla traduzione inglese del libro Dostoevskij. Mif-tragedija-mistika (lettera di Konovalov a Ivanov del 29 agosto 1946); in seguito l'edizione inglese è accompagnata solo da una breve introduzione di M. Bowra.
Il progetto di Konovalov di pubblicare in Inghilterra una serie di libri di Ivanov non si realizza, ma sulle pagine del giornale da lui fondato «Oxford Slavonic Papers» escono due pubblicazioni di O. Šor che introducono all'opera del poeta e anticipano la comparsa del suo ultimo libro di poesie Svet večernij (la sesta parte del libro, Sonety, è pubblicata nel 1954 in «Oxford Slavonic Papers V», pp. 59-80; la III parte nel 1957 in «Oxford Slavonic Papers VII», pp. 64-82).La seconda delle due pubblicazioni (Être et Mémoire...) è accompagnata da una nota dell'editore:
«This analysis and exposition of the philosophical ideas which underlie and find expression in V. Ivanov's poetry is from the pen of one who shares his beliefs and is exceptionally qualified to act as an interpreter of his exotic doctrines. It is published here as a document in its own right which, it is thought, may serve as an illuminating commentary on the poetry in the preceding pages. Ed.».
La pubblicazione di Svet večernij nel 1962 presso la casa editrice di Oxford Clarendon Press è il coronamento della collaborazione ultra-decennale tra Konovalov e Ivanov ed è l'unico libro di uno scrittore russo in lingua russa che abbia visto la luce nel XX secolo a Oxford (si veda la reazione negativa di Anna Achmatova a questa circostanza). La composizione del libro, la redazione delle singole poesie e le note erano stati a lungo discussi e pensati dal poeta insieme ad O. Šor negli ultimi dieci anni di vita.
Negli anni ‘60 O. Šor stringe rapporti con Roman Gul', editore del newyorkese «Novyj žurnal». Grazie a lui nella rivista vengono pubblicate opere di scrittori e critici d'arte russi residenti in Italia, nonché singole opere in prosa e poesia di Ivanov. Mentre non hanno successo le sue trattative con B. A. Filippov e G. P. Struve per una edizione delle opere di Ivanov. Nell'autunno 1969 la casa editrice cattolica russa di Bruxelles "Žizn' s Bogom" accetta la proposta di pubblicare una raccolta di opere del poeta in 6 o 7 volumi (lettera di O. Šor a Struve del 20 luglio 1979) e O. Šor progetta la composizione dei volumi; in collaborazione con Dmitrij Ivanov pubblica e commenta i primi tre tomi (1971-1979).Negli anni ‘30 per guadagnare O. Šor lavora come guida professionista; così la ricorda Boris Filippov, viaggiatore russo nella città eterna:
"Non penso che i migliori conoscitori di Roma siano penetrati così intimamente in ogni antica pietra della Città, come con tutta l'anima è divenuta intima di ogni sacra reliquia di Roma e dell'Europa Ol'ga Aleksandrovna (...) Le sono debitore non solo di racconti sommessamente sussurrati (mormorati quasi come un'antica e misteriosa saga), sempre straordinariamente eruditi e ricchi di avvenimenti, ma anche di artistiche, antiche leggende e novellette del Quattrocento su affreschi e mosaici, su fontane e templi, sugli antichi fori e i palazzi del suntuoso, ma contenuto barocco romano. Un frammento delle antiche mura etrusche di Roma – ed ecco, oltre alla tecnica della loro costruzione, una novella storica... Né Vasari, né le "Immagini d'Italia" del talentuoso Muratov, né gli aneddoti di Boccaccio sui pittori e i mosaicisti del Trecento mi hanno introdotto nel cuore della Grande Roma, come questi racconti di Ol'ga Aleksandrovna Šor" (Pamjati O. A. Šor, "Novoe russkoe slovo", 28 nov. 1982).
O. Šor è sepolta nel cimitero romano di Testaccio nella tomba della famiglia Ivanov. Il suo archivio è conservato presso il Centro studi Vjačeslav Ivanov a Roma. Il suo carteggio con il poeta e quello con Ol'ga Signorelli sono stati in parte pubblicati in Archivio russo-italiano III, Salerno 2001.