Tale simpatia trova conferma nelle numerose interviste a Gor'kij realizzate dai maggiori quotidiani italiani sin dal giorno successivo al suo arrivo a Napoli e nelle spontanee manifestazioni di simpatia, mostrate in occasione della sua partecipazione a eventi pubblici: dalle passeggiate lungo la riviera di Chiaia e via Caracciolo alla visita al Museo Nazionale e al teatro Politeama, dove è accolto da una vera e propria ovazione.
Nella loggia centrale, in prima fila, occupata di solito dal Duca di Aosta, ha fatto la sua apparizione il grande scrittore russo, accompagnato da due signore e da un amico. La notizia del suo arrivo si è presto diffusa tra gli spettatori e....tutti si sono alzati ad applaudire. Il rumore ha coperto il suono dell'orchestra... Maksim Gor'kij si è avvicinato al parapetto per ringraziare tutti («L'Avanti», 28 ottobre 1906).
Il 28 ottobre Gor'kij prende parte al comizio Pro Russia, organizzato dalla sezione napoletana del Partito socialista e dalla Borsa del Lavoro di Napoli a Piazza San Lorenzo. Il «Mattino» descrive la piazza e i vicoli circostanti gremiti da migliaia di persone ansiose di vedere passare il talento russo (Il comizio Pro Russia con l'intervento di Maksim Gor'kij, 1906, p. 4). Il comizio è introdotto da Giovanni Bergamasco e da Arturo Labriola; anche in questo caso il discorso di Gor'kij, che veniva tradotto da Marija Andreeva, è accolto da un'ovazione.
Tra Gor'kij e Labriola nasce una profonda amicizia, di cui rimane traccia sia nella corrispondenza dello scrittore che nelle memorie dell'editore A. A. Zolotarev, nelle quali sono riferiti numerosi incontri. Gor'kij condivide molte delle teorie dell'amico italiano e lo difende dagli attacchi di Georgij Plechanov, che nel 1907 critica aspramente il sindacalismo rivoluzionario nell'articolo Critica della teoria e della pratica del sindacalismo (San Pietroburgo), seguito alla pubblicazione in russo del libro di Labriola Riformismo e sindacalismo (San Pietroburgo, 1907), con la prefazione di Anatolij Lunačarskij.Gor'kij è al centro di un'intensa vita culturale: viaggia per visitare le città d'arte, frequenta intellettuali e uomini politici italiani, partecipa a comizi, assiste alle feste popolari e a numerose rappresentazioni teatrali soprattutto nei teatri napoletani. È proprio alla rappresentazione di Miseria e nobiltà che lo scrittore conosce nel 1910 Eduardo Scarpetta, di cui l'archivio Gor'kij di Mosca conserva una foto con dedica. Dell'incontro resta anche la testimonianza di Eduardo De Filippo che all'epoca dei fatti aveva appena 10 anni (Stranicy istorii neapolitanskogo teatra, "Teatr" 1958, n.7, p.178) e dello stesso Gor'kij.
Amo sempre di più e appassionatamente l'Italia, in particolare Napoli e il teatro napoletano. Che meraviglia di teatro, amico mio! Qui recita l'attore comico Edoardo Scarpetta, il quale è anche direttore del teatro "Mercadante" e protagonista di tutte le pièces che si mettono in scena in questo teatro. Lui e il suo collaboratore Della Rossa sono artisti magnifici. Scarpetta è l'erede di Pulcinella – del nostro Petruška! (lettera di Gor'kij a L. A. Suleržickij, Capri 23 giugno 1910, in Pis'ma, Moskva 2001, t. 8, p. 92).
L'impegno di Gor'kij in campo editoriale – che è insieme alla scrittura, l'attività cui dedicò maggior impegno e dedizione – spinge molti scrittori italiani a inviargli le loro opere. Con l'aiuto di M. Andreeva, lo scrittore legge e valuta con attenzione ogni manoscritto e risponde dettagliatamente alle richieste di giudizio. Giovanni Germanetto, che aveva inviato a Gor'kij un suo scritto, afferma:
"La lettera dell'autore di La Madre era più lunga del mio racconto e, naturalmente, piena di note critiche" (G. Germanetto, Vospominanija o Gor'kom, "Vestnik Akademii Nauk Sssr" 1942, n.7-8, p. 42).
Il fatto che Gor'kij fosse immerso nella vita letteraria italiana è testimoniato anche dalla pubblicazione di numerose traduzioni di opere italiane rese possibili dal suo intervento. Per sua iniziativa è tradotta la prima raccolta delle opere di Giovanni Pascoli sulla rivista «Vestnik Evropy» (1914, vol. 5), vedono la luce su «Sovremennik» (1913, vol. 5) alcuni racconti di Pirandello, tra cui La morta e la viva, mentre nella raccolta «Znanie» (1906, vol. 8) trova posto il componimento poetico di contenuto sociale Il canto dei minatori di Mario Rapisardi.
Nel novembre 1907 Gor'kij e M. Andreeva viaggiano per la Toscana, visitano Firenze e Siena e qui incontrano Ugo Ojetti, il quale si fa tramite per un breve incontro con d'Annunzio. Con Ojetti Gor'kij intreccia un'affettuosa amicizia, che s'interromperà bruscamente negli anni dell'adesione di Ojetti al fascismo. Sempre a Firenze, secondo quanto scrive a Konstantin Pjatnickij, Gor'kij incontra Eleonore Duse (Pis'ma, Moskva 2000, t. 6, p. 107).Ai contatti letterari si alternano i rapporti con i rappresentanti del mondo politico, legati al Partito socialista, tra cui Enrico Ferri per il quale ha espressioni nettamente critiche.
Ieri ho cenato da Ferri. Dio mio! C'era il presidente dell'Argentina con sua moglie, sul tavolo splendore e lusso... e indifferenza per tutto, tranne che per la sua persona grandiosa, l'indifferenza di un uomo europeo al quale tutto è noto ed è annoiato da tutto (Lettera a I. P. Ladyžnikov del 17 dicembre 1907, in Pis'ma, t. 6, p. 123)
In questi anni Gor'kij è un punto di riferimento per il Partito socialista italiano, attivamente impegnato a sostenere la lotta all'autocrazia zarista. I contatti politici dello scrittore, uniti alle manifestazioni di simpatia che nascevano spontaneamente ogni volta che assisteva a un evento pubblico, destano molta preoccupazione tra i rappresentanti dell'Ambasciata russa in Italia e spingono Giovanni Giolitti a vietare la presenza di Gor'kij a Roma in occasione di una manifestazione per il II anniversario della rivoluzione di Febbraio. Il divieto è oggetto anche di un'interrogazione parlamentare a Giolitti, chiamato da Filippo Turati a dare una risposta pubblica, in occasione della quale l'allora capo del governo respinge le accuse al mittente affermando:
Io ho il massimo rispetto pel Gorki anzi soggiungo che sono stato lettore assiduo dei suoi libri e non avendo alcun preconcetto contro di lui, non posso considerare la sua presenza pericolosa, tutt'altro... Ma se avevate per lui il rispetto che dite, dovevate farlo parlare in un posto ove il pubblico avesse potuto ascoltare la sua voce e non servirsene come una bandiera per tumulti (Atti parlamentari, Legislatura XII, Camera dei Deputati, 30 aprile 1907).
L'impedimento a svolgere pubblicamente attività di tipo politico non è tuttavia di ostacolo ai numerosi contatti con i rappresentanti del Partito socialista italiano e all'intensa vita culturale che si era animata intorno allo scrittore, sia grazie all'arrivo di numerosi ospiti dalla Russia che alle nuove amicizie italiane.
"La casa di Gor'kij era aperta a tutti ed egli offriva loro la più larga ospitalità. La sua tavola era sempre pronta per una numerosa schiera di convitati (Roberto Bracco, Quando Gor'kij era a Capri, «Il Giornale d'Italia», 9 agosto 1917).
I convitati sono spesso giovani studenti russi, giunti in Italia per studiare presso le Università italiane e sfuggire così la persecuzione del governo zarista per la loro appartenenza politica. Oppure artisti, pittori che si offrono di dipingere il ritratto dello scrittore, o musicisti che animano le sue serate capresi e, in tal modo, grazie alla generosità dell'ospite, riescono a sbarcare il lunario. A loro si sono aggiunti molti intellettuali ed eccellenti esiliati politici: l'amico e concittadino Fedor Šaljapin, gli scrittori Leonid Andreev, Ivan Bunin, ma anche i futuri protagonisti della scena politica russa, tra cui Lenin che raggiunge Gor'kij per ben due volte nel 1908 e nel 1910.
Gor'kij e Šaljapin
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I due viaggi di Lenin a Capri non hanno il semplice scopo di far visita a un amico in una delle zone turistiche più belle del mondo, ma si propongono di evitare una scissione all'interno del Partito socialdemocratico. In quegli anni, infatti, ruotano intorno a Gor'kij i cosiddetti "bolscevichi di sinistra", tra cui Aleksandr Bogdanov, sostenitore di una concezione antidogmatica del marxismo e contrario a un partito guidato da intellettuali, e Anatolij Lunačarskij, che, a sua volta, teorizza la necessità di trasformare il marxismo in una vera e propria religione laica. Lenin propone una struttura di partito molto centralizzata e si oppone allo spontaneismo della base; Bogdanov, Gor'kij e Lunačarskij, al contrario, ritengono che il proletariato debba avere una propria intelligencija, capace di autodeterminarsi e di non dipendere da intellettuali di origine borghese. Il conflitto che si sviluppa tra i due compagni di partito è aspro e il fatto che Bogdanov, considerato il maggior avversario di Lenin, sia appoggiato da Gor'kij, che fino a quel momento aveva generosamente finanziato l'attività dei bolscevichi, ne amplifica le conseguenze. Per mettere in atto le loro idee, i bolscevichi di sinistra ritengono necessario creare una scuola di partito per operai con lo scopo di formare i futuri dirigenti del partito. Il primo viaggio di Lenin, arrivato a Capri, con l'idea di riportare Gor'kij dalla sua parte e che resta immortalato da una celebre fotografia in cui gioca a scacchi con Bogdanov, termina con una sconfitta.
La scuola di partitoLa Scuola apre i battenti con quindici allievi, tredici provenienti dalla Russia e due esiliati, già residenti a Capri, a questi si aggiungono tredici studenti esterni, ammessi come uditori. Come racconta Tatjana Aleksinskaja, a Capri insieme al marito:
Tutti gli allievi sono alloggiati e nutriti dal Comitato della Scuola, il quale garantisce loro un soggiorno di sei mesi all'estero e il rimborso delle spese di viaggio. L'idea della Scuola ha un grande successo tra gli operai perché in Russia, braccati dalla polizia, essi non sono in grado di dedicarsi liberamente agli studi socialisti (T. Aleksinskaja, Les souvenirs d'une socialiste russe, «La grande revue», Paris 1923, XXVII, 9, p. 466).
Lo scopo principale degli organizzatori é di educare gli operai all'applicazione pratica delle nozioni impartite e non di limitarsi alla semplice trasmissione di conoscenze teoriche. Le materie d'insegnamento sono attribuite nel seguente modo: A. Bogdanov - lezioni di economia politica e di storia del pensiero sociale; G. Aleksinskij - lezioni di finanza e storia del movimento operaio in Belgio e Francia; A. Lunačarskij - storia del sindacato, storia della socialdemocrazia tedesca e storia dell'arte; M. Ljadov (storico) - storia del partito; V. Desnitckij-Stroev (critico letterario) - relazioni tra stato e chiesa; M. Gor'kij - storia della letteratura russa; M. Pokrovskij (storico) - storia della Russia.
L'alto livello intellettuale del corpo docente e il programma ambizioso che s'intende sviluppare creano non poche difficoltà agli allievi, com'è testimoniato da uno dei partecipanti.
I nostri primi articoli e i nostri primi discorsi erano nella maggior parte dei casi di basso contenuto; malgrado fossimo stati selezionati tra un ampio numero di pretendenti, la scelta non fu omogenea: alcuni mostravano una preparazione adeguata, altri avevano terminato appena la scuola elementare (V. M. Kosarev, Partijnaja škola na ostrove Kapri [La scuola di partito sull'isola di Capri], in «Sibirskije ogni», Novosibirsk 1922, n. 2, p. 65).
Per svolgere in pochi mesi il programma previsto, gli studenti sono impegnati per l'intera giornata, dal mattino alle otto di sera, e hanno un unico giorno libero alla settimana. I lavori sono interrotti solo per i pasti e il livello di apprendimento é controllato attraverso questionari periodici. Nel 1922, Kosarev avrebbe descritto in modo dettagliato l'organizzazione della giornata di lavoro nella scuola:
"...fino alle ore 12 gli allievi preparavano i loro corsi, redigendo, soprattutto, testi scritti; dalle 12 alle 14 si svolgeva la prima lezione; dalle 14 alle 16 si pranzava e, immediatamente dopo, prendeva avvio il secondo corso, il quale durava fino alle 18; la sera allievi e insegnanti si dedicavano a esercizi pratici (V. M. Kosarev, Partijnaja škola na ostrove Kapri, cit., p. 65).
Non mancava, comunque, il divertimento, almeno a giudicare dalle foto conservate nell'archivio Gor'kij di Mosca che ritraggono gli operai in attività ludiche sulle spiagge di Capri, alle quali si possono aggiungere visite presso musei partenopei sotto la guida di Lunačarskij.
Lenin non ha, però, intenzione di dichiararsi sconfitto e continua la sua battaglia contro i capresi, tentando di convincere gli allievi a trasferirsi a Parigi, dove, a sua volta, aveva aperto una scuola, riuscendo a dividere i partecipanti. Nell'ottobre 1909 arriva a Capri l'ultimo numero del «Proletarij», nel quale il leader bolscevico mette sotto accusa gli organizzatori della Scuola. Bogdanov tenta di difendersi leggendo agli operai un articolo di risposta, nel quale argomenta la sua posizione antileninista, e propone una scissione. Cinque degli allievi passano dalla parte di Lenin e sono espulsi.Tatijana Aleksinskaja nelle sue memorie avanza forti dubbi sulla sincerità delle intenzioni degli operai. La rivoluzionaria ritiene che la scelta dei cinque studenti fosse determinata da motivi di opportunità e non certo da convinzioni politiche profonde.
Avendo vissuto molti mesi a Capri e sapendo bene che da li a poco avrebbero dovuto ritornare in Russia e ricominciare il loro lavoro nel partito, hanno preferito prolungare il loro soggiorno all'estero e, con un pretesto politico, fare un viaggio a Parigi (T. Aleksinskja, Les souvenir d'une socialiste russe, cit., p. 472).
Il 18 dicembre del 1909 l'esperienza della Scuola di Capri si chiude definitivamente e gli operai lasciano l'isola, accompagnati da Lunačarskij che a Roma tiene per loro l'ultima lezione del suo corso di storia generale dell'arte.
Vladimir Ilič, mio caro,
io nutro per lei un profondo rispetto e, inoltre, mi è naturalmente simpatico, ma, scusi per l'impertinenza, lei è un uomo estremamente ingenuo nei suoi rapporti con gli altri e nei giudizi che ne dà. Passi pure se ci limitassimo alla sua ingenuità, ma a volte mi sembra che per Lei qualsiasi persona non sia altro che un flauto con il quale eseguire ora questa ora quella melodia a Lei gradita e che valuti ogni individuo dal punto di vista dell'utilità che questi può apportare alla realizzazione dei suoi obiettivi, convincimenti, propositi (M. Gor'kij, Pis'ma, Moskva 2001, t. VII, p. 200).
In ogni caso qualche mese dopo Lenin è di nuovo ospite di Gor'kij a Capri, ma non si è trattato, come descritto per anni dagli storici sovietici, di una visita dai contorni idilliaci: come racconta Pjatnickij nel suo diario le discussioni tra i due hanno continuato a essere molto accese [Archivio Gor'kij, Fascicolo OD 1-22-57].
Terminata l'esperienza della scuola Gor'kij rimane per altri tre anni nel nostro paese e lascia definitivamente Capri alla fine del 1913, quando grazie all'amnistia concessa dallo zar in occasione del tricentenario della salita al trono dei Romanov, può tornare in patria senza il pericolo di essere arrestato.L'Italia degli anni Venti è molto diversa dal paese in cui lo scrittore aveva vissuto fino al 1913 e che aveva descritto con entusiasmo nelle lettere agli amici e nelle Favole sull'Italia. Gor'kij lo sapeva bene: il 18 settembre 1923 scrive, infatti, all'amico Romain Rolland «della folle avventura di Mussolini» (М. Gor'kij e R. Rolland, Corrispondenza (1916-1936), Аrchiv А. М. Gor'коgo, Vol. XV, Мoskva 1995, p. 68) ed esprime una forte preoccupazione per le vicende politiche italiane. Già al momento della richiesta del visto, Gor'kij ha capito che la sua libertà di azione sarebbe stata limitata:
«Мussolini "il Magnifico" non desidera che io prenda la residenza a Capri, sebbene non abbia la benché minima intenzione di farlo... m'impone innumerevoli restrizioni che ricordano quelle del ghetto medioevale» (М. Gor'kij e R. Rolland, Corrispondenza, 1916 -1936).
Una settimana prima dell'arrivo dello scrittore in Italia si erano svolte le elezioni, precedute da una campagna elettorale contrassegnata da violenze e intimidazioni fasciste. Nel giugno 1924 è ucciso Giacomo Matteotti, che aveva denunciato brogli elettorali. La Secessione dell'Aventino, che porta i deputati dell'opposizione ad allontanarsi dal parlamento, si risolve con il rafforzamento del regime fascista e con pesanti restrizioni della libertà democratica. Tale situazione è descritta con chiarezza e preoccupazione da Gor'kij in una lettera a Romain Rolland del 21 giugno 1925:
«La vita prende sempre più la forma di una crudele guerra civile. L'Europa è allo spasimo e perde la passata sicurezza nel suo prestigio culturale. Con triste sorpresa vedi come in Italia si distrugge impunemente la cultura e si uccidono persone oneste» (М. Gor'kij e R. Rolland, Corrispondenza, cit., p. 128).
Nel 1926 viene arrestato Antonio Gramsci, insieme ad altri rappresentanti del partito comunista, mentre i pochi scampati alla prigione sono costretti all'esilio. Il fatto che lo scrittore seguisse con ansia le vicende politiche italiane e conservasse contatti con i rappresentanti dell'opposizione è testimoniato da un appunto scritto il 9 novembre del 1926:
«Ieri sono andati da Roberto Bracco, lo hanno preso, rinchiuso nel bagno, hanno lanciato nel cortile tutti i libri e i manoscritti e li hanno dati alle fiamme. Pochi giorni dopo hanno visitato Benedetto Croce, hanno tagliato la corrente nel suo appartamento, l'hanno malmenato, e hanno rotto le suppellettili. Croce si è chiesto: perché per tali stupidaggini vengono inviate 45 persone? Dovrebbe venire lo stesso duce a fare tutto questo. Sarebbe per lui più lusinghiero. Hanno convocato un senatore napoletano in un ufficio fascista, l'hanno trattenuto per tutta la notte e, al mattino, tornando a casa, ha trovato il suo appartamento distrutto con tale diligenza che, in una delle quattro camere, anche la parete risultava fracassata. Di 40 professori dell'Istituto agrario ne sono rimasti 7, gli altri sono stati cacciati. A Napoli s'inoltrano ogni giorno fino a trecento e più richieste di lasciare l'Italia. Roma non concede permessi. L'aristocrazia con sempre maggior convinzione dice che il duce sarà obbligato dalle circostanze a dichiararsi dittatore o presidente della repubblica e perfino – dicono – imperatore» (Archiv A. M. Gor'kogo, vol. XII, Moskva 1969, pp. 234-235).
Sugli anni del secondo esilio italiano dello scrittore restano poche testimonianze. Dalle memorie di Vladislav Chodasevič e Nina Berberova, che lo avevano raggiunto nell'ottobre del 1924, sappiamo, però, che molti artisti e intellettuali russi si recano a Sorrento per fare visita a Gor'kij. Tra questi: Vjačeslav Ivanov, Nikolaj Benois, Vsevolod Mejerchol'd e Zinaida Rajch.
I verbali di polizia, relativi ai primi due anni di soggiorno dello scrittore, sono scomparsi dagli archivi italiani, ma il fatto che Gor'kij fosse sotto stretto controllo della polizia fascista è testimoniato da una perquisizione dell'autunno del 1925.
«Il 17 settembre, – scriveva – alle sei del matttino nel mio appartamento, nella stanza della mia segretaria, Maria Ignat'eva Budberg, nata Zakrevskaja, è stata eseguita una perquisizione e sono stati visionati dei documenti da parte della locale polizia di Sorrento. Maria Budberg lavora con me dal 1919 e so con certezza che è una persona completamente estranea alla politica; non è membro di nessun partito politico, non lo è mai stata né in Russia, né all'estero. Come segretaria conserva nella sua stanza tutta la mia corrispondenza letteraria e le minute dei miei manoscritti. Pertanto ritengo che la perquisizione fosse diretta a me» (Documentazione conservata presso l'Аrchivio M. Gor'kij nella sezione lettere a stranieri. Fascicolo numero 59-29-1).
È molto probabile che la polizia, in questo modo, sia venuta a conoscenza della corrispondenza tra lo scrittore e i rappresentanti dell'intelligencija antifascista europea. Gor'kij indirizza a Mussolini due lettere e due telegrammi per chiedere spiegazioni sull'accaduto, ma non riceve risposta. I documenti e i manoscritti, tra cui le bozze del romanzo Žizn' Klima Samgina (La Vita di Klim Samgina), vengono restituiti e a Gor'kij sono inviate, tramite l'Ambasciata russa, le scuse ufficiali di Mussolini (N. Berberova, Železnaja Ženščina [La donna di ferro], New York 1982, p. 223).
Alla fine del 1925 Gor'kij si trasferisce per qualche tempo a Posillipo, prendendo alloggio a Villa Gallotti, per poi tornare di nuovo a Sorrento. Dai documenti di polizia relativi al periodo dal 1927 al 1932 risulta che lo scrittore e i suoi familiari vivevano sotto lo stretto controllo della polizia fascista, la quale, oltre a pedinare anche gli ospiti occasionali, era arrivata a sequestrare corrispondenza, libri e giornali, inviati dalla Russia. Tale atteggiamento provoca le proteste ufficiali dell'Ambasciata sovietica in Italia, che ottiene la restituzione del materiale sequestrato.