La Casa d'Arte Bragaglia, una galleria d'arte indipendente composta di quattro camere, un salone e un corridoio, viene fondata dai fratelli Anton Giulio e Carlo Ludovico Bragaglia alla fine del 1918 in via Condotti 21. Vi si organizzano esposizioni pittoriche di amici, soprattutto dell'ambiente futurista; vi si tengono dibattiti e conferenze; si pubblicano libri e riviste (oltre a "Cronache d'attualità", "Index" e il "Bollettino della Casa d'Arte Bragaglia"). L'attività espositiva della Casa d'Arte dura fino al giugno 1921 e ospita in questo periodo più di settanta mostre: Giacomo Balla (ottobre 1918), Giorgio de Chirico (febbraio 1919), Sironi (1919), Evola e i dadaisti, Klimt e Schiele (1920),
Zadkin (1921) e moltissimi altri.
Tra gli artisti russi che espongono ricordiamo Elena Al´brecht von Brandenburg, Enrico Glicenstejn, Vsevolod Subbotin, Filipp Gozjason, Voldemar Boberman, Lev Zak, Simon Fiks. Economicamente sostenuta dallo studio fotografico dei fratelli Bragaglia, sito sempre in via Condotti, sceglie gli artisti da esporre senza sottostare a regole o programmi rigidi, ma rispondendo a scelte personali dei Bragaglia, aperti al confronto con artisti diversi e di tutti i paesi. Il 'fracasso' futurista nei locali della Casa d'Arte esaspera gli abitanti di via Condotti, i fratelli Bragaglia sono sfrattati e costretti a rifugiarsi nel 1921 in un'altra sede, nelle grandi cantine di Palazzo Tittoni in via Rasella, che comprendono anche i locali delle Terme di Settimio Severo; la galleria si amplia fino a via degli Avignonesi ed è ora composta da tre sale ben distinte, una dedicata alla pittura dell'Ottocento, le altre alla pittura contemporanea.
È qui che Anton Giulio decise di fondare il
Teatro degli Indipendenti, che metterà in scena importanti spettacoli; si ricordano, tra gli altri, l'opera di Pirandello
L'uomo dal fiore in bocca, là rappresentata per la prima volta, e
La veglia dei lestofanti, ossia
L'opera da tre soldi di Bertolt Brecht (8 marzo 1930); nei successivi dieci anni di attività vengono messe in scena opere di Alvaro, Vergani, Soffici, Marinetti, Bacchelli, Svevo, Campanile, fra gli stranieri Shaw, Laforgue, Mann, ecc. Sui tavolini delle "Grotte" di via degli Avignonesi il ventunenne Alberto Moravia scrive
Gli indifferenti (1929).
Anche nella nuova sede continuano regolari e frequenti le esposizioni d'arte: Böcklin, Prampolini, Rosai, Boccioni (1922), Campigli, Sant'Elia, Pannaggi (1923), Donghi e Bartolini (1924), de Pisis e (1925); Socrate, Ceracchini, Di Cocco, Trifoglio, Ferrazzi vi espongono più volte; Trombadori e Francalancia sono frequentatori abituali. Significativa è l'esposizione del 1929, in cui sono messi a confronto pittori legati all'impressionismo, pittori del "realismo magico" (Donghi, Francalancia, Oppo, Socrate, Trombadori) e il gruppo dei giovani dell'espressionismo: Mafai, Mazzacurati, Scipione, Raphael (cfr. M. Verdone,
I fratelli Bragaglia, Roma 1991). Nel 1932 la galleria si trasferisce nella sede di piazza Mignanelli, dove rimarrà per circa altri vent'anni, ospitando duecento mostre e prendendo il nome di Bragaglia.
Nella sede della Casa d'Arte Bragaglia in Via degli Avignonesi, frequentata da tutti gli artisti russi di passaggio a Roma, nel 1925 viene organizzata una mostra di
Grigorij Šiltjan e nel 1929 di
Pavel Mansurov, che espone per la prima volta in Italia le sue opere.
Giunto a Roma dalla Russia, in cui non intende più ritornare, Mansurov è accolto da Ol'ga Resnevič che lo mette in contatto con i fratelli Bragaglia. Questi organizzano un'esposizione delle sue opere, la 157 esposizione della Casa d'Arte Bragaglia dall'8 al 20 aprile 1929, così segnalata dalla stampa dell'epoca:
Si è inaugurata ieri da Bragaglia una originale mostra d'avanguardia del pittore russo Paolo Mansurov di Leningrado. La mostra resterà aperta fino al 20 aprile ed è visitabile dalle 13 alle 20 e negli orari del circolo e del teatro («Il Tevere», 9 aprile 1929, p. 3).