Figlia di un giurista e collezionista d'arte, nipote del poeta
Vladislav Felicianovič Chodasevič, entra in contatto con l'ambiente intellettuale e artistico russo molto presto. Ancora bambina, posa per il pittore Vasilij Komarov; a questo ritratto, oggi conservato alla Galleria Tret'jakov di Mosca, ne seguiranno altri, firmati da artisti come
Natal'ja Gončarova,
Michail Larionov, Fedor Rerberg e altri.
Dopo una breve frequentazione dell'Istituto Stroganov (Stroganovskoe učilišče) di Mosca, fa pratica tra il 1908 e il 1910 nello studio di disegno e pittura di Rerberg. In questi anni segue anche un corso di lingua italiana presso la Società Dante Alighieri di Mosca.
Nel 1909 effettua il suo primo viaggio in Italia, a Venezia e a Firenze, dove rimane folgorata dalla pittura di Botticelli, in particolare dalla
Nascita di Venere e dalla
Primavera; l'artista italiano rimarrà per lei tutta la vita un modello cui ispirarsi per i suoi lavori.
Tra il 1910 e il 1912 lavora a Monaco e Parigi, dove entra in contatto con i membri del "Mondo dell'Arte" (Mir Iskusstva). Nel 1913 sposa Andrej Romanovič Diderichs (1884-1942), artista conosciuto a Parigi, e con lui si stabilisce a Pietroburgo, dove partecipa attivamente alla vita dell'avanguardia: nel 1915, a Pietrogrado, è tra gli artisti espositori di
Il tram V (Tramvai V) e frequenta il "Comitato artistico" (Chudožestvennoe bjuro) di N. Dobyčina, mentre a Mosca partecipa alle mostre del gruppo "Il Fante di Quadri" (Bubnovyj valet). Nel 1917, su richiesta di Vladimir Majakovskij, prende parte alla formazione del "Caffè dei poeti" di Pietrogrado (1917), decorandone una sala, mentre nel 1918 disegna l'arredamento e alcune uniformi per il "Cafè Pittoresk" di Mosca (1918). In questi stessi anni cura illustrazioni di libri ed esegue alcuni ritratti, tra cui, nel 1918, quello di
Maksim Gor'kij.Il suo primo contatto con il teatro avviene nel 1916, quando Sergej Makovskij, direttore della rivista d'arte «Apollon», le propone di collaborare con il Teatro Antico (Starinnyj Teatr), fondato a Pietroburgo da
Nikolaj Evreinov nel 1907. Intenzionata a dedicarsi esclusivamente alla pittura, l'artista rifiuta la proposta di Makovskij. Solo nel 1918, su invito del regista Konstantin Tverskoj, accetta di firmare la scenografia della
piéce di Nikolaj Gumilev
L'albero dei mutamenti (Drevo prevraščenij), che va in scena per la prima volta al Teatro-Studio della Sezione teatrale di Pietrogrado (Petrogradskij Teatral'nyj Otdel, PTO) il 6 febbraio 1919. Questo lavoro segna l'inizio di una passione per il teatro che accompagnerà la pittrice tutta la vita, vedendola collaborare in veste di scenografa per il Teatro della Commedia popolare (Narodnaja Komedija) tra il 1918 e il 1921, il Grande teatro drammatico Gor'kij (Bol'šoj Dramatičeskij Teatr im. M. Gor'kogo) nel 1923, il Teatro accademico drammatico Puškin (Akademičeskij Teatr Dramy im. A. S. Puškina, ex-Aleksandrijskij) nel 1927, e la Commedia musicale (Muzykal'naja Komedija) nel 1929.
Nell'estate 1924, in missione di lavoro a Londra, Chodasevič e il marito decidono di recarsi a Sorrento per una visita a Maksim Gor'kij. Saputa la notizia, il 19 luglio Gor'kij risponde entusiasta:
Andremo al museo e Muratov ci racconterà le sue teorie più interessanti sul barocco. Berremo vari tipi di vino. Oh, Signore, che bello! Voi dipingerete il mio ritratto in costume da bagno e sul cavallo moro (Chodasevič 1995, p. 190).
Per facilitare il rilascio del visto italiano ai due coniugi, Gorkij si rivolge a Ol'ga Resnevič Signorelli, che successivamente intratterrà rapporti molto cordiali con Chodasevič, chiedendole di farsi tramite tra lei e Gor'kij per la sua attività di traduttrice.
Trattenuti per impegni a Londra e poi a Parigi, i due coniugi giungono a Sorrento solo il 31 dicembre del 1924 e alloggiano nella villa "Il Sorito" a Capo di Sorrento. In compagnia di Gor'kij, visitano Napoli e Pompei. Da Sorrento si spostano a Roma, dove vengono accolti da Pavel Muratov, che li introduce alle bellezze della Città Eterna:
Tutta l'Italia è un museo, dovunque tu vada tutto ti colpisce, ma Roma ci sconvolse: l'antichità, il medioevo, l'epoca del Rinascimento, il barocco, la modernità - in lei è tutto mescolato. Gli occhi e i pensieri non sanno dove fermarsi, non riesci ad orientarti in tutta questa magnificenza. Se Muratov [...] non si fosse generosamente offerto di farci ogni giorno da guida, ci saremmo persi e, certo, non saremmo riusciti a vedere e a capire nulla, ma grazie a lui riuscimmo a vedere le cose principali e a capire... che ci vogliono anni per conoscere Roma (Chodasevič 1995, p. 215).
Dopo il rientro del marito a Leningrado, Chodasevič torna a Sorrento, ma qui viene raggiunta da una lettera di Muratov che le comunica l'invito di Luigi Pirandello a curare la scenografia e i costumi della tragedia Lucrezia di Giovanni Cavicchioli, in programma al Teatro dell'Arte di Roma; Chodasevič trascorre a Roma circa tre mesi (marzo-maggio 1925).
L'impatto con il teatro italiano non è dei più felici: la mancanza di regia, la misera paga e la disorganizzazione della troupe (la messa in scena di
Lucrezia verrà annullata) colpiscono negativamente l'artista. Resta però impresso nella sua memoria l'incontro con Pirandello, "un vecchietto di bassa statura, magrolino, con la barba appuntita" (Chodasevič 1995, p. 217), che dopo averle affidato la scenografia e i costumi di un altro spettacolo,
Enrico IV (1921), la licenzierà senza darle alcuna spiegazione.
Dopo la disavventura romana – le cui cause vanno probabilmente cercate nell'impossibilità di Pirandello, finanziato dalle gerarchie faciste, di dare lavoro ad una cittadina sovietica – l'artista torna a Sorrento. Durante questo soggiorno fanno visita a Gor'kij
Vsevolod Mejerchol'd,
Vjačeslav Ivanov,
Nikolaj Benua, la cantante Zoja Lodij e altri, in onore dei quali si organizzano serate letterarie e musicali. A Sorrento Chodasevič riceve l'invito di
Tat'jana Pavlova a curare la scenografia di
Psiša di Jurij Beljaev, per la regia di
Sergej Strenkovskij, che debutterà al Teatro Manzoni di Milano il 22 novembre 1926. Terminato il lavoro per Tat'jana Pavlova, Chodasevič riceve un'altra richiesta per un balletto in programma a Trieste ma, desiderosa di rientrare a Leningrado, declina l'offerta e nell'estate del 1925 lascia Sorrento (Chodasevič 1995, p. 224).
L'Italia continua ad essere per lei fonte di ispirazione: nel 1927 realizza le scenografie di
Rigoletto di Giuseppe Verdi, portato in scena da Sergej Radlov nello studio del Conservatorio di Leningrado. I rapporti con Gor'kij proseguono intanto per via epistolare, fino a quando, nel marzo 1928, Chodasevič non fa ritorno ancora una volta a Sorrento. Qui esegue alcuni disegni raffiguranti i dintorni della Villa Il Sorito, e si accorda con Gor'kij per lavorare a un suo nuovo ritratto. Di lì a poco, però, le viene diagnosticato il tifo addominale ed è costretta a rinunciare al progetto. Dopo diversi mesi di convalescenza, trascorsi anche a Capri, va a Parigi da dove torna a Leningrado nell'autunno 1928.
Nel 1930 realizza le scenografie della pantomima di Majakovskij
Mosca brucia (
Moskva gorit), andata in scena nel Primo circo statale di Mosca (1-j GosCirk). Dal 1932 al 1936 è direttrice della scenografia del Teatro dell'Opera e del Balletto Kirov (Teatr Opery i Baleta im. S.M. Kirova) di Leningrado. Negli anni Quaranta e Cinquanta lavora anche al Bol'šoj Teatr di Mosca (1944, 1953-1955). L'ultima delle sue 150 scenografie è quella per il balletto
Spartaco (Spartak), andato in scena con musiche di A. Chačaturjan il 27 dicembre 1956 al Teatro Kirov di Leningrado. Muore a Mosca nel 1970.
Pubblicazioni
Copertina per S. E. Radlov,
Desjat' let v teatre, Leningrad, Gos. Izd., 1929.
V. Chodasevič,
Takim ja znala Gor'kogo, «Novyj mir», 1968, n. 3, pp. 7-66.
V.M. Chodasevič, O. B. Margolina-Chodasevič.
Unpublished letters to Nina Berberova: Neizdannye pis'ma k N.N. Berberovoj, a cura di R.D. Sylvester, Berkeley, Berkeley Slavic specialties, 1979.
V.M. Chodasevič,
Portrety slovami: očerki, Moskva, Galart, 1995.
Cataloghi
S. E. Radlov (a cura di),
Katalog vystavki rabot chudožnicy V. M. Chodasevič: 15 let v teatre. Leningrad, Dom teatral'nych rabotnikov, 1934.
E. Rakitina (a cura di),
Valentina Michajlovna Chodasevič, 1894-1970: Katalog, Moskva, Sov. Chudožnik, 1979.
Bibliografia
M. Kuzmin, S. Radlov, S. Mokul'skij, A. Movšenson (a cura di),
Valentina Chodasevič: Sbornik statej, Leningrad, Academia, 1927.
M. Etkind,
Valentina Chodasevič, «Iskusstvo», 1971, n. 8, pp. 23-31.
I. Pupo (a cura di),
Interviste a Pirandello: "parole da dire, uomo, agli altri uomini", Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002.
M. Talalay (a cura di),
Uno scrittore "amaro" nel paese "dolce". Maksim Gor'kij fra Capri, Sorrento e Mosca, Capri, Oebalus Edizioni, 2006.
Garzonio S., Sulpasso B. «Cresce la messe di cui ella sarà falciatore»: lettere di Giovanni Cavicchioli a Vjačeslav Ivanov // Archivio russo-italiano VIII. Salerno: Collana di Europa Orientalis, 2011, pp. 141–184.