Studia all’Accademia militare di medicina, partecipa alla guerra ed è prigioniero per alcuni anni in Germania. Sposa Vera Alekseevna Esipova (3 novembre 1888- 27 maggio/9 giugno 1941), da cui avrà la figlia Vera Georgievna (27 settembre 1911-4 gennaio 1982). Vive e lavora a Roma. Nell’elenco dei membri del
Circolo russo del 1° novembre 1933 risulta residente in via Condotti, 61. Partecipa attivamente alle riunioni del Circolo, come attestato dai verbali.
Intenta azione giudiziaria contro il principe
S. Romanovskij, presentando un esposto presso il conte Carlo Sforza, alto commissario per le sanzioni contro il fascismo. L’accusa è di esser stato denunciato nel 1941 alla Questura centrale di Roma, assieme ad altri quattro apolidi russi, come “antifascista ed elemento pericoloso per lo Stato italiano”. Tale denuncia avrebbe causato un provvedimento di assegnazione di Evdokimov e degli altri russi a un campo di concentramento, revocato, però, subito prima della sua esecuzione. Si conserva notizia dell’accaduto nell’archivio della
Biblioteca Gogol’, in un documento redatto dallo stesso S. Romanovskij per discolparsi dell’accusa.
È stato sepolto nel
cimitero acattolico di Testaccio.
BibliografiaV. Gasperovič, M. Katin-Jarcev, M. Talalaj, A. Šumkov,
Testaččo. Nekatoličeskoe kladbišče dlja inostrancev v Rime, SPb 2002.
Fonti archivisticheBiblioteca Nazionale Centrale di Roma,
Archivio della Biblioteca Gogol'. Stefano Garzonio, Bianca Sulpasso