Emigra nel 1920, inizialmente da Novorossijsk a Costantinopoli, per poi raggiungere nello stesso anno l'Italia. Dal 1920 risiede a Roma in Via Salaria 78a insieme alla moglie Aleksandra Petrovna Suvorovaja (26.10.1863, Novočerkassк – 6.6.1926, Roma), al figlio Petr Ivanovič (12.4.1895 – 9.1.1933, Roma), alle figlie Ol'ga (nata il 15.6.1892), Anna (nata il 6.4.1894) e Natal'ja (nata nel 1904). Una sera la figlia Natalija viene maltrattata da un agente di polizia. Il padre scrive così alle autorità che successivamente aprono un'inchiesta:
All'Ill. Signor Direttore Generale della Pubblica Sicurezza - R O M A -
Il sottoscritto, ex Generale dell'Esercito Imperiale Russo GIOVANNI ASTACHOFF, abitante in via Salaria N° 78 A, si permette di far presente alla S.V. Ill° quanto segue: Il I° Maggio alle ore 23 mentre mia figlia NATALIA di anni 20 transitava per via Nazionale per recarsi a casa, all'angolo di via Torino era affrontata da un individuo il quale seguendola la chiamava: "Signorina; Signorina". Mia figlia ha affrettato il passo, ma l'individuo col bastone le ha toccato il braccio. Indignata da questo gesto si è voltata e coi guanti che teneva nella mano ha sbattuto sulla mano dell'individuo, dicendo: "come si permette lei di agire in questa maniera!". Questi allora le rispose: "non sapete che io sono un agente di pubblica sicurezza? fatemi vedere i vostri documenti di riconoscimento". Mia figlia che non aveva con se nessun certificato di riconoscimento lo ha pregato di andare con lei al Teatro Costanzi dove lavora e dove potevano dare tutte le informazioni che desiderava. L'agente non ha voluto assolutamente sentire ragioni e con maniere brusche l'ha condotta al Commissariato di Via Palestro N° 44. Quivi è stata interrogata da un funzionario di servizio il quale dopo segnate le generalità intendeva di lasciarla libera. Ma l'agente insistette di condurla con alcune donne di malaffare alla Questura Centrale. Mia figlia si mise a piangere e supplicare, dicendo che la famiglia l'attendeva a casa e che non aveva fatto nulla di male per essere trattata in tal modo. A queste suppliche l'agente domandò villanamente se a casa l'attendesse l'amante anziché la famiglia. Subito dopo, assieme alle altre donne, a mia figlia venne ordinato di seguire l'agente in Questura. Appena sulla strada, ai pianti e alle suppliche di lei intervennero a suo favore le altre donne presenti le quali insistettero presso l'agente di lasciare libera mia figlia, dicendo all'agente: "ma non vedi che questa è una signorina di famiglia e non una di noi?" fu in seguito all'intervento di queste donne che mia figlia fu lasciata in libertà. Nel lasciarla l'agente le diresse parole di minaccie per intimorirla affinché non facesse rapporto dell'accaduto. L'indomani mia moglie e mia figlia si sono recate alla Questura Centrale dal Signor Commissario Guido (addetto all'ufficio dei forestieri) il quale è stato informato dell'accaduto. Nell'esporre alla S.V. quanto sopra ho fiducia che saranno prese le misure necessarie contro l'agente per il suo modo di agire, giacché dallo svolgimento del fatto si comprende che non si tratta di un equivoco ma di bassa vendetta perché mia figlia non ha aderito agli inviti tutt'altro che onesti che l'agente le aveva rivolti. Il fatto produce penosa impressione a noi esteri che abbiamo considerato sempre l'Italia come paese di cortesie e di gentilezze. Certo l'agente non fa onore al buon nome della polizia italiana. Debbo aggiungere che mia figlia è rimasta tanto impressionata dell'accaduto che per qualche giorno non siamo riusciti a calmarla. Fiducioso della giustizia di V.S. ringrazio IL MAGGIOR GENERALE DELL'ESERCITO IMP. RUSSO - GIOVANNI ASTACHOFF [Lettera di Giovanni Astachoff al capo della Pubblica Sicurezza del 14 maggio 1925].
Le indagini non comprovano i fatti, ma l'agente in questione insieme a un collega vengono ammoniti.
Astachov partecipa assiduamente alle attività del Circolo russo, tra il 1924 ed il 1926 fa parte della commissione di revisione e controllo sulla mensa (A.R.C.35.I.81), si occupa della sistemazione dei locali della Sala di lettura e dei libri al suo interno (lettera di M. I. Astanov ad I. P. Astachov del 12 gennaio 1926, A.R.C.35.II.56/42).