Russi in Italia

Zinaida Nikolaevna Gippius


Luogo e data di nascita: Belev (Tul'skaja gubernija), 8 (20 novembre 1869
Luogo e data di morte: Parigi, 9 settembre 1945
Professione: poeta, scrittrice, critico letterario

È una delle più rappresentative figure femminili dell'intelligencija russa di fine ‘800 e inizio ‘900. Moglie di Dmitrij Merežkovskij dal 1899. Insieme al marito fa diversi viaggi in Italia sia prima che durante il periodo dell'emigrazione.
Il 1 marzo 1896 sono a Paestum, di cui ricorda la schiuma del mare e il tempio di Nettuno. Nello stesso soggiorno ripercorrono un lungo itinerario legato alla figura di Leonardo da Vinci, sul quale Merežkovskij stava in quel periodo preparando un libro, che li spinge a ripetere due volte il viaggio fatto in passato da Leonardo insieme a Francesco I. Vanno a Firenze, Vinci, Faenza. Il 20 aprile sono a Forlì, nella cui pinacoteca ammira il ritratto di Caterina Sforza, opera di Lorenzo di Credi; è poi la volta di Cesena e San Marino, ovunque li segue il “chiasso” che gli italiani fanno in strada; il 23 aprile sono a Rimini, che fa una piacevole impressione alla scrittrice, anche se “di Francesca, qui, non si sente più parlare”. Visitano Pesaro, Urbino, che ha la “forma di una sella”, e Senigallia; a Ravenna gli “incomparabili mosaici” la strappano “per un minuto alla monotonia del Rinascimento” (Ital'janskij dnevnik 1896 goda), quindi si recano a Mantova, Pavia e Milano, dove ammirano l’affresco di Leonardo dell'Ultima cena.
Il successivo viaggio in Italia avviene nella primavera 1898: i coniugi trascorrono un periodo a Roma e un mese a Taormina, risiedendo a villa Guardiola. Sono nuovamente nella capitale nel dicembre 1899, ritornano a Taormina, Siracusa e Agrigento nel gennaio 1900. Di lì si recano a Firenze, da dove partono per la Germania.


Z. Gippius all'inizio del XX secolo
http://feb-web.ru/feb/esenin/chronics/el1/El1-641-.htm

A parte una giornata trascorsa a San Remo nel 1913, ospiti di Boris Savinkov e della moglie a Villa Vera, quartier generale dei socialisti rivoluzionari, rivedranno l’Italia solo molti anni dopo, quando già saranno emigrati in Francia.
Dopo la rivoluzione d’ottobre nel 1917 si rifugia insieme al marito a Varsavia e successivamente a Parigi

Nella speranza che Mussolini aiuti Merežkovskij a pubblicare in versione italiana alcuni suoi libri sono a Roma nel novembre 1934 e vi rimangono fino all'inizio dell’anno successivo. Su invito del duce e grazie ad un sussidio concesso a Merežkovskij perché porti a termine le sue ricerche su Dante, i due coniugi trascorrono un lungo periodo in Italia dalla primavera a novembre del 1936. Nel secondo Diario italiano (Ital'janskij dnevnik) Gippius descrive il piacere di questo nuovo soggiorno: "sarebbe troppo lungo scrivere della vita che facciamo qui, perfino senza parlare dell'incanto di Roma in quanto tale e della dolcezza delle passeggiate mattutine per villa Borghese, ma solo delle persone di qui, degli incontri con loro" (5.5.1936). A Roma si incontrano con Vjačeslav Ivanov, Tat'jana L'vovna Tolstaja, Andrej Beloborodov, Tat'jana Varšer, la principessa Marija-Roza Radziwill e, tra gli italiani, E. Lo Gatto, il duca Giovanni di Cesarò (1878-1940), marito di Varvara Antonelli, e il teologo Ernesto Buonaiuti (1881-1946). In particolare, passano ogni giorno lunghe ore seduti a parlare in casa di Ivanov, che abitava all'epoca in via Monte Tarpeo (L. Ivanova, Vospominanija, pp. 241-244).

Z. Gippius è molto scettica sulla reale possibilità che Mussolini aiuti il marito. Gode, tuttavia, pienamente della bellezza di Roma, delle passeggiate serali in mezzo alla folla giubilante per la conquista dell'Etiopia:

"Questa folla, innanzitutto, non fa paura; dà solo "fastidio" (...) Strano a dirsi, ma l'atmosfera e i visi delle persone mi ricordano in qualche modo il Febbraio del 1917 a San Pietroburgo. (...) Comunque per qualche motivo negli occhi della gente c'era gioia ed entusiasmo comune. I motivi di quel lontano Febbraio e di questo maggio sono diversi, ma c'è la stessa gioia, lo stesso entusiasmo, qualcosa che sa di "sogno" (...) sì, è un Febbraio, ma un Febbraio altrui" (Ital'janskij dnevnik, 9.5.1936).

Per gli studi del marito, si spostano a Firenze, dove vivono nella pensione Piccioli, e a Roncigliano, alla pensione Sorgente Roveta. Del capoluogo toscano la poetessa scrive:

"Dopo la confusione e il tramestio di Roma, dopo essere stati circondati da "amici" e "ammiratori", qui tutto è silenzioso, noioso e provinciale. Anche le persone, russe e italiane, sembrano "ammuffite", "semimorte". (...) Firenze di per sé non è paragonabile a Roma, è carina a modo suo. È piena di fiori" (Ital'janskij dnevnik, 21.5.1936).

La tristezza che le trasmette Firenze, però, è forse solo un riflesso della sua condizione interiore:

«Je suis triste, triste... Je ne reconnais plus Florence quoique je ne doute pas qu'elle reste la même: c'est à travers le voile noir dont mon âme est enveloppée que je la vois si mal. Peut-être aussi est-elle éteinte après la beauté pénétrante du Rome printanier. Trop de choses corroborent à mes tristesses indicibles" (lettera a Greta Gerelle del 13.5.1936).

A Firenze intrattengono rapporti con la famiglia del pittore Nikolaj Lochov, con il giornalista Enrico Barfucci (1889-1966) e con lo storico del Medioevo Nikolaj Ottokar. Conoscono inoltre Publio Raphis, un monaco francescano ammiratore di Vladimir Solov’ev e somigliante “ad Andrej Belyj” e una misteriosa signorina olandese, m-lle Van Oldenburg. A parte il mese trascorso a Roma per incontrare il Duce tra fine aprile e metà giugno, restano tra Firenze e Roncigliano fino a novembre, per poi tornare a Parigi ripassando dalla capitale: “qui tutto è cambiato ed così diverso da prima come la primavera dall'autunno” (Ital'janskij dnevnik, 9.11.1936).

I due coniugi tornano in Italia nel giugno 1937, quando la famiglia Ivanov trova loro una sistemazione estiva a Rocca di Papa, dove Merežkovskij può lavorare in tranquillità. Qui un milionario romano, ammiratore del libro dello scrittore su Leonardo, promette di farli vivere nella sua villa gratis, salvo poi chiedere loro 3.000 lire di spese. Gippius definisce la villa “la nostra dacia”, passano il tempo per lo più da soli, a parte le visite di Vjačeslav Ivanov e Ol'ga Šor. Ad ottobre tornano a Roma e trascorrono l’ultima domenica del soggiorno in Italia da Ivanov:

"ecco la magica scala del Campidoglio. La lupa non si vede. Dorme. Mi sembra che l'abbiano spostata dal fitto giardino di sinistra a quello di destra. Lì c'è anche una grotta. Marco Aurelio si staglia nel cielo del crepuscolo. Quanta grandezza nella sua quiete! Con il solo gesto della mano: Pax, pace...».

Descrive il tragitto che li porta a piedi a casa del poeta: Marco Aurelio, un vicolo, la rupe, il portone di Ivanov e da una piazzola la vista sul Foro Romano, più in là il Colosseo, tutto avvolto dal color arancio del tramonto e dal suono delle campane. L'atmosfera della "rupe" sulla quale vive Ivanov le ricorda la Torre del poeta a Pietroburgo. Le sembra di essere tornata trent'anni indietro nel tempo. Di nuovo intellettuali "veri" che discutono di poesia e versificazione. Tutto ciò le ispira un sentimento quasi di invidia, perché "quelli che vivono sulla rupe Tarpea sono più felici di molti di noi. Hanno un giardino, "un paradiso terrestre", e musica, libri e lavoro scientifico, versi e le Ave Maria del Foro romano" (Poet i Tarpejskaja skala, pp. 371-373). Le ultime righe di Ital'janskij dnevnik descrivono lo stato animo della scrittrice che sta per lasciare per sempre Roma:

"Tra 4 giorni, il 20, abbiamo preso i biglietti per Parigi. Oh, quanto poca voglia ho di lasciare questo sole, "tutta Roma" e il balcone dal quale scrivo" (16.10.1937).
Persa ormai ogni speranza in un nuovo incontro e ulteriore appoggio da parte di Mussolini, ripartono per la Francia a malincuore. A Parigi Gippius vivrà il resto della sua esistenza anche dopo la morte del marito (1941), dal quale non si era mai separata per 52 anni.

Pubblicazioni (relative al periodo dell'emigrazione)
Stichi. Dnevnik. 1911-1921, Berlin 1922.
Živye lica, Praga 1925.
Sijanie, Paris 1939.
Dmitrij Merežkovskij, Paris 1951.
Vospominanija, Tbilisi 1991.
Poet i Tarpejskaja skala, in L. Ivanova, Vospominanija, Moskva 1992, pp. 371-373.
Ital'janskij dnevnik, a cura di A. I. Serkov, «Novoe Literaturnoe Obozrenie», 1997, n. 27, pp. 237-251.
Avtobiografičeskaja zametka, in Russkaja literatura ХХ veka 1890-1910, a cura di S. A. Vengerov, t. I, Мoskva 2000, pp. 171-175.

Opere tradotte in italiano
Diari pietroburghesi 1914-1919: (dal 1914 al 1917), a cura di D. Di Sora, Roma, Biblioteca del vascello, 1993.
L'eterno femminino, a cura di D. Di Sora, Roma, Biblioteca del Vascello, 1993.



Luna, a cura di R. Vergombello, Milano, Tranchida, 1995.
Passioni umane, a cura di G. Spendel, Milano, Tranchida, 1995.
L'anello verde: dramma in quattro atti, a cura di A. Zavadlov, Torino, L'Harmattan Italia, 2007.

Fonti archivistiche

Centro Studi Vjačeslav Ivanov, Roma, Archivio Vjačeslav Ivanov

Centro Studi Vjačeslav Ivanov, Roma, Archivio Andrej Beloborodov

IRLI RAN OR, fond 39, n. 1187, S. N. Gippius, Ital'janskij dnevnik 1896 g. 


Bibliografia
T. Pachmuss, Intellect and Ideas in Action: Selected Correspondence of Zinaida Hippius, München 1972.

N.I. Os’makova, Gippius, in Russkie pisalteli 1800-1917, t. I, Moskva 1989.

Pis’ma D. S. Merežkovskogo k P.P. Percovu, a cura di M. Ju. Koreneva, «Russkaja literatura» 1991, n. 2, pp. 156-181; n. 3, pp. 132-159.

L. Ivanova, Vospominanija, Moskva 1992.

T. Pachmuss, Stranicy iz prošlogo: Iz perepiski Zinaidy Gippius, Frankfurt a. M.-Berlin 2003.


Giuseppina Giuliano
Scheda aggiornata il 2 febbraio 2021



Zinaida Gippius nel famoso ritratto di Leon Bakst (1906)



(da sinistra) Dmitrij Filosofov, Dmitrij Merežkovkij, Zinaida Gippius, Vladimir Zlobin,
appena allontanatisi dalla Russia sovietica, fine 1919 inizio 1920



Zinaida Gippius con il marito negli anni dell'emigrazione a Parigi



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