Non si hanno notizie della sua vita in Russia. Dai documenti della polizia italiana si sa, che nel 1913 risiede a Ginevra dove è iscritto alla Facoltà di medicina. Allo scoppio del primo conflitto mondiale si trasferisce a Roma, in via Romagna, mantenendosi inizialmente con la professione di violoncellista. Entra in contatto con gli studenti universitari
Mark Šeftel' e
David Kurfirst, diventa segretario del
Comitato di soccorso per gli emigrati russi in Italia, continuando sporadicamente a tenere concerti insieme al suo professore
Aleksandr Barjanskij, "célébrité mondiale": "Tout le monde me connaît, deux fois j'ai joué à Rome comme soliste violoncelliste" (Lettera di D. Zacharin al Presidente del Consiglio e al Ministro dell'Interno del 22-24 settembre 1921). Nella capitale lavora anche come segretario del Direttore dell'
Istituto russo e di
Nikolaj Alekseev in via delle Colonnette 27.
Il suo nome compare in una lista di elementi russi politicamente sospetti e nei suoi confronti il 19 settembre 1919 viene emesso un decreto di espulsione del Ministero dell'Interno. Prima di essere espulso Zacharin trascorre 36 giorni in carcere senza che a suo carico vi siano – come si accerterà successivamente – prove di nessun tipo. Il 17 novembre 1919 il Ministero degli Affari Esteri riceve una nota dell'ambasciata russa che richiede i motivi della sua espulsione. Il Ministero degli Interni richiama il rapporto del 20 agosto e l'11 febbraio 1920 Zacharin è nuovamente riammesso nel Regno. Da Atene egli si accinge a tornare in Italia, ma il decreto non è stato ancora revocato e quindi il 12 febbraio 1920 gli viene rifiutato il visto. A questo punto da Atene Zacharin scrive di proprio pugno una lettera al Presidente del Consiglio e al Ministero dell'Interno datata 22-24 settembre 1921, nella quale racconta la sua vicenda e le varie fasi che hanno portato alla sua ingiusta espulsione dal Regno e denuncia il mancato ritiro del decreto. In aprile ottiene il permesso di rientrare.
Il 17 dicembre 1917 da Giaffa il padre di David, Vladimir Zacharin, scrive una lettera al Comitato della Croce Rossa con sede a Ginevra pregandolo di far sapere al figlio che è vivo e che gode di buona salute. Nei giornali infatti era uscita la notizia della sua fucilazione da parte dei bolscevichi:
Actuellement j'ai appris que dans les journaux on a annoncé ici que j'avais été fusillé par les bolscheviks, et on imprima des articles chronologiques. Je m'adresse à votre Institution avec prière de rechercher si possible mon fils et de l'informer que je suis vivant et que tout la famille a quitté la Russie avec autorisation des bolsheviks. [Lettera del dottor Vladimir Zacharin al Comitato della Croce Rossa (Ginevra) del 17 dicembre 1921].
Il 24 marzo 1922 la sezione ginevrina de "Le bouclier rouge" invia una missiva al capo della polizia di Roma, per avere notizie di David Zacharin e trasmettergli la lettera e le informazioni del padre.
Nel frattempo, il 18 marzo 1922 Zacharin indirizza una nuova lettera alle autorità proveniente da Smirne, in cui denuncia il suo arresto e la sua espulsione senza una reale e comprovata causa e il fallimento dei suoi affari in Italia oltre allo stato di indigenza in cui versa in un paese del quale non conosce nemmeno la lingua. Nell'aprile del 1922 Zacharin è finalmente autorizzato a far ritorno in Italia, ma da questa data si perdono sue notizie negli archivi italiani.
Fonti archivistiche
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Divisione generale della Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, 1922 A11. B. 15. F. 3 Sacharine David.
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Divisione generale della Pubblica sicurezza. UCI. B. 104. F. 3241 Zacharin David.
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Divisione generale della Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, 1924 A11. B. 12. F. Kurfist Davide.