Si forma come pittore a Kiev, sotto il maestro Boris Georgiev. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, si arruola nel reggimento scelto dei cosacchi, e quindi nell'esercito ‘bianco'. Dal 1920 vaga tra la Turchia, la Bulgaria e la Grecia. Giunge a metà degli anni '20 in Italia e risiede prima a Venezia e in Trentino, dal 1928 a Roma e dai primi anni '30 fino alla morte a Positano. Negli anni '30 fa diversi viaggi all'estero e i suoi dipinti eseguiti a Stoccolma e in Finlandia mostrano una luce chiara, fredda, animata da blu e da azzurri, che resteranno come caratteri peculiari anche delle sue opere successive.
A Positano conosce e frequenta altri esuli russi rifugiatisi nella zona, come
Leonid Mjasin,
Michail Semenov e
Vasilij Nečitajlov, ma spesso invita anche i propri amici a soggiornare a Positano; nel '33 viene
Aleksej Isupov e nel '37 arriva il suo vecchio maestro da Kiev, Boris Georgiev. Verso la fine degli anni '40 viene a Positano uno dei protagonisti del futurismo russo
David Burljuk; le lettere scambiate e le dediche scritte nei registri delle mostre di Zagorujko testimoniano della loro fraterna amicizia.
La fine degli anni '30 vede l'inizio delle vicissitudini del pittore, dovute alle leggi fasciste introdotte all'inizio della Seconda guerra mondiale. Nel 1941 rischia di essere deportato in un campo d'internamento per stranieri e viene salvato da questo destino grazie all'aiuto di personalità di Positano, quali Don Saverio Cinque e il dott. Fiorentino. Quest'ultimo certifica che le cagionevoli condizioni di salute dell'artista non consentono il suo spostamento. Zagorujko è comunque costretto a sottoscrivere un ‘Verbale di diffida', nel quale accetta di non ricevere nessuno e di attenersi a tutte le disposizioni inerenti gli stranieri internati. Anche ritrarre i paesaggi dal vivo è vietato per timore di spionaggio e per Zagorujko non vi è privazione peggiore. Sono gli anni più duri, dipinge alcuni ritratti ed è privato della sua principale fonte di guadagno, la pittura di paesaggio; dalla povertà passa all'indigenza. Sopravvissuto alle privazioni della guerra, con l'arrivo della pace si apre per lui una nuova stagione artistica. Le sue composizioni si caricano di misticismo, di un velato respiro simbolista con chiari accenti di stile
fauve.
Nei primi anni '60 inizia un nuovo periodo di crisi: continue allucinazioni spingono l'artista in una sorta di chiusura paranoica. Nell'aneddotica locale restano ancora vivi i suoi discorsi con il fedele gallo Ippolito.
È sepolto nel cimitero della ‘sua' Positano, sulla tomba l'epitafio-citazione:
Come è bello il mondo di Dio.
Attività espositiva
1935 - Prima Mostra d'arte di Positano (
paesaggi di Positano).
1936 - Mostra degli stranieri residenti in Italia (
Autoritratto,
Allegoria e
Positano, raggi di sole), XX Biennale di Venezia.
1937 - Prima Mostra del Sindacato provinciale fascista Belle Arti a Salerno.
1942 - Seconda Mostra del Sindacato provinciale fascista Belle Arti a Salerno (una natura morta, un San Francesco e un paesaggio inventato di mare in tempesta).
1947 - Galleria Forti di Napoli.
1948 - Prima Annuale nazionale d'arte
a Cava de' Tirreni.
1953 - prime mostre personali: marzo - Positano, presso il Cinema Italia (circa settanta opere); dicembre - Salerno, nella Casa del Combattente.
1955 - Galleria d'Arte del Palazzo delle Esposizioni a Roma (insieme con Accogli, Bellini, Di Giorgio, Freschi e Pittini); una mostra personale al Palazzo Borghese a Roma (trentanove opere).
1958 - Palazzo di Città a Salerno (la personale precedente).
1958 - Galleria d'Arte del Palazzo delle Esposizioni a Roma (espone trentanove quadri nella collettiva con Orsatti, Pettinicchi e Svečnjak); riceve il
Diploma d'Onore al
VII Premio Nazionale a Ravenna.
1963 Galleria d'Arte del Palazzo delle Esposizioni a Roma - mostra personale.
1964, maggio - Palazzo Sant'Agostino di Salerno
Mostra di Artisti Salernitani (ultima mostra).
Fonti archivisticheArchivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Divisione generale della Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, 1928 A16. B. 119. F. Netchitailoff Basile.
Archivio della biblioteca comunale di Positano (12 lettere).
Archivio della Pinacoteca Provinciale di Salerno.
Bibliografia
E. Guglielmi. La "personale" di G. Zagoruiko, «Roma» (Napoli), 30.12.1953.
C. Knight. Un esule russo a Postano: il pittore Ivan Zagorviko (sic), «Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana», IV ns (XIV), 1994, pp. 269-273.
Ivan Giovanni Zagoruiko, I Pittori Russi a Positano, a cura di M. Bignardi, Edizioni Il Punto, Ravello, 1995.
In fuga dalla storia.
Esuli dai totalitarismi del Novecento sulla costa di Amalfi. Catalogo della mostra artistica bibliografica e documentaria, Amalfi, Centro di cultura amalfitana, 2005, pp. 19-20, 71-73.
M.G. Talalaj, Russkie chudozniki na juge Italii, in Chudozestvennaja kul'tura russkogo zarubez'ja 1917–1939, Moskva 2008, pp. 168–171.