Finiti gli studi nel laboratorio teatrale annesso al Teatro d’Arte di Mosca nel 1904, insieme al primo marito Nikolaj Radin (1872-1935) debutta nei teatri di provincia, poi lavora a Mosca al Teatro drammatico Korš e dal 1909 al 1912 al teatro di Nikolaj Solovcov a Kiev.
Separatasi dal primo marito, sposa nel 1912 l’attore cinematografico Ivan Mozžuchin che le apre la strada verso il cinema: con il regista Pёtr Čardynin interpreta Katjuša Maslova nel film Resurrezione (1915) tratto dall’omonimo romanzo di Tolstoj; è Elena in due melodrammi di Jakov Protazanov Il peccato (Grech, 1916) e Nelle grinfie del peccato (Vo vlasti grecha, 1917); recita con il marito in Padre Sergio (Otec Sergij, 1917) di Protazanov e Aleksandr Volkov, e in Le quinte dello schermo (Kulisy ekrana, 1917) di Georgij Azagarov e Volkov.
Dopo le rivoluzioni del 1917, con la troupe della società cinematografica di Iosif Ermol’ev, uno dei primi importanti produttori russi, si sposta a Jalta; da qui nel 1920 con la maggior parte dei collaboratori della società (attori, registi, tecnici) lascia la Russia ed emigra a Parigi, dove Ermol’ev continua la sua attività cinematografica, fondando a Montreuil “La Société Ermolieff-Cinéma” che produce in due anni oltre 40 film.
Quando nel 1922 Ermol’ev si trasferisce in Germania, la società è rilevata dagli imprenditori Aleksandr Kamenka e Noj Bloch (1875–1937) che la trasformano in “Société des Films Albatros”, con cui l’attrice instaura un rapporto privilegiato. Recita infatti in molti importanti film prodotti dalla Albatros, lavorando con registi russi e francesi: L’enfant du carnaval (1921) e Le brasier ardent (1922) di Ivan Mozžuchin, L’Angoissante aventure (1920) e Justice d’abord (1923) di Jakov Protazanov, Kean ou Desordre et Genie (1924) e La mille et deuxième nuit (1933) di Аleksandr Volkov, Le Lion de Mogols (1924) di Jean Epstein, Nuits de princes (1930) di Marcel L’Herbier, Mirages de Paris (1932) e La dame de pique (1937) di Fёdor Ocep. Con il fascino slavo delle sue interpretazioni, la figura sottile e la mimica seducente Lisenko seduce il cuore degli spettatori francesi.
Nel 1926 insieme a marito e ad un folto gruppo di collaboratori della Società Film Albatros (Fedot Burgasov, Nikolaj Kolin, Aleksandr Lošakov, Boris Bilinskij, Natal’ja Kovan’ko, Anatolij Litvak, Konstantin Miklaševskij ed altri) viene in Italia, a Venezia, per partecipare al film Casanova di Volkov. Tra gli attori principali risaltano Ivan Mozžuchin (Casanova), Diana Karenne (Maria, duchessa di Lari), Nina Košic (contessa Voroncova), Suzanne Bianchetti (Caterina II), tra le comparse anche il poeta Pёtr Potёmkin. Distribuito dalla Pathé Consortium Cinéma, il film è presentato in prima mondiale a Parigi il 13 settembre 1927, e a Venezia al Teatro Malibran nell’ottobre 1928 con accompagnamento musicale dal vivo. Ricordato anche per la straordinaria interpretazione di Mozžuchin, il film affascina subito il pubblico per le sue qualità spettacolari e il talento degli scenografi, ma anche per l’operosità di alcuni collaborato: ad esempio, la celebre sarta Karinsky che fa ricamare 175 aquile a due teste in filo doro sullo strascico dell’abito da ballo dell’imperatrice (Nusinova 2004). Al trionfo estetico contribuisce l’alternanza di scene in bianco e nero e di scene colorate in blu, seppia o dorate. Nelle recensioni dell’epoca si sottolinea soprattutto lo splendore della produzione: “Casanova trova la propria espressione nella bellezza visiva delle immagini. La sua potenza decorativa, rafforzata dalla plasticità delle masse nei movimenti coreografici dei ricevimenti di corte, lo pone tra le migliori opere cinematografiche per quanto riguarda il valore spettacolare” (“Photo-ciné”, aprile 1927).
Negli anni Venti e Trenta Lysenko recita anche in numerosi film tedeschi, però con gli anni Trenta lentamente la carriera cinematografica volge al declino, anche se l’attrice continua ad esibirsi in serate, organizzate nei teatri e cinema di Parigi; ne scrive con entusiasmo il critico della rivista “Vozroždenie”: “è stata la prima volta che mi è capitato di vedere Natal’ja Lisenko dal vivo e di apprezzare le qualità – “una voce ben impostata, una silhouette elegante, una mimica espressiva accentuata dagli occhi stupendi, una recitazione drammatica retta da una straordinaria forza interiore” (“Vozroždenie” 4 aprile 1931).
Conclude la sua carriera con la commedia Le veau gras (1939) di Serge de Poligny.
Nel dopoguerra vive insieme alla madre in un appartamentino della periferia, a Boulogne.
Bibliografia
L. Borger, C. Morel, L’angoissante aventure. L’apport des russes de l’entre-deux-guerres, in “Positif” n. 323, janvier 1988.
Nusinova N. I Russi in Europa. Il cinema della prima emigrazione // Storia del cinema mondiale. Torino, 1999. Т. 1. Р. 359–377.
F. Albera, Albatros des Russes à Paris. 1919-1929, Milano: Mazzotta, 1995.
N. Noussinova, Casanova, Enciclopedia del Cinema. Roma: Istituto dell’Enciclopedia Treccani, 2004.
Янгиров Р.М. «Рабы немого» 1920–1930-е годы: Очерки исторического быта русских кинематографистов за рубежом. М.: Русский путь, 2008.
Янгиров Р.М. Хроника кинематографической жизни Русского зарубежья: В 2-х т. М.: Книжница / Русский путь, 2010. Т. 1.
Link
https://festival.ilcinemaritrovato.it/wp-content/uploads/sites/2/2017/06/catalogo_2017.pdf
https://www.emigrationrusse.com/cinema-russe-en-exil/ (5.12.2020)
http://www.cineressources.net/repertoires/archives/fonds.php?id=albatros (5.12.2020)
https://fr.rbth.com/histoire/79630-russes-blancs-paris-cinema (5.12.2020)
Antonella d'Amelia
12 dicembre 2020