Nel 1921 si stabilisce in Italia, inizialmente a Firenze, ha modo di esporre alcuni suoi lavori al Club Lyceum e di frequentare gli artisti connazionali Filipp Goziason e Lev Zak. Diretto in Germania per far visita alla famiglia, nel frattempo trasferitasi a Berlino, incontra a Vienna nuovamente Šiltjan, che, nelle sue memorie, ricorda l'entusiasmo di Boberman per l'Italia:
Mi fece vedere i ritagli di giornale e mi raccontò dell'interesse che il pubblico italiano mostrava alla pittura, delle interminabili discussioni dei pittori nei caffè di Firenze, che finivano alle volte anche a bastonate, come accadeva nei nostri caffé a Tiflis (Sciltian 1963, pp. 225-226).
A Berlino i Boberman ospitano Carlo Ludovico Bragaglia, introducendolo nel vivace ambiente artistico della città e presentandogli alcuni artisti locali. Di ritorno in Italia, Boberman collabora con la Casa d'Arte Bragaglia, prima con una mostra personale allestita nell'aprile del 1921 nella sede storica in via Condotti, quindi con diverse illustrazioni, principalmente xilografie, eseguite per alcuni numeri del 1921 e 1922 della rivista «Cronache d'attualità», edita sempre dai fratelli Bragaglia. Nel 1923 abbandona definitivamente l'Italia per ricongiungersi con la famiglia a Berlino. Qui incontra al "Romanisches Cafè" Pavel Čeliščev, Zak e Goziason, coi quali apre uno studio sulla Motzstrasse, e lavora come scenografo per i balletti del Russkij romantičeskij teatr (Teatro romantico russo), fondato da Boris Romanov, col quale nel 1924 si reca in tournée a Parigi, decidendo di restarvi.
A Parigi si dedica principalmente alla pittura da cavalletto; influenzato dall'opera di Eugène Boudin e Johan Barthold Jongkind, si specializza in vedute di carattere impressionista di città da lui amate (Venezia, Roma, Firenze, Londra, Parigi, Amsterdam), ma esegue anche nature morte e nudi. A partire dalla seconda metà degli anni Venti partecipa a numerose mostre collettive (nel 1924 a Düsseldorf, dal 1924 al "Salon d'Automne", dal 1926 al 1929 al "Salon des Indépendants", e negli anni Trenta al "Salon des Tuileries"). Allestisce inoltre mostre personali a Parigi, nelle gallerie Girard (1933), Boucher (1936) e Schoeller (gennaio 1939, cfr. «Beaux-arts», 13/1/1939, n. 315, p. 3), a Londra (1938-1939) e a New York (1946-1949). Pur vivendo principalmente di pittura, continua ad occuparsi di scenografia, di disegno su tessuti (un suo arazzo è conservato alla Scala di Milano), di arredamento (disegnando alcuni mobili insieme a Jacques Mottheau) e di arti applicate, lavorando in questo ambito spesso in coppia con la moglie, Dusja Ryss Boberman. Trascorre gli ultimi anni della sua vita in Spagna.Senza titolo. Olio su tela, 72 x 50 cm.
http://gallery97telaviv.com/gallery/Voldemar_Boberman-Two_Women.html
Paesaggio. Olio su tela, 30 x 40 cm.