Osip Aronovič Zadkin è figlio di un ebreo convertito, insegnante di greco e latino al Seminario di Smolensk, Aron Zadkin, e di Sofija Lester, discendente da olandesi trasferitisi in Russia all'epoca di Pietro il Grande.
Negli anni 1900-1904 insieme a Marc Chagall studia a Vitebsk, successivamente a Londra e Parigi. Nel 1911 per la prima volta espone le proprie sculture al Salone degli Indipendenti e al Salone d’Autunno; nel 1912-1914 frequenta con regolarità i corsi dell’Académie Marie Vassilieff, il salone della baronessa di Oettingen, il caffè La Rotonda; qui stringe amicizia con Guillaume Apollinaire, Blaise Cendrars, Amedeo Modigliani, Picasso, Leopold Survage, Konstantin Brancusi, Il’ja Erenburg, Aleksandr Archipenko ed altri; sotto la suggestione dei poeti amici comincia a scrivere anche versi e prose; è affascinato dall’espressività della scultura del XIX secolo (soprattutto Rodin) e inventa un proprio linguaggio emozionale-drammatico, geometrico e cubista. Nel 1920 organizza la sua prima personale nel suo studio in Rue Rousselet, 35 (sculture, acquarelli, gouaches). Nell’agosto dello stesso anno sposa l’artista Valentina Prax (1897–1981), nel 1921 ottiene la cittadinanza francese.
In Italia Zadkin viene nel gennaio 1921: presenta alla Casa d’Arte Bragaglia alcuni disegni, acquarelli, incisioni e xilografie, che riscuotono il plauso della critica. Lo stesso anno la rivista “Valori Plastici” pubblica la prima monografia su di lui, opera del critico francese Maurice Raynal.
Alla fine degli anni Venti l’artista ha già conquistato il mondo dell’arte, si tengono esposizioni delle sue opere in Europa e America. Alla XIII Biennale (1928) presenta a Venezia due sculture: un ligneo Suonatore di fisarmonica e un bronzeo Arlecchino; alla XIV Biennale (1932) gli viene dedicata una sala personale, dove sono esposti 8 gouaches in bianco e nero e 15 sculture, tra cui Orfeo e Maternità (in legno), Le menadi e I musicisti (in bronzo) e Ragazza con uccello (in marmo).
Insediatosi definitivamente a Parigi negli anni Trenta prende parte a molte iniziative degli esuli russi: agli incontri del gruppo legato alla rivista “Čisla”, all’esposizioni nelle gallerie private L’Époque (1931, 1932) e La Renaissance (1932). Elabora un proprio stile personale, caratterizzato sia dalla fusione di cubismo e espressionismo con elementi dell’arte primitiva, sia dalla commistione di materiali diversi (marmo, cristallo, legno, madreperla ecc.)
Nel 1939 fugge dalla Francia che sta per essere occupata dal Terzo Reich e si stabilisce a New-York. Ritorna a Parigi nel 1945 e comincia ad insegnare all’Académie de la Grande Chaumière. Alla XXV Biennale a Venezia nel 1950 è premiato per il modellino del monumento “Rotterdam distrutta” (che sarà inaugurato nel 1953).
Insieme ad altri famosi scultori nel 1962 partecipa alla mostra Sculture nella città, organizzata da Giovanni Carandente nell’ambito del V Festival dei Due Mondi a Spoleto; presenta tre sculture Orphée (in gesso, 1949), Arlequin hurlant (in gesso, 1956) e La poétesse (in bronzo, 1962).
Dopo la sua morte nella casa di rue d’Assas, dove viveva dal 1928, è stato aperto il Musée Zadkine che riunisce una ricca collezione della sue opere.
Pubblicazioni
Zadkine O. Ma sculpture // Civiltà delle macchine (Romа). 1963. № 1. P. 43–45.
Ricordi della mia vita, trad. e disegni di Orfeo Tamburi. Verona: Edizioni d’Arte Guelfi, 1974.
Fonti archivistiche
Galleria Nazionale d'Arte moderna, Roma. Fondo Valori Plastici; Archivio bio-iconografico.
Bibliografia
Raynal M. Ossip Zadkine // Valori plastici. 1921. № 3. P. 68–70.
Raynal M. Ossip Zadkine. Rome: Editions de Valori plastici, 1921.
Nebbia U. La Diciottesima Biennale. Gli altri padiglioni: Olanda, Belgio, America, Spagna, Ungheria, Inghilterra, Francia, U.R.S.S. // Emporium 1932. Vol. LXXV. № 450. P. 409-432.
M. Seuphor, La sculpture de ce siècle, Neuchatel, Editions du Griffon, 1959.
Dictionnaire de la sculpture moderne, Paris, Hazan, 1960.
Jianou I. Ossip Zadkine: 25 sculture, 10 disegni (16 maggio – 15 giugno 1967). Catalogo. Milano: Galleria Stendhal, 1967.
Cogniat R.O. Zadkine: prima personale italiana (15 febbraio – 18 marzo 1965). Torino: Dantesca galleria d’arte, 1965.
Ossip Zadkine: 15 febbraio – 22 marzo 1972. Roma: L’Arco studio internazionale d’arte grafica, 1972.
Prax V. Avec Zadkine: Souvenirs de notre vie. Lausanne; Paris: La Bibliothèque des Arts, 1973.
Шатских А. Осип Цадкин (1890–1967) // Евреи в культуре русского зарубежья / сост. и изд. М. Пархомовский. Иерусалим, 1996. Т. 5. С. 345–352.
Русское присутствие в Италии в первой половине ХХ века : энциклопедия / ред.-сост. А. д’Амелия, Д. Рицци. М. : Политическая энциклопедия, 2019.
Link
https://artrz.ru/menu/1804660060/1804787218.html
http://www.treccani.it/enciclopedia/ossip-zadkine/
http://www.treccani.it/enciclopedia/ossip-zadkine_%28Enciclopedia-Italiana%29/
https://www.russinitalia.it/artisti.php?id=36