Nella prima metà del Novecento il teatro subì importanti cambiamenti nella gestione amministrativa, che non poterono non influire sull’offerta artistica: gestita sin dalle origini da una struttura societaria che affidava le produzioni a impresari esterni, La Fenice aveva affrontato difficoltà economiche sempre maggiori, che ne avevano causato la chiusura una prima volta allo scoppio della I guerra mondiale, e una seconda volta nel 1936. Nel 1937 il teatro divenne di proprietà del Comune, e dopo un importante restauro venne riaperto nel 1938 nella veste giuridica di Ente autonomo (su modello del Teatro alla Scala), struttura amministrativa tuttora vigente che fa capo a un sovrintendente e a un direttore artistico, coadiuvati da un Consiglio di amministrazione presieduto dal sindaco della città. I costi di mantenimento del teatro (produzione artistica e personale interno) sono prevalentemente coperti da contributi statali. Questa riorganizzazione ha permesso un rinnovamento del repertorio e la ripresa di produzioni importanti in ambito lirico: ad es. The Turn of the Screw di Benjamin Britten nel 1954, L’angelo di fuoco di Sergej Prokof’ev, allestito postumo nel 1955 e Intolleranza 1960 di Luigi Nono nel 1961.
Tra queste grandi iniziative la più rilevante fu senz’altro la produzione di Rake’s Progress di Igor’ Stravinskij nel 1951. Questa produzione, che fu un evento epocale per il teatro, era l’approdo di un contatto che il compositore coltivava da diversi anni con la città di Venezia. In Italia il percorso artistico di Stravinskij è stato seguito con attenzione dai compositori Alfredo Casella e Gian Francesco Malipiero, autori dei primi studi monografici in italiano. Grazie al loro interessamento Stravinskij è stato in Italia a più riprese, nell’ambito di manifestazioni legate a istituzioni diverse, che vedevano i due musicisti (in particolare Casella) impegnati nell’organizzazione.
Nel 1925 Stravinskij è invitato alla Fenice alla III edizione del Festival internazionale di musica contemporanea, organizzato dalla International Society for Contemporary Music (ISCM) e gestito dalla Corporazione delle nuove musiche che contava Casella tra i membri più attivi. L’8 settembre Stravinskij presentò la Sonata per pianoforte, molto criticata dai compositori Fernando Liuzzi e Mario Castelnuovo-Tedesco sulle pagine della rivista "Il pianoforte". Come ricordò in seguito Malipiero, rispetto alla rivoluzione del Sacre du Printemps la Sonata apparve a molti un passo indietro, in quanto era ispirata alla rielaborazione del passato, fenomeno in seguito definito neoclassicismo stravinskiano. In questa occasione Stravinskij fu anche interprete della propria opera, prassi inaugurata nel 1924 a Parigi con l’esecuzione del Concerto pour piano suivi d’orchestre d’harmonie sotto la direzione di Sergej Kusevickij.
Il programma del concerto veneziano prevedeva anche The Daniel Jazz di Louis Theodor Gruenberg (1884, Brest-Litovsk – 1964, Beverly Hills), compositore di origine russa approdato nel 1885 negli USA, dove ha fatto carriera come rappresentante della vita musicale americana. Tra gli esecutori era presente il violoncellista Ioachim Stučevskij (1891—1982), figlio di un musicista klezmer, formatosi al Conservatorio di Lipsia tra il 1909 e il 1912. Rientrato in Russia, Stučevskij ne era poi fuggito per evitare la coscrizione obbligatoria e nel 1914 si era trasferito a Zurigo, dove avrebbe intrapreso, accanto alla carriera concertistica, un percorso di ricerca sulla musica ebraica. Dal 1924 si stabilì a Vienna, dove per un periodo fu il violoncellista del celebre Quartetto Kolisch, che diede le prime assolute di opere di Arnold Schönberg, Alban Berg e Anton Webern; pubblicò articoli su riviste ebraiche, corrispose con colleghi a Gerusalemme, fu attivo come pedagogo. Nel 1938, subito dopo l’Anschluss, emigrò in Palestina con la moglie, dove organizzò, finanziandoli, concerti di musica d’arte e popolare a Tel-Aviv. Come compositore Stučevskij predilesse le piccole forme e fu suggestionato dall’espressionismo schönberghiano, come studioso pubblicò raccolte di melodie chassidiche e biografie di compositori klezmer.
Alla III edizione del Festival internazionale di musica contemporanea del 1925 fu invitato anche Samuil Fejnberg (1890-1962) che nel concerto del 4 settembre 1925 presentò i suoi Tre preludi per pianoforte. La presenza di Fejnberg, più di quella di Igor' Stravinskij, Grjunberg o Stučevskij, le cui carriere si svolsero prevalentemente fuori dall’URSS, attesta i rapporti esistenti tra la neonata Unione Sovietica e l’ambiente musicale italiano nei primi anni Venti: questi rapporti erano coltivati innanzitutto da Casella, che era stato in tournée in Russia nel 1907 e nel 1909-1910, si manteneva in contatto con il compositore е studioso Boris Asaf’ev e si sarebbe recato in Unione Sovietica anche nel 1926 e nel 1935.
I contatti della Fenice con l’Unione Sovietica furono stabiliti dall’International Society for Contemporary Music, che stimolò la creazione a Venezia di un Festival internazionale di musica contemporanea, la Biennale musica, fondata nel 1930 che oggi è la manifestazione che affianca la Biennale d’arte. Nell’ambito della Biennale musica Stravinskij tornò ripetutamente a Venezia: ad es. l’11 settembre 1934 (III edizione), quando diresse il Capriccio per pianoforte e orchestra, suonato dal figlio Svjatoslav Soulima Stravinskij (1910–1994); nel 1937 ritornò per il V Festival di musica contemporanea che si svolse al Teatro Goldoni (La Fenice era in restauro) e diresse in prima assoluta il balletto Jeux de cartes (12 settembre).
La Biennale musica attrasse al teatro La Fenice anche il compositore e direttore d’orchestra Igor’ Markevič (1912-1983) che partecipò al V Festival, dirigendo la propria suite L’envol d’Icar in prima italiana (12 settembre 1937). Il programma prevedeva anche alcune prime assolute, dirette dai rispettivi autori: il Secondo concerto per pianoforte e orchestra di Vittorio Rieti, la Suite Provençale di Darius Milhaud, il De Profundis per una voce, viola e pianoforte di Gian Francesco Malipiero, il De Profundis per voci sole di Ildebrando Pizzetti e ancora una volta il balletto di Stravinskij Jeu de cartes. Markevič tornò a Venezia nel 1942 nella VII Rassegna internazionale di musica contemporanea, per inaugurare il proprio Salmo per piccola orchestra.
Numerosi strumentisti russi furono alla Fenice in occasioni per lo più episodiche: nel 1910 il teatro ospitò la pianista e critica musicale Vera Maurina-Press che suonava nel Trio russo, formato con il violoncellista Iosif Isaakovič Press (1881-1924) e il violinista Michail Isaakovič Press; nel 1926 il pianista Izidor Achron (1892–1948) si esibì in duo con il violinista Jascha Heifetz (1901-1987). Altrettanto episodica fu la presenza di Nikolaj Orlov (1892–1964), pianista di formazione moscovita, che a partire dal 1921 intraprese una carriera internazionale che lo portò a stabilirsi in Gran Bretagna a partire dal 1948. Tecnicamente impeccabile ed elegante nelle esecuzioni, Orlov si configura come un rappresentante del pianismo russo tardo-ottocentesco, distinguendosi in particolare nell’interpretazione della musica di Chopin, Schumann e Skrjabin, e alla Fenice eseguì, in linea con il suo repertorio, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Rachmaninov (12 aprile 1948).
L’anno successivo ospite del Teatro fu Nikita Magaloff (1912–1992), pianista di origine russa trasferitosi all’età di sei anni, in seguito alla rivoluzione, dalla Russia alla Finlandia, dove aveva risieduto per quattro anni prima del definitivo trasferimento a Parigi. Formatosi al Conservatorio di Parigi con Isidor Philippe, aveva preso anche lezioni private di composizione da Sergej Prokof’ev, era rinomato per l’esecuzione del repertorio romantico (Chopin in particolare), e ammirato per la freschezza d’immaginazione e la libertà di spirito. Nel 1949 partecipò al XII Festival internazionale di musica contemporanea, eseguendo il Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 di Prokof’ev con l’orchestra sinfonica della Radio italiana di Torino (7 settembre, dir. Hans Rosbaud).
Nel 1950 partecipa al XIII Festival internazionale di musica contemporanea un altro pianista di origine russa Aleksandr Čerkasskij (Shura Cherkassky, 1909 – 1995), trasferitosi in America nel 1923, famoso esponente dello stile romantico che alla Fenice suonò con l’Orchestra Filarmonica di Venezia (concerto straordinario, 21 ottobre 1950, dir. Hans Münich) il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 di Chopin e il Concerto per pianoforte e orchestra op. 11 di Čajkovskij in un programma che comprendeva anche l’Ouverture dalla Leonora n. 2 di Beethoven e il poema sinfonico Till Eulenspiegel di R. Strauss.
Fonti archivistiche
Fondazione Teatro La Fenice, Venezia. Archivio Storico.
Bibliografia
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Scheda aggiornata al 1 novembre 2020