La lunga treccia di Xenia è appuntata con precisione austera sul capo elegante, come una corona; la sciarpa di seta intorno al collo è con ogni probabilità consunta, ma non stazzonata. All’estremità opposta della fotografia, separato e unito a lei da un gruppo di compagni Lev, come in un romanzo, ha la camicia del rivoluzionario e l’attitudine pensosa. Intorno a loro paesaggi superbi e desolati, le capanne di legno, le guardie, la neve. <…> Rivoluzionari di professione, nella Russia zarista dei primi del Novecento: lo sguardo troppo acceso di lei, la freddezza da cospiratore di lui sono presagio di conclusioni estreme, la gloria o il patibolo (Il gioco dei regni, p. 27).
Liberati ambedue per l’amnistia del 1903, si allontanano dalla Russia e si trasferiscono in Belgio a Liegi, per portare a termine la propria preparazione: lui lavora all’istituto elettrotecnico, lei frequenta la facoltà di chimica. Dal Belgio passano a Nizza e si uniscono al nucleo combattente (boevoj otrjad) dei socialisti rivoluzionari che agisce in incognito nel sud della Francia, hanno per compagni il fratello di Evno Azef, Vladimir, il chimico Boris Grigor’evič Billit, e Rachel’ Vul’fovna Lur’e. Il 1 gennaio 1906 a Berna nasce loro una figlia, Ksenija, ben presto affidata alle cure della madre di lui a Mosca.
Rientrato in Russia, Zil’berberg è arrestato dalla polizia zarista nel febbraio 1907 e condannato a morte per atti terroristici e per la preparazione dell’assassinio dello zar; nell’ultima lettera alla moglie dalla fortezza dei SS. Pietro e Paolo le consiglia di abbandonare l’attività rivoluzionaria e dedicarsi alla figlia. Pamfilova accetta le sue ultime volontà, abbandona i compagni nel difficile momento delle rivelazioni di Vladimir Burcev sul tradimento di Evno Azef, e insieme alla figlia vive randagia, sotto falso nome, in Belgio, Francia (vicino Parigi) e Italia. All’inizio degli anni Dieci è ospite di Viktor Černov ad Alassio, ma non sopporta il caldo meridionale:
… il sole della riviera italiana non concedeva scampo alle melanconie, i suoi raggi sfrontati davano evidenza ad ogni stanchezza, ogni ruga, ogni solitudine. Eppure il suo destino era lì, in quel paese dove la neve bisognava andarsela a cercare sui monti <…> Perduto Lev, perduti o lontanissimi i parenti e molti dei compagni, quel che le restava erano i rimasugli del partito social-rivoluzionario, un piccolo esercito di esuli e l’ultimo capo superstite, Savinkov (C. Sereni, Il gioco dei regni, p. 68).
Trascorre gli anni della Prima guerra mondiale sulla riviera ligure (a Cavi di Lavagna rincontra Boris Savinkov) e a Roma, dove per sostentarsi apre una pensione. Pensa ancora di rientrare in Russia, poi le notizie che riceve dalla patria e l’apparizione dei primi esuli la convincono a rinunciarvi. Dal 1918 si attiva all’interno della colonia russa romana, firma atti di protesta contro la situazione politica russa, scrive articoli pieni di pathos e patriottici sul settimanale “La Russia”, pubblicato dagli emigrati (Boris Jakovenko, Karl Kačorovskij e Vsevolod Šebedev), traduce fiabe per la rivista di Ettore Lo Gatto “Russia” (1922. № 6), nel 1924-1927 è la rappresentante romana del Russkij zagraničnyj istoričeskij archiv (Archivio storico russo all’estero, RZIA) di Praga, per il quale raccoglie materiali documentari sull’economia, sui gruppi politici, sulla letteratura russa. Nel 1923 pubblica la traduzione della pièce di Leonid Andreev Anatema (L. Andrejef, Anatema: dramma in sette quadri / trad. di Xenia Pamfilova. Roma: La bilancia, 1923), collabora con la rivista praghese “Russkaja škola za rubežom”, scrivendo con la sigla KP delle riforme scolastiche del ministro Gentile e notizie sull’Italia (1924. № 12, pp. 138–149).
A Roma si compie in lei una metamorfosi totale, di formazione russa fino al midollo si apre a due nuove culture: quella italiana e quella ebraico-palestinese che la avvicina al sionismo; fa amicizia con Mojsej Beilinson, Pёtr Rutenberg, Dante Lattes, Alfonso Pacifici, soprattutto con la famiglia Sereni, il cui padre Samuele è medico della Casa regnante e uno dei figli Enzo sarà leader del movimento sionista socialista italiano.
Nel 1926 la figlia sposa il fratello di Enzo, lo storico Emilio Sereni, in seguito uno dei dirigenti del PCI. In breve tempo, poiché il partito comunista ha un atteggiamento ostile verso il sionismo, peggiorano i rapporti di Pamfilova con la figlia, la quale con il nome di Marina Sereni entra nel partito e da antifascista si impegna nell’attività politica (nel tempo riallacceranno i contatti per lettera e quando negli anni ’50 la figlia si ammalerà di cancro, Pamfilova ritornerà da Israele per accudirla).
Alla fine degli anni Venti, rimasta sola, decide di trasferirsi in Palestina: "scelse quel paese per varie ragioni, gli amici superstiti, gli ideali e l'avventura; e perché sperò che il deserto assorbisse l'odore di vecchiaia che non riusciva più a togliersi di dosso (Il gioco dei regni, p. 285). In attesa dell’affidavit inglese vive nella periferia di Parigi, dove rivede i vecchi amici del partito esuli: Vladimir Zenzinov (1880–1953), Vladimir Fabrikant (1879-1931), Osip Minor (1861–1932), la sorella del marito Evgenija Ivanovna Zil’berberg (1885–1942), sposata a Savinkov.
Infine nel 1932 ottiene il visto e all’età di 50 anni parte per la Palestina. Nel kibbuz russo di Ein Charod e poi in quello di Na’an impara l’ebraico, lavora come parrucchiera, non le sembra di essere un’emigrata:
è interessante – scrive nel diario – che in questa sensazione che mi domina tutta, di appartenere organicamente a questa terra, alla Terra della Bibbia, io mi trovi anche aq ritornare al mio passato personale, al mio ieri, al paese della mia nascita, alla Russia, e più precisamente all’Ucraina meridionale, alla Crimea. <…> E nel mio intimo si fonde sempre di più il nuovo con il cecchio, è sempre più difficile distinguere il presto dal tardi. È tutto vivo e continuerà a vivere, e non c’è morte! (cit. in Y. Viterbo 2003, p. 76).
In Israele pubblica nei giornali locali articoli di politica e letteratura (con lo pseudonimo Ksenija-Na’an), parla di Gor’kij, Tolstoj e Dostoevskij, di Romain Rolland, Sibilla Aleramo e Enzo Sereni, del Risorgimento e dell’Italia del primo dopoguerra (scrive in russo, amici la traducono in ebraico); scrive anche testi autobiografici: S moim pokoleniem (Con la mia generazione) e Na kryl’jach ljubvi (Sulle ali dell’amore), Mat’ i doč’ (Madre e figlia). Altre inedite pagine autobiografiche saranno pubblicate nel 1993 dalla nipote Clara Sereni nel romanzo storico Il gioco dei regni. Pamfilova è anche l’eroina del racconto di Osip Dymov Ksenija, pubblicato in yiddish a New-York nel 1954.
Pubblicazioni
Памфилова К. Иллюстрации к реформе Джентиле // Русская школа за рубежом. 1926. № 19-20, pp. 90–104.
Pamphilova Silberberg X. Madre e figlia // Compagne in kibbutz. Hakibutz, 1943.
Im dorì (Pirké zichronot). ’Am ’Oved, 1957.
’Al kanfé ha-ahavà. Yad Tabenkin, 1985.
Fonti archivistiche
Fondazione Luigi Einaudi, Torino. Archivio Luigi Einaudi.
Biblioteca Nazionale Centrale, Roma. Archivio della Biblioteca Gogol’.
Gabinetto Scientifico-letterario G.P. Vieusseux, Firenze. Fondo Clara Sereni.
ANIMI. Fondo Umberto Zanotti Bianco. Corrispondenza X. Pamfilova-Zanotti Bianco. B. 4. Missione Umanitaria 02.
Bibliografia
B. Savinkov, Vospominanija terrorista, Char’kov 1928 (in it.: Diario di un terrorista, Kami 2004).
A. Venturi, L’emigrazione socialista russa in Italia, 1917–1921 // Movimento operaio e socialista. 1987. № 3, pp. 269–297.
C. Sereni, Il gioco dei Regni, Firenze: Giunti, 1993;
Y. Viterbo, Xenia Pamphilov Silberberg. Storia di un’ebrea non ebrea. Aosta: Le Chateau, 2003.
Хазан В. Пинхас Рутенберг: От террориста к сионисту. Опыт идентификации человека, который делал историю: В 2 т. Иерусалим; М.: Гешарим // Мосты культуры, 2008 [nel libro è pubblicata la traduzione russa del racconto di Osip Dymov].
Antonella d'Amelia
16 luglio 2020