L’origine della Biblioteca russa è legata all’attività della comunità russa formatasi a Milano a partire dai primi anni del Novecento. Un’ampia cerchia di questi esuli, per lo più oppositori dell’autocrazia russa, era strettamente collegata al nucleo dei socialisti milanesi (Filippo Turati, Claudio Treves, Enrico Ferri,
Anna Kuliscioff). Nacque in quel contesto l’
Associazione del lavoro tra emigrati russi residenti a Milano, legata alla Società Umanitaria di via Ugo Foscolo e all’Albergo popolare di via Marco d’Oggiono. Proprio in quest’ambito venne fondata la “Società della biblioteca russa di Milano”, registrata negli archivi milanesi a partire dal 1903. I timbri impressi sui volumi indicano che negli anni la Biblioteca cambia più volte sede: via Santa Cecilia, via Stella, via Ugo Foscolo 5, via Goldoni, via Lazzaro Palazzi 3.
Dopo il 1917 e la nuova, massiccia ondata migratoria, l’attività della Biblioteca Russa riprese con sostanziali rinnovamenti, mantenendo tuttavia immutato il suo ruolo di aggregazione culturale. Nell’Archivio notarile distrettuale di Milano è stato rinvenuto l’atto costitutivo della
Società Colonia Russa dell’Italia Settentrionale, datato 1927, in cui si fa riferimento all’istituzione di una Biblioteca, denominata “Russkaja biblioteca”, “Kružok russkich v Milane” o “Società della Biblioteca Russa di Milano”.
Non essendosi conservati né l’archivio né il catalogo, si può tracciare la storia della Biblioteca solo in modo parziale, grazie ad alcuni documenti rinvenuti negli archivi milanesi e alle indicazioni derivanti dallo spoglio dei volumi. Le date, i timbri e la tipologia delle pubblicazioni evidenziano come la parte di testi del periodo prerivoluzionario sia molto consistente e rappresenti circa una metà di tutto il fondo. Accanto alle opere legate al pensiero populista e rivoluzionario russo, ai classici della letteratura, si allineano numerose traduzioni di autori stranieri: tra queste degne di nota le raffinate traduzioni di testi di D’Annunzio fatte da
Jurgis Baltrušajtis.
Pregio maggiore delle edizioni posteriori al 1917 sono i testi provenienti dai vari centri della diaspora russa post-rivoluzionaria (Berlino, Parigi, Riga, Sofia, Praga, Charbin) che fornisce un quadro significativo della attività editoriale della
zarubežnaja Rossija negli anni Venti e Trenta.
Ulteriori dettagli sulla formazione della Biblioteca, sui suoi sostenitori e sugli ospiti occasionali sono suggeriti dai nomi dei lettori-donatori, presenti su alcuni volumi. Alcuni rimandano agli stessi fondatori della Società Colonia Russa dell’Italia Settentrionale, ma si trovano anche tracce di visitatori d’eccezione, come la famosa cantante
Isa Kremer, che studiò canto a Milano nel 1910 e che, alla sua partenza per Odessa, donò alla Biblioteca una decina di volumi con alcune sue note a margine. Il 1915 è invece la data riportata nella dedica alla Biblioteca di
Michail Osorgin sul suo volume
Očerki sovremennoj Italii (Schizzi sull’Italia contemporanea).
Grazie all’interessamento del direttore
Nikolaj Sotnikov, la Biblioteca Russa di Milano acquista negli anni Trenta una parte cospicua della biblioteca privata dello scrittore
Aleksandr Amfiteatrov, come è testimoniato anche dal loro carteggio. Dopo la morte di Amfiteatrov, la corrispondenza continua tra Sotnikov e la vedova dello scrittore,
Illaria, che cede alla Biblioteca altri volumi.
La continuità, negli anni successivi, delle dediche sui volumi dimostra che anche gli sconvolgimenti della Seconda guerra mondiale non interrompono l’attività della Biblioteca Russa, che prosegue la sua attività almeno fino alla fine degli anni Sessanta. Negli anni Settanta, grazie all’interessamento del professor Eridano Bazzarelli, il fondo viene trasferito dall’ultima sede della Biblioteca, in uno dei caselli della Porta Orientale (l’attuale Porta Venezia) all’Università degli Studi di Milano, dove è tutt’ora conservato e catalogato come Collezione Russia Bianca (CRB).
La collezione conta più di 3000 volumi, pubblicati in un arco temporale che si estende dal 1843 alla metà degli anni Cinquanta del XX secolo e costituisce una importante testimonianza della storia e della vita della colonia russa di Milano.