Russi in Italia

Vladimir Ze’ev Žabotinskij


Luogo e data di nascita: Odessa, 6(18) ottobre 1880
Luogo e data di morte: New York, 4 agosto 1940
Professione: giornalista, scrittore, uomo politico

Nasce in una famiglia non religiosa della media borghesia ebraica. Nonostante il numerus clausus, riesce ad essere ammesso al prestigioso liceo Richelieu, mostrando sin da subito grande passione e una naturale inclinazione per lo studio delle lingue e delle letterature; traduce opere di Verlaine, Poe e Pétöfi. Nell'agosto 1897 il quotidiano "Južnoe obozrenie" pubblica il suo primo articolo, Pedagogičeskoe zamečanie. Pochi mesi dopo, nell'aprile 1898, scrive una lettera, cui allega un breve racconto, a Vladimir Korolenko chiedendogli un giudizio sulle proprie doti letterarie: la risposta, seppur non priva di rilievi critici, è un convinto invito a continuare. Sempre nel 1898, espulso dal liceo e ottenuta da Aleksandr Fedorov, editore di "Odesskij listok", l'assicurazione che le sue corrispondenze avrebbero trovato spazio sulle pagine della rivista, decide di partire alla volta dell'Europa occidentale. Risiede per breve tempo in Svizzera, a Berna: il soggiorno svizzero, ancorché breve, è particolarmente rilevante perché segna l'incontro con il movimento sionista. Si inserisce in questa atmosfera di 'iniziazione' al sionismo il poemetto Gorod Mira, pubblicato sulla rivista "Voschod" nel novembre 1898. A originare la sua definitiva conversione alla causa sionista sono, però, gli orrori del pogrom di Kišinëv nel 1903: da questo momento, egli diviene esponente di punta del movimento sionista in Russia e si adopera per promuovere l'organizzazione di unità volontarie di autodifesa e per rafforzare tra gli ebrei il sentimento di appartenenza nazionale, avversando ogni tendenza assimilazionista.
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale nel 1914, parte per il fronte come corrispondente di guerra per la rivista "Russkie Vedomosti". Mentre si trova ad Alessandria d'Egitto incontra Yosef Trumpeldor, ufficiale ebreo russo che si occupa di reclutare volontari per la creazione di un battaglione che combatta sotto il comando britannico. L'idea lo entusiasma e, da quel momento e per tre anni, si impegna in una battaglia diplomatica con Londra per la costituzione di una Legione ebraica che combatta sul fronte palestinese. Il 29 luglio 1917 Londra dà il consenso all'istituzione di tre battaglioni di Fucilieri Reali composti solo da ebrei: Žabotinskij viene nominato luogotenente e combatte nella valle del fiume Giordano durante la campagna per liberare la Palestina dal giogo turco.
Nel 1921, grazie alla 'raccomandazione' di Chaim Weizmann, diviene membro dell'Esecutivo sionista: per divergenze di natura politica, rassegna le proprie dimissioni due anni dopo. Sempre nel 1923, a Riga, nasce il Betar, o Berit Trumpeldor, movimento giovanile ispirato ai suoi ideali politici e sociali. Nel 1925, fonda a Parigi l'Unione mondiale dei Sionisti Revisionisti, o Berit Hazohar, che si propone una revisione della politica sionista nel senso di un ritorno alle radici herzliane del sionismo e reclama la immediata costituzione di uno Stato ebraico sulle due rive del Giordano.
Nel biennio 1928-1929 si trasferisce in Palestina, dove è redattore capo del quotidiano in lingua ebraica "Doar Hayom": allontanatosi per una serie di conferenze, al suo ritorno, le autorità britanniche gli negano il permesso di rientrare nel paese.
Nel 1935 fonda la Nuova Organizzazione Sionista che affianca, in totale autonomia, l'Organizzazione Sionista "ufficiale": la Nuova Organizzazione Sionista, il movimento giovanile del Betar e l'Irgun Zevai Le'umi, esercito clandestino nato a seguito di una scissione all'interno della Haganah, divengono gli organismi operativi del movimento revisionista e sono i cardini dell' Af-Al-Pi, movimento per l'immigrazione illegale.
All'indomani dello scoppio della Seconda guerra mondiale, nel 1939, inizia una battaglia per la costituzione di un esercito ebraico che combatta la Germania nazista a fianco degli Alleati. Il 3 agosto 1940, colto da infarto durante una visita a un campo di giovani betaristi americani, muore a New York.

Ž
abotinskij e l'Italia
Nell'autunno del 1898, stanco del clima bernese, chiede e ottiene di essere trasferito a Roma come corrispondente dall'Italia. Da questo momento in avanti, ogni due settimane e per circa tre anni, "Odesskij Listok" e "Odesskie Novosti" pubblicano i suoi articoli, firmati con gli pseudonimi letterari di "Vladimir Egal" prima e "Altalena" poi, e dedicati all'attualità culturale, sociale e politica italiana, con particolare attenzione alla letteratura, al teatro e alla scena musicale. Vi è spazio anche per la vita dell'esigua colonia russa romana con una serie di brevi schizzi dedicati ad alcuni pittori allora residenti a Roma, quali Daniil Stepanov, Aleksandr Svedomskij, Pavel Svedomskij, Genrich Semiradskij, Elizaveta Krasnuskina, ecc. Grazie a queste corrispondenze, i cui titoli più ricorrenti sono Rim, Pis'ma iz Rima, Vskol'z, e a opere propriamente narrative pubblicate sulla stampa odessita dell'epoca, Žabotinskij si afferma come uno dei giornalisti più popolari e apprezzati della Russia zarista. Degni di nota sono anche gli interventi in italiano apparsi in questi anni sulle pagine di quotidiani e riviste quali "L'Avanti", "Nuova Antologia" e "Roma letteraria", dedicati ad argomenti della coeva attualità politica e culturale russa. Nel 1903 pubblica V studenčeskoj bogeme e Čužie! Očerki odnogo ‘sčastlivogo' getto, due raccolte di racconti di argomento italiano; si tratta di racconti di genere in cui è evidente l'influenza del pensiero di Nietzsche. I testi del periodo italiano, comunque, rivelano già quel talento letterario che si manifesterà nei due romanzi della maturità: Samson Nazorej del 1927 e, soprattutto, Pjatero del 1936, ricchi di esplicite metafore politiche sull'ebraismo che segnano la continuità tra il letterato e il militante sionista.
A Roma, come a Berna, l'attività giornalistica si affianca a quella di studente universitario: immatricolatosi alla Facoltà di legge dell'Università La Sapienza, oltre ad un seminario tenuto da Cesare Lombroso, frequenta assiduamente i corsi di filosofia, storia, politica economica, sociologia, diritto romano e procedura penale tenuti da Antonio Labriola e Enrico Ferri.

 

Gli anni trascorsi nella capitale, oltre a condizionare profondamente lo sviluppo artistico del letterato, fanno dell'Italia di Cavour, Mazzini e, soprattutto, Garibaldi, celebrato in un feuilleton del 1912, la sua patria d'elezione. Scrive, infatti, nell'autobiografia:

Se ho una patria spirituale, questa è l'Italia più che la Russia. A Roma non esisteva una "colonia russa": dal mio primo giorno fui assorbito nel milieu della gioventù italiana e condussi quella vita fino al giorno in cui partii. Tutte le mie concezioni sui problemi della nazione, dello stato e della società si formarono lì sotto l'influenza italiana... All'università i miei insegnanti erano Antonio Labriola e Enrico Ferri, e la fede nella giustizia del sistema socialista che io appresi da loro, la ritenni una "verità evidente di per sé" finché non fu distrutta dalla Rivoluzione bolscevica in Russia. Il mito di Garibaldi, le opere di Mazzini, la poesia di Giacomo Leopardi e Giuseppe Giusti aggiunsero profondità al mio sionismo superficiale, trasformandolo da un sentimento istintivo in una visione del mondo (cfr. V. Pinto, Imparare a sparare. Vita di Vladimir Ze'ev Žabotinskij padre del sionismo di destra, UTET, Torino, 2007, p. 15).

Oggetto di recente disamina e approfondimento è, infine, un altro aspetto cruciale, e decisamente controverso, della biografia 'italiana' di Žabotinskij, ossia i suoi rapporti con il fascismo: è del 14 luglio del 1922 la lettera indirizzata a Benito Mussolini in cui l'intellettuale odessita, alla ricerca di un terreno comune di dialogo tra fascisti italiani e nazionalisti ebrei, chiede un incontro informale che però, secondo le fonti ufficiali, non avrà mai luogo. Scrive:

Se vuole conoscere il grado di vitalità nostro, studi i suoi fascisti, soltanto vi aggiunga un po' più di tragedia, un po' più di tenacia – forse anche più esperienza. Le domando: crede che sia una politica italiana costruttrice, quella di insistere sulla rovina delle nostre speranze, sullo sfasciamento dell'unità etnica che abbiamo mantenuta contro la volontà del mondo intero? (V. Pinto, Imparare..., p. 225).

La storia del legame tra la destra sionista e l'Italia fascista, dei modi in cui questo legame si concretò, si può ricomporre a partire dal carteggio, che copre quindici anni, dal 1924 al 1939, tra Žabotinskij e Isacco Sciaky, teorico del revisionismo in Italia.


Pubblicazioni
V. Giabotinskij, La rivolta russa. L'atteggiamento del pubblico in Russia, «Avanti!», 10 aprile 1901, n. 1557.
Cosa sono e cosa vogliono gli studenti russi, «Avanti!», 16 aprile 1901, n. 1563.
Anton Cekhof e Massimo Gorki, «Nuova Antologia», Quarta Serie, vol. 96, novembre-dicembre 1901.
Mitologia russa, «Roma letteraria», VI, 3, 1902.
La legione ebraica nella Guerra Mondiale, Milano, L'Idea Sionistica, 1935.
Jabotinsky Zeev, Verso lo Stato. Scritti e discorsi di politica sionista scelti e annotati da Leone Carpi, Firenze,Tipografia Giuntina, 1983.
Dialogo sulla razza e altri scritti, a cura di V. Pinto, Milano, M&B Publishing, 2003.
Fel'etony, S.-Peterburg, 1913.
Samson Nazorej, Biblejskij roman, Moskva, Izdatel'stvo Nezavisimaja Gazeta, 2000.
Pjatero. Roman, Moskva, Izdatel'stvo Nezavisimaja Gazeta. 2002.
Sočinenija v deviati tomach. Tom pervyj. Romany. Rasskazy, Minsk 2007.
L'intera raccolta degli articoli italiani di Žabotinskij è conservata presso il Žabotinskij Institute in Israel.

Fonti archivistiche
Archivio Centrale dello Stato, Roma. PS. PolPol. B. 1466. F. Zabotinsky Vladimiro.
ASMAE. MinCulPop. B. 576. F. Giabotinski Vladimiro.
ASMAE. MinCulPop. B. 696. 1927 Rapporti stampa Landini.
ASMAE. MinCulPop. B. 853. 1938 Neueste Zeitung.
Žabotinskij Institute in Israel, Tel Aviv.
Public Record Office, Londra.
Centro Ebraico Italiano, Roma.

Bibliografia
J. Schechtman, The Vladimir Žabotinskij Story: Rebel and Statesman - Fighter and Prophet, 2 voll., New York, Thomas Yoseloff Inc., 1956-1961.
S. Katz, Lone Wolf: a Biography of Vladimir Ze'ev Žabotinskij, 2 voll., New York, Barricade Books, 1996.
Stato e Libertà. Il carteggio Žabotinskij-Sciaky (1924-1939), a cura di V. Pinto, Rubbettino Editore, 1997.
M. Stanislawski, Zionism and the Fin de Siècle. Cosmopolitanism and Nationalism from Nordau to Jabotisnky, Los Angeles, University of California Press, 2001.
P. Di Motoli, La destra sionista. Biografia di Vladimir Ze'ev Žabotinskij, Milano, M&B Publishing. 2001.
Čukovskij i Žabotinskij. Istoria vzaimootnošenij v tekstach i kommentariach, pod red. E. Ivanova, Moskva 2005.
V. Pinto, Imparare a sparare: Vita di Vladimir Ze'ev Žabotinskij, Torino, Utet, 2007.

Note
Nelle fonti italiane si incontra come Vladimiro Giabotinskij, Jabotinsky Zeev.

Link

https://www.eleven.co.il/zionism/parties-institutions/11556/

http://gazeta.rjews.net/Lib/Jab/vaisk.shtml


Marta Zucchelli
Scheda aggiornata il 4 novembre 2018


Vladimir Ze'ev Žabotinskij in una foto giovanile
(http://www.lechaim.ru/ARHIV/160/polikovskaya.htm).

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