Figlio del poeta Vjačeslav Ivanov e della sua terza moglie Vera Švarsalon (1890–1920), passa l’infanzia a Mosca, poi dal 1920 al 1924 comincia a frequentare la scuola a Baku, dove il padre è professore della locale università. Quando nel 1924 il padre è inviato dal Commissariato del popolo per l’istruzione in Italia per fondare un Istituto russo di archeologia e storia dell’arte, insieme a lui e alla sorella Lidija si trasferisce a Roma, dove studia al Liceo francese Chateaubriand; scriverà anni dopo, “il francese divenne mia lingua natale post factum” (D’Ivanov à Neuvecelle. Р. 105). Il 18 dicembre 1927 si converte al cattolicesimo. Dall’autunno 1928 è a Davos per curarsi una forma acuta di tubercolosi polmonare, dal 1930 al 1934 studia al liceo dei benedettini di Engelberg in Svizzera, poi si iscrive all’università di Aix-en-Provence (studia filologia, filosofia, letteratura italiana e tedesca), dove si laurea nell’autunno 1936 con una tesi sulla “Leggenda di Edipo in Germania”; è inviato dal Ministero francese dell’Istruzione ad insegnare nei licei di Nizza, Annecy e Chartres, ma riceve anche una borsa biennale di specializzazione per l’Università di Strasburgo.
L’avvicinamento alla scrittura avviene negli anni di studio in Svizzera, quando compone i primi versi e racconti in tedesco e in francese, pubblicati sulla rivista “Davoser Revue” nel 1931; il padre, poco incline a lodare l’opera di chi è a lui vicino, definisce “magistrali” i suoi racconti (lettera del 28 dicembre 1932). Negli anni Trenta collabora con i giornali “Midi le juste”, “Le Petit Marsellais”, “La Dépêche d’Eure-et-Loir” e con il settimanale cattolico “Sept”, pubblicato da François Mauriac.
Nel 1934 ottiene la cittadinanza francese. Il suo successivo “destino francese” è segnato dall’amicizia con alcuni intellettuali, tra cui Jacques Maritain e il domenicano Raymond Léopold Bruckberger (1907–1998), che lo raccomanda come istitutore per il figlio di Georges Bernanos. Nel 1941-1942 a Parigi è accettato al dottorato e si prepara a discutere una tesi con il comparatista Paul Hazard (si consiglia anche con il padre sulla tesi propostagli dal docente), in seguito però sceglie come tema l’opera di Johann Winckelmann. Le vicissitudini della guerra mandano all’aria ogni piano di carriera accademica.
Dopo la caduta del fascismo e l’avvento del governo di Badoglio, che si mette in contatto con il comando alleato su una pace separata, Ivanov decide di rientrare a Roma: alla fine di agosto 1943 si trova nella casa del padre a Via Leon Battista Alberti, 25. Quando nel settembre 1943 Roma è occupata dai nazisti, trova lavoro in Vaticano, de facto e de iure stato indipendente che assicura l’immunità diplomatica; qui collabora con monsignor René Fontenelle (1894–1957), attivo antifascista francese, e con il diplomatico americano Harold Tittmann (1893-1980); probabilmente grazie a questi contatti, subito dopo la liberazione di Roma diventa redattore e corrispondente del quotidiano del corpo di spedizione francese “La Patrie” e dal luglio 1944 dirige il suo supplemento letterario “Présence: Hebdomadaire français en Italie”, in cui debutta con il nome di Jean Neuvecelle con cui sarà conosciuto nel mondo francese (usa anche altri pseudonimi, non ancora decrittati tutti). Sono pubblicate su questo supplemento le opere di Vasilij Grossman, Aleksej Tolstoj, Tat’jana Suchotina-Tolstaja, Il’ja Erenburg, Lidija Ivanova, Ol’ga Šor, Paul Claudel, Francois Mauriac, Albert Camus, Louis Aragon, Jean-Paul Sartre, Raymond Aron e altri.
Dal 1945 al 1948 è il corrispondente romano del quotidiano francese “Combat”, diretto da Camus; dal 1949 al 1976 è il corrispondente di “France Soir”, di cui dirige l’ufficio romano: scrive della vita politica e culturale italiana; dai suoi reportage nasce il libro Église, capitale Vatican (Paris: Gallimard, 1954).
Nell’autunno 1955 è inviato corrispondente a Mosca come responsabile della sede russa di “France Soir”: i suoi articoli, che s’incentrano sulle più recenti novità politiche sovietiche, sui cambi di potere e sul XX congresso del partito, gettano luce anche su vicende meno note della vita culturale (ad es. i festeggiamenti per il 75 giubileo di Aleksandr Blok a Leningrado o la polemica sul romanzo di Vladimir Dudincev Non di solo pane, ecc.). In questo periodo moscovita incontra in via non ufficiale Erenburg, la famiglia di Michail Geršenzon, l’antroposofa Margarita Borodaevskaja (1882–1969), conosce gli slavisti francesi, presenti allora a Mosca, Pierre Pascal, Georges Nivat, Jacqueline De Proyart; pubblica un dettagliato servizio su Boris Pasternak a Peredelikino, traduce pagina dopo pagina il dattiloscritto del Dottor ivago, ricevuto dal poeta, risiedendo nell’ambasciata francese. In seguito fa inchieste su Taškent, Buchara, Samarcanda, Kiev, Suzdal’, Vladimir, Novosibirsk. Rientrato in Italia nel 1956, pubblica su “France Soir” alcuni resoconti della vita quotidiana in URSS (21, 23, 24, 25, 28, 30 aprile 1956). Negli anni successivi fa anche lunghi reportage dal mondo (India, Indonesia, Africa, USA, Asia centrale); sfidando il pericolo, compila una cronaca della guerra in Algeria e del conflitto turco-greco a Cipro. Lasciata “France Soir”, dal 1978 comincia a collaborare con la rivista francese «Le Point» e con il quotidiano svizzero “Le Journal de Genève”, dapprima con lo pseudonimo di Jean Lucquois, poi come Jean Neuvecelle. Per la sua attività giornalistica è stato insignito di diverse onorificenze francesi e italiane: Cavaliere della Legion d’onore (Chevalier de la Légion d’honneur, 1964), Ufficiale della Legion d’Onore (Officier de la Légion d’honneur, 1979), Premio Internazionale della città di Roma (1980).
Dopo la morte del padre nel 1949, insieme a Ol’ga Šor cura la prima edizione post mortem del libro Svet večernij di Vjač. Ivanov (Oxford: Clarendon Press, 1962) e coordina l’edizione in 4 volumi delle sue opere complete (Bruxelles 1971-1987); prepara insieme a Nikolaj Balašov le tragedie di Eschilo, tradotte da Vjac. Ivanov (Мosca: Nauka, 1989). Avvia inoltre quella serie di convegni scientifici dedicati all’opera del poeta, che si sono tenuti a Yale (USA, 1981), Roma (1983), Pavia (1986), Heidelberg (1989), Ginevra (1992), Budapest (1995), Vienna (1998) e Roma (2001). Nel 2001 fonda a Roma il Centro studi e ricerche Vjačeslav Ivanov.
Fonti archivistiche
Centro studi e ricerche Vjačeslav Ivanov, Roma.
Pubblicazioni
Neuvecelle J. Église, capitale Vatican. Paris: Gallimard, 1954.
Vatican. Lausanne: Ed. Rencontre, 1964.
Jean XXIII, une vie. Paris: Grasset, 1965 (tradotto in spagnolo e italiano).
Vatican, portes ouvertes. Paris: Ed. Mondo-Seuil, 1978 (tradotto in tedesco e italiano).
Rome et le Vatican aujourd’hui. Paris: Ed. Jaguar, 1982 (tradotto in tedesco).
D’Ivanov à Neuvecelle. Entretien avec Jean Neuvecelle, recueillis par Raphaёl Aubert et Urs Gfeller. Montricher: Les Editions noir sur blanc, 1996 (рус. пер.: Обер Р., Гфеллер У. Беседы с Димитрием Вячеславовичем Ивановым / предисл. Ж. Нива. С.-Пб.: Изд-во Ивана Лимбаха, 1999)
Иванов Д.В. Из воспоминаний // Новое литературное обозрение. 1994. № 10. С. 297–310.
Из воспоминаний // Вячеслав Иванов: Материалы и исследования. М.: Наследие, 1996. С. 34–71.
Вяч. Иванов о вселенском анамнезисе во Христе как основе славянского гуманизма // Вячеслав Иванов: Архивные материалы и исследования. М.: Русские словари, 1996. С. 175–184.
Bibliografia
Шишкин А.Б. Неопубликованное письмо З.Н. Гиппиус к Д.В. Иванову // Пути искусства: символизм и европейская культура ХХ века. М.: Водолей Рublishers, 2008.
Nell'immagine: Dimitrij Ivanov negli utlimi anni di vita
Andrej Chichkine
15 dicembre 2020