Nel 1934, alla II Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia, viene presentato il suo film Amok. L'attesa è grande, in quanto il film "tratta un delicato e drammaticissimo tema di vita e di morte, nella cornice di forti passioni esasperate dalla languida pesantezza del clima" (Elena di Romania e Aspasia di Grecia assistono al Festival, «Gazzetta di Venezia», 11 agosto 1934, p. 5). Il film viene proiettato la sera del 12 agosto e ottiene pareri discordanti. Attaccato dall'«Osservatore romano» per "adulterio, erotismo e il delitto contro la maternità", viene apprezzato da altre testate:
l'atmosfera del film si mantiene sempre tesa e inquieta; una sorda concitazione invade le figure maggiori del romanzo, il clima tropicale pesante e deteriore si trasfigura e si traduce nello sviluppo interiore e psicologico del dramma, sempre gravato da una cupa e irresoluta disperazione (L'undicesima serata della Biennale del Cinema, «Gazzetta di Venezia», 12 agosto 1934, p. 5).
Nel settembre 1937 Ocep si reca di nuovo a Venezia, non solo in veste di spettatore per la V Mostra d'arte cinematografica, ma anche come regista per le imminenti riprese di Tarakanova. Per la pellicola era stata creata una società con fondi italo-francesi, la Film Tarakanova, e il film di fatto viene contemporaneamente girato in italiano e in francese. Regista della versione francese è Ocep, di quella italiana Mario Soldati. Così lo scrittore ricorda la vita sul set:
Il settembre del 1937 mi trovavo a Venezia. Ero ai miei primi passi: dirigevo uno dei miei primi film. Dirò, anche qui, la verità: non lo dirigevo: ero pagato per fingere di dirigerlo. [...] Siccome passavo la giornata a mimare senza nessuna fatica le fatiche del direttore di film, la sera ero fresco e riposato. La sera, i miei colleghi e collaboratori, che veramente facevano il film, divoravano un pranzo frettoloso, si buttavano affranti sui letti soffocati dalle zanzariere, nelle stanza buie e ancora calde del sole, che, per tutto il giorno, il vicino muro della calle vi aveva riverberato, e si abbandonavano subito a un sonno agitato dalla stanchezza (Mario Soldati, Cinematografo, Palermo, Sellerio, 2006, pp. 47-48).
Il quartier generale della troupe ha sede presso il Dopolavoro nautico alle Zattere, mentre le riprese vengono effettuate in diverse postazioni fra cui Piazza e Piazzetta San Marco, il Palazzo Ducale, la loggia Foscara di Palazzo Ducale, il Canal Grande e i canali di San Trovaso, San Nicolò dei Mendicoli e dei Miracoli, il Rio dei Mendicanti, i Giardini della Giudecca e, in terraferma, nel parco di Villa Reale a Stra. Una delle scene principali viene girata la notte del 22 settembre in piazza San Marco:
Uno spettacolo eccezionale era offerto stanotte, intorno alla mezza, ai frequentatori tardivi di Piazza San Marco. Una imponente adunata di riflettori, montati su alte impalcature, concentrava i suoi fuochi nel tratto di Piazzetta compreso tra la Loggetta del Sansovino e la Porta della Carta. [...] Contrariamente alle promesse della radiosa giornata settembrina, proprio a mezzanotte, quando gli operatori stavano per dare il primo colpo di manovella, è cominciata a cadere una pioggerella non troppo fine, che ha consigliato a sloggiare buona parte del pubblico elegantissimo di signore e di invitati che s'era raccolta intorno a S. E. il Ministro Catalano, al comm. Luigi Freddi, direttore generale per la cinematografia, ai vice podestà Cesellati e Macciotta, sulla Loggetta del Sansovino. Le attrici, però, le ballerine, molte delle quali avevano le gambe nude sotto la succinta e vaporosa vestina settecentesca, le comparse, le maschere, rimasero imperterrite con i loro bellissimi costumi sotto la pioggia al comando del regista Ozep, per girare le scene prestabilite, nella cornice del Carnevale di Venezia, tra le baracche del mangiatore di fuoco, dei venditori di fritole e di "buzzolai", della donna serpente, delle ballerine ungheresi, della scimmia ammaestrata e del "Mondo nuovo". La scena figura la principessa Tarakanova, che deve raggiungere una persona che l'attende presso la porta della Carta. La principessa cerca di fendere la folla, ma è travolta nel gaio tumulto del Carnevale, che l'incalza da ogni parte e la trascina nel turbine d'una tarantella indiavolata. [...] Mentre scriviamo, l'azione, che dovrebbe durare fino alle cinque del mattino, è sospesa per la pioggia. E attori e comparse coperti alla meglio con fazzoletti e scialletti, con "golf" e sciarpe e giubbotti, aspettano, sotto i portici del Palazzo Ducale che la pioggia smetta... o che smetta il regista (Tarakanova in Piazzetta San Marco, «Gazzetta di Venezia», 22 settembre 1937, p. 5).
Le scene in Piazza San Marco vengono quindi riprese due giorni dopo alle 10 di sera alla presenza del conte Volpi di Misurata, Presidente della Biennale, mentre il resto del film viene girato a Cinecittà. Il film non è particolarmente apprezzato dalla critica, anche se Filippo Sacchi dalle colonne del «Corriere della Sera» scrive:
L'esecuzione tecnica ammirevole nell'insieme, sarà fuori d'Italia un'eccellente propaganda per Cinecittà e una prova d'efficienza (F. Sacchi, «Corriere della Sera», 19 marzo 1938, per altri giudizi vedi stampa nazionale, dal 17 al 19 marzo 1938).Durante la Seconda guerra mondiale, Ocep, come molti stranieri, è internato in un campo di concentramento in Francia fino al maggio 1940, dopo la guerra emigra in America.
Locandina del film La principessa Tarakanova (1938).