Di formazione europea, compie studi universitari a Parigi, Heidelberg e Friburgo. Nel 1911, di ritorno dalla Germania, è a Mosca, membro della redazione dell'edizione russa di «Logos», rivista filosofica internazionale, organo di quella corrente neokantiana che conobbe una certa fortuna presso una parte dell'
intelligencija russa di inizio secolo.
Jakovenko occupa nel complesso panorama della cultura filosofica russa di allora una posizione decisamente filoccidentale: è seguace del trascendentalismo logico neokantiano, con qualche influsso dell'intuitivismo e della corrente fenomenologica; assertore – almeno in questa fase – della debolezza del pensiero russo e di una visione ‘internazionale' della speculazione filosofica, è nemico dichiarato tanto della filosofia religiosa di
Berdjaev, Bulgakov e Florenskij (in una serie di scritti li tacciò di nazionalismo e slavofilismo), quanto del misticismo occultistico praticato da Belyj e dal gruppo dei suoi sodali. Piú che nella definizione di un suo preciso credo filosofico, Jakovenko appare impegnato nella discussione di quello altrui, con un'ampiezza di interessi che lo vede spaziare dalla filosofia russa a quella europea, soprattutto tedesca e italiana, e a quella nordamericana. Questa vocazione di storico della filosofia rimarrà sempre in lui preminente.
La presenza di Jakovenko in Italia è registrata ripetutamente: per circa un anno tra il 1909 e il 1910, per alcuni mesi nella primavera-estate 1911 (in aprile partecipa al IV Congresso internazionale di filosofia di Bologna), poi nell'autunno del 1913 è a Cavi di Lavagna, infine nella primavera del 1914 si stabilisce a Roma (cfr. le lettere 1910-14 di Jakovenko a E. Metner, OR RGB, f. 167-14-63), dove risiede in maniera continuativa fino al 1925.
Non si sa esattamente quali contatti avesse Jakovenko con quel "mondo vario, fluttuante, composito che negli anni compresi fra le due rivoluzioni russe si formò ed ebbe possibilità di vita lungo tutto l'arco della Riviera ligure" (A. Tamborra,
Esuli russi in Italia dal 1905 al 1917, Bari 1977, p. 62). Certo è che nella comunità russa stanziata in Liguria tra il 1905 e il 1917, che aveva come comune denominatore l'opposizione al regime zarista nelle numerose sfumature politiche possibili, transitavano anche esponenti del partito dei socialisti rivoluzionari; e che Jakovenko aveva dei legami con i socialisti rivoluzionari moscoviti, che gli costarono nel 1912 l'arresto e la reclusione. Del resto, tra i collaboratori del periodico pubblicato da Jakovenko a Roma,
«La Russia nuova», troveremo i nomi di alcuni esponenti di questa formazione, tra cui quello di
Vladimir Burcev, la cui presenza è attestata in Liguria negli stessi anni in cui vi fu Jakovenko.
A Roma Jakovenko lavora all'ambasciata russa e con ogni probabilità ha occasione di incontrare il filosofo e uomo politico Tomáš Masaryk, futuro presidente della repubblica cecoslovacca, che "nel dicembre 1914 si reca in Italia, dove prende contatto con gli esponenti dell'emigrazione serba, croata e slovena [...] oltre che con le ambasciate di Francia, Inghilterra e Russia" (A. Tamborra,
Masaryk e Beneš, in
Questioni di storia contemporanea, a cura di E. Rota, III, Milano 1953, p. 809). Con Masaryk, profondo conoscitore della cultura russa (è del 1913 la pubblicazione del suo fondamentale
Rußland und Europa), Jakovenko deve stabilire dei contatti personali, dal momento che troviamo poi anche la firma sua e quella di Edvard Beneš, ministro degli esteri della Repubblica cecoslovacca, sulle pagine della «Russia nuova».
Negli anni della guerra Jakovenko continua a pubblicare i suoi scritti di carattere filosofico in Russia (dopo la chiusura di «Logos», soprattutto su «Voprosy filosofii i psichologii» e su «Severnye zapiski»). In Italia, subito dopo la Rivoluzione d'ottobre, inizia un'intensa attività politica e di pubblicista: fa parte della «
Lega russa per il risorgimento della Patria in stretta unione con gli Alleati», dell'
Istituto russo di Milano, è membro del Consiglio dei delegati delle organizzazioni russe di Roma; collabora al periodico
«La Russia» (uscito tra dicembre 1917 e fine maggio 1918), dirige
«La Russia democratica» (ne uscì un solo numero nel novembre-dicembre 1918) e «La Russia nuova» (giugno 1918-febbraio 1919), firmando numerosi editoriali. L'orientamento di questi fogli è nettamente antileninista e antibolscevico, con posizioni vicine a quelle dei socialisti rivoluzionari. Angelo Tamborra lo riassume come "un tardo populismo, completamente fuori stagione, [...] il cui inguaribile romanticismo si sposa all'assoluta mancanza di senso del reale" (A. Tamborra,
Esuli russi in Italia dal 1905 al 1917, p. 228).
In una prima fase, durata fino all'aprile 1919, la composita comunità di esuli che ha dato vita a queste pubblicazioni sostiene la necessità di un intervento esterno contro il regime bolscevico. Poi – e siamo già agli ultimi sprazzi di vita della «Russia nuova» – prevale una valutazione del bolscevismo come fatto interno alla storia e alla vita sociale russa, che esclude qualsiasi politica interventista. Jakovenko è tra gli ispiratori di questa svolta (cfr. l'editoriale
Il nostro programma. La nostra tattica, «La Russia nuova» 18-20, 1919, dove difende un'idea della rivoluzione come manifestarsi dell'autodeterminazione del popolo russo). Piú tardi espone, nel saggio
La filosofia del bolscevismo, il proprio pensiero su quanto stava accadendo nel suo paese. Jakovenko distingue tra un bolscevismo storico originario (la componente maggioritaria del partito socialdemocratico russo), il bolscevismo concretamente realizzato in Urss, e la filosofia bolscevica. Quest'ultima non è la concezione del mondo materialista che ha dato origine alle forme dell'organizzazione statale sovietica, ma "un tipico tratto dello spirito popolare russo, della psicologia russa nazionale. Il popolo russo, l'uomo russo, è massimalista dall'origine e per antonomasia" (
La filosofia del bolscevismo, in
Atti del IV congresso nazionale di filosofia di Roma. 25-29 settembre 1920, Bologna 1922, p. 130. Il saggio uscí anche in «Rivista di filosofia» XIII, 2, 1921 e in «Comunismo» III, 10, 1922).
Come scrive Catia Renna, "sul lungo soggiorno di Jakovenko in Italia, malgrado la più che decennale presenza del filosofo russo nel nostro paese e le notizie di suoi contatti con l'ambiente culturale italiano, resta ancora molto da indagare: anche dal punto di vista meramente biografico rimangono numerose zone d'ombra". Tra le personalità con cui i contatti sono documentabili ricordiamo Croce (sulla cui opera Jakovenko scrisse svariati articoli, traducendone anche l'
Estetica), Gentile, Varisco e Aliotta, Bissolati, Salvemini e Zanotti Bianco, Papini, Prezzolini, Lo Gatto, Campa. Particolarmente stretti sono i rapporti con l'ambiente vociano, nel quale viene forse introdotto da
Jurgis Baltrušajtis: di Papini, tra l'altro, Jakovenko traduce in russo
Racconti metafisici,
Un uomo finito e
Tragico quotidiano; con Prezzolini condivide svariati progetti editoriali (tra i quali una
Storia della rivoluzione russa in più volumi illustrati, realizzata ma rimasta inedita); con l'intermediazione di Campa pubblica la sua opera principale in lingua italiana,
Filosofi russi (Firenze 1927, ma uscito con la data 1925), l'unica opera ad essere realizzata tra quelle proposte da Jakovenko alla Società editrice «La voce».
Molto intensa è anche l'attività di Jakovenko come traduttore di opere letterarie dal russo: lavora per Vallecchi, Carabba, Slavia, pubblicando versioni di Gogol', Dostoevskij, Tolstoj, Ostrovskij, Korolenko, Čechov (ma numerose altre traduzioni, anche già realizzate interamente, non vengono stampate). Le prime riviste della nascente slavistica italiana («La Russia», «L'Europa Orientale») si avvalgono della sua collaborazione.
Negli ultimi anni del periodo italiano, Jakovenko torna all'attività filosofica: nel 1920 partecipa al congresso di filosofia di Roma, nel 1924 a quello di Napoli, entra a far parte del comitato di redazione del «Logos» italiano.
Il consolidarsi del regime fascista, il riconoscimento diplomatico della Russia sovietica da parte dell'Italia, le difficoltà economiche, portarono Jakovenko nel 1925 ad accettare l'invito di Masaryk, il presidente-filosofo della giovane repubblica cecoslovacca, a trasferirsi a Praga, dove visse fino alla morte, godendo (almeno inizialmente) dell'aiuto finanziario fornito dal governo di quel paese agli intellettuali russi emigrati e partecipando attivamente alla vita culturale della comunità russa.
Pubblicazioni
La produzione di Jakovenko (che scrisse in russo, italiano, francese, inglese, tedesco e ceco) è molto consistente. Rimandiamo alla bibliografia compilata dal figlio (D. B. Jakovenko,
Bibliografija trudov B. V. Jakovenko, in B. V. Jakovenko,
Mošč' filosofii / The Power of Philosophy, Melbourne 1988, pp. 25-41) e a quella redatta da C. Renna,
Il periodo italiano nella vita e nel pensiero del filosofo russo Boris V. Jakovenko. Tesi di Dottorato di ricerca in Slavistica, Università degli studi di Roma "La Sapienza", 2005 (inedita), pp. 329-353, più completa soprattutto per quanto riguarda gli scritti italiani e le traduzioni.
Fonti archivistiche
Carteggio B. Jakovenko-Odoardo Campa (37 lettere e 20 cartoline postali di B. Ja. e due lettere di O. C.), Biblioteca del Dipartimento di Studi Filologici, Linguistici e Letterari dell'Università di Roma II - Tor Vergata (pubblicate da
D. Rizzi in
Archivio russo-italiano/Russko-ital'janskij archiv, a cura di D. Rizzi e A. Šiškin, Trento 1997).
Lettere di B. Jakovenko a Benedetto Croce (9 lettere), Archivio della "Fondazione Biblioteca Benedetto Croce", Napoli (pubblicate da C. Renna in «Russica Romana» XIII, 2006, pp. 177-184).
Lettere di B. Jakovenko a Giovanni Gentile (7 lettere), "Archivio Giovanni Gentile", Fondazione G. Gentile per gli studi filosofici - Roma (trascritte da C. Renna nella tesi citata).
Lettere di B. Jakovenko a Umberto Zanotti Bianco (5 lettere), "Archivio U. Zanotti Bianco", Fondo A.N.I.M.I. della Biblioteca G. Fortunato - Roma (trascritte da C. Renna nella tesi citata).
Lettere di B. Jakovenko a Oddino Morgari (5 lettere), "Fondo Oddino Morgari", Archivio Centrale dello Stato - Roma (trascritte da C. Renna nella tesi citata).
Fondazione "Il Vittoriale degli Italiani", Archivio generale.