Durante uno di questi soggiorni, nel novembre del 1904, B. conosce Giovanni Papini. Il nome di Papini, che in quel periodo dirige insieme a Giuseppe Prezzolini la rivista futurista "Leonardo", gli viene segnalato da Michail Semenov, come possibile corrispondente italiano della rivista "Vesy": un incarico che lo scrittore italiano accetterà, mantenendolo, pur in modo discontinuo, fino al settembre 1908. B., che risiede a Firenze in un appartamento in affitto in Viale Principessa Margherita 54, conosce nel 1904 Papini che così ricorda quell'incontro:
Nel remotissimo 1904 apparve nella mia vita la cara figura, mai dimenticata, del poeta Jurghis Baltrusaitis. Lo incontrai a Firenze in quel caffè delle Giubbe Rosse dove, in quegli anni lontani, si udivano e si leggevano tutte le lingue d'Europa. Era, a quel tempo, un giovane sulla trentina, forte e dritto, con un viso che pareva perpetuamente bruciato dai ghiacci del polo o dal sole dell'equatore e dove splendevano due occhi chiari, sereni, azzurri che sembravano occhi di angelo in esilio incastonati nella figura di un rude pastore del Settentrione. L'espressione della faccia era seria, a momenti severa e quasi minacciosa ma se per caso sorrideva si scopriva con meraviglia, in quel volto già tormentato dal dolore e dal pensiero, la divina luce della fanciullezza. Si diventò amici in pochi giorni, come avviene in quella beata età che corre dai venti ai trenta (Papini 1948, p. 155).
Nella stessa occasione B. conosce la cerchia di amici e colleghi di Papini, a partire da Giuseppe Prezzolini, i filosofi Giovanni Vailati e Mario Calderoni, Angelo Cecconi, nonché lo scrittore Giuseppe Vannicola, Ardengo Soffici, il pittore Armando Spadini e il giornalista Giovanni Amendola, anch'essi coinvolti nel gemellaggio italiano con "Vesy". A Papini e a Vailati B. si propone nella veste di professore di lingua russa, impartendo loro lezioni private due volte alla settimana:
Vedendo la mia grande ammirazione per Dostojevski gli venne la voglia d'insegnarmi il russo e io fui lieto di avere un tal maestro. Aveva un metodo tutto suo, che si fondava sopra una singolare teoria: tra il russo e l'italiano non c'era, secondo lui, quasi nessuna differenza. Io scherzavo volentieri su codesta sua fissazione e lui, per convincermi, doveva ricorrere a complicatissimi alberi genealogici di radici e di etimi, sì da giungere a un primigenio monosillabo o bisillabo dal quale derivavano, attraverso infinite variazioni, parole russe e italiane di simile significato (Papini 1948, p. 157).
Quella tra B. e Papini (a cui B. dedicherà la lirica Dnevnoe sijanie, pubblicata nella raccolta postuma Derevo v ogne) è più di una semplice amicizia o di un sodalizio professionale: li lega "una fratellanza nel sentire, un'intensa comunione di stati d'animo", scrive Malcovati (1979, p. 183), che per primo ne ha studiato una parte della corrispondenza, che si concentra soprattutto negli anni 1905 e 1906, per proseguire poi a intermittenza fino al 1933. Proprio nell'agosto del 1905 B. che si trova in Italia con la famiglia invita Papini a trascorrere qualche giorno con lui a Rimini presso l'hotel Villa Adriatica. Il soggiorno di B. in Italia, a Roma, dove risiede in via di Porta Pinciana 41, si prolunga fino ai primi mesi del 1906, dopodiché trascorre lunghi periodi in Germania, per poi fare periodicamente ritorno a Mosca.
Nel 1912 la casa editrice Baldoni, diretta da Giuseppe Vannicola, pubblica nel quinto numero della collana "Prose", un volume di liriche di B. tradotte da Eva Amendola Kühn, dal titolo La scala terrestre (dalla prima raccolta di liriche di B., pubblicata l'anno prima dalla casa editrice Skorpion: Zemnye stupeni). A Eva Kühn e a suo marito Giovanni Amendola B. è legato da un comune interesse per la storia del pensiero filosofico russo, oltre che da una profonda amicizia, iniziata nel 1905:
Aveva [...] trovato un grande aiuto spirituale nella schietta amicizia del poeta lituano Jurghis Baltrusciatis. Giovanni mi raccontava con entusiasmo delle ore passate in casa di questo suo amico e della sua amabile signora, che era una abile musicista; anche il loro bambino, il piccolo Giorgio, che aveva tre anni, si era affezionato allo "zio" Giovanni. Baltrusciatis scriveva in russo e apparteneva al gruppo di scrittori di avanguardia rappresentato da Balmont, Brussov, Merejkovskij ed altri. Sulla loro rivista, Viessey ("La Balance"), Baltrusciatis fece pubblicare alcuni articoli di Giovanni. Fu con il suo aiuto che Giovanni ebbe la possibilità di raggiungermi a Vilno, per rivedermi e per discutere a voce dei nostri progetti (E. Amendola Kühn 1960, pp. 76-77).
Gli anni della Prima guerra mondiale vedono B. impegnato in prima linea nella scena politica e sociale internazionale. In seguito all'invasione della Lituania da parte dei tedeschi (1915), si dedica ai rifugiati lituani in Russia e intraprende la carriera diplomatica. La sua vocazione letteraria non viene però meno: dal 1918 entra a far parte del Lito Narkompros, diventa presidente dell'Unione degli scrittori e collabora attivamente con la casa editrice Vsemirnaja literatura, fondata da Maksim Gor'kij. Nel 1920 è eletto rappresentante della Repubblica Lituana a Mosca, mentre dal 1922 ricopre la carica di ambasciatore straordinario della Lituania in Unione Sovietica. In questi anni si divide tra Mosca e l'Europa.
Nonostante i suoi frequenti spostamenti, non interrompe i contatti con gli amici italiani e russi. In particolare, i suoi rapporti con Papini proseguono a distanza grazie anche a Elena Justinianova Grigorovič che, ritornata in Italia nel 1921, fino al 1929 si presta più volte al ruolo di intermediaria tra lui e Papini. Nel 1923 B. traduce in russo per le edizioni Giz di Berlino Un uomo finito di Papini. È una delle sue ultime pubblicazioni in russo; proprio in questi anni infatti abbandona la lingua russa e riscopre le proprie origini: è del 1927 la pubblicazione del suo primo poema in lituano. Nel 1932 diventa rappresentante della Lituania in Turchia e, l'anno dopo, in Persia. Nel 1939 si stabilisce definitivamente a Parigi, dove lavora come consulente dell'ambasciata lituana. Qui prosegue a comporre versi, è del 1942 la sua ultima raccolta di poesie in lituano, Ašarų Vainikas. Muore a Parigi il 3 gennaio 1944.Una della ultime foto di Jurgis Baltrušajtis
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La tomba di Jurgis Baltrušaitis a Parigi
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