Ancora isolata nel secondo Ottocento, Positano comincia ad essere conosciuta e amata grazie allo spirito pionieristico di artisti e intellettuali stranieri che di questo paese, racchiuso fra alte cime e scogliere a picco sul mare, amarono il carattere primitivo (M. Romito, La pittura di Positano nel ‘900, p. 11). Arroccata ai piedi di monte Sant’Angelo sull’estremo versante occidentale dei Monti Lattari, la cittadina accoglie nei primi decenni del XX secolo rifugiati da diversi paesi (i russi emigrati dalle rivoluzione del 1917) e profughi per motivi politici (artisti tedeschi sfuggiti al nazionalsocialismo), attratti dal sogno di un’esistenza più libera, dal basso costo della vita e dal sole del meridione.
Il primo russo a scoprire Positano e farla conoscere a molti altri è Michail Semёnov, che vi si stabilisce dopo la Prima guerra mondiale: con i soldì guadagnati come intermediario per i contatti con gli artisti italiani di Sergej Djagilev si compra a Positano un mulino abbandonato, il Mulino D’Arienzo, che trasforma a poco a poco in una villa sul mare, dove vivere e curare la nevrastenia “con il vino e con il sole”, e in questa dimora ospita Djagilev, Picasso, Jean Cocteau, Lifar', Bakst, Nižinskij, Stravinskij, Marinetti, Depero e altri.
Dal 1929 si stabilisce a Positano il pittore autodidatta Ivan Zagorujko , dal 1936 è ospite di Semёnov l’ex bibliotecario della Biblioteca di San Pietroburgo Ivan Ivanovič Averin (SPb., 4.3.1890 – Roma, 22.9.1941), dal 1938 vi risiede lo scrittore Lev Nussimbaum, considerato dal governo fascista uno specialista dell’Islam.
A Positano gli esuli russi entrano in contatto con gli artisti e intellettuali tedeschi, rifugiatisi sulla costiera amalfitana: gli scrittori Stefan Andres (1906–1970) e Armin Wegner (1886–1978), la ceramista di origini polacche Irina Koval’ska (1905–1991), il grafico austriaco Kurt Craemer (1912 –1961), l’esponente del modernismo tedesco Karli Sohn-Rethel (1882–1976), il ceramista Richard Dölker (1896–1955) ed altri.
A Positano capita alla fine degli anni Quaranta, per far visita all’amico Zagorujko, anche David Burljuk, che poi nel 1962 durante un viaggio intorno al globo con la moglie vi si fermerà per due mesi.