Russi in Italia

Tat'jana Evgen'evna Perfil'eva


Luogo e data di nascita: 1898
Luogo e data di morte: dopo il 1940
Professione: scultrice, pittrice

 

Nasce in una famiglia colta e cosmopolita: il padre Evgenij Vasil’evič Aničkov (1866–1938) è un insigne storico della letteratura e studioso di folclore, la madre Anna Mitrofanovna Avinova è una scrittrice, nota con lo pseudonimo di Ivan Strannik (1868–1935), e traduttrice: è sua la prima versione francese del 1901 dei racconti di Gor’kij I vagabondi. Passa la giovinezza tra la residenza di Parigi, dove la madre tiene un famoso salotto letterario, e la casa di San Pietroburgo, frequentate da Maksimilian Vološin, Anatole France, Maksim Gor’kij, Aleksandr Blok, Vjačeslav Ivanov, Aleksandr Amfiteatrov e altri; è inserita nel mondo letterario dei genitori insieme alla sorella maggiore Elisabetta (1894-1940), che diventerà una storica della letteratura e sarà condannata a morte negli anni staliniani, e il fratello Igor’ (1897-1978), anche lui filologo e letterato.

Dopo le rivoluzioni del 1917, emigra in America, dove – come ricorderà anni dopo Lidija Ivanova – “espone con grande successo le sue sculture assai talentuose” (L. Ivanova, Vospominanija, p. 153). Alla fine degli anni Venti si trasferisce a Roma, dove vive in via del Babuino insieme al marito, Dmitrij Sergeevič Perfil’ev (1888 - dopo il 1938 ), colonnello ed eroe della Prima guerra mondiale, e alla figlia Varvara (nasce nel 1930); frequenta la comunità russa di Roma, ha contatti d’amicizia con la famiglia di Vjačeslav Ivanov, con l’antiquario barone Vasilij Lemmerman, con il diplomatico e poeta Aleksandr Nikolaevič Mjasoedov (1876-1964), legato ai circoli monarchici.

Nel 1928 partecipa alla 94 Esposizione della Società Amatori e cultori di Belle Arti con tre acqueforti (Anticristo, Monaco, Adamo e Eva); nello stesso anno dalla Galleria Fiamma le è organizzata una personale, in cui espone 15 acqueforti, tre disegni e le sculture Ritratto di uomo e Ritratto di donna. Tra i visitatori della mostra c’è anche Gor’kij.

Nella seconda metà degli anni Trenta si sposta in Jugoslavia, insegna per qualche tempo all’Università di Skopje (qui nel 1920 era emigrato il padre, diventato poi professore all’Università di Skopje).

Ritorna a Roma molti anni dopo (è sempre Lidija Ivanova la narratrice della sue vicende esistenziali), vive un nuovo periodo creativo ispirato dall’avanguardia, molto apprezzato da Lionello Venturi che si prodiga ad organizzarle una mostra (p. 154). D’improvviso negli anni Quaranta sparisce dal panorama culturale di Roma e lascia cadere ogni contatto con gli amici russi. Solo molti anni dopo si viene a sapere che si è inserita in una famiglia di operai napoletani e si occupa dell’educazioni dei loro bambini. Muore sola e in povertà.

 

Fonti archivistiche

Centro studi e ricerche Ivanov, Roma.

ACS. PS. A4 bis. B. 243. F. Messoyedoff Alessandro fu Nicola.

 

Bibliografia

L. Ivanova, Vospominanija. Kniga ob otce. Pariž: Atheneum, 1990.

P.P. Pancotto, Artiste a Roma nella prima metà del Novecento, Roma: Palombi, 2006.


Nell'immagine copertina del catalogo della 94 Esposizione della Società Amatori e cultori di Belle Arti

Antonella d'Amelia
20 dicembre 2020


Manifesto della Società Amatori e cultori di Belle Arti, disegnato da Aleardo Terzi per l'Ottantesima esposizione (1910)



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