Anatolij Vasil'evič Lunačarskij
Luogo e data di nascita: Poltava, 11 (23) novembre 1875
Luogo e data di morte: Mentone, 26 dicembre 1933
Professione: rivoluzionario, scrittore, critico letterario e teatrale
Giovanissimo si accosta ai circoli rivoluzionari, dal 1892 al 1896 vive a Zurigo, per "studiarvi più liberamente la filosofia e le scienze sociali", segue i corsi di Richard Avenarius e stringe amicizia con
Georgij Plechanov e Boris Aksel’rod. Nel 1899 è costretto ad abbandonare gli studi e rientrare in patria, dove si dedica prevalentemente all'attività rivoluzionaria clandestina. Per questo motivo è arrestato e deportato prima a Kaluga, poi a Vologda, dove erano confinati tra gli altri anche
Nikolaj Berdjaev,
Boris Savinkov, Pavel
Ščegolev, Aleksej Remizov. A Vologda insieme a
Aleksandr Bogdanov approfondisce lo studio del marxismo e traduce testi tedeschi, concentrando tutte le sue forze nella lotta all'idealismo. Nel 1903 torna a Kiev, lavora come critico teatrale, si unisce alla frazione bolscevica del Partito socialdemocratico russo, nell'autunno 1905 entra nella redazione della rivista "Novaja
žizn'", fondata da
Maksim Gor'kij, è di nuovo arrestato per la sua attività pubblicistica e nel 1907 emigra.
Vive spesso e a lungo in Italia: dopo i primi viaggi del 1896-1898 nell’inverno 1907-1908 soggiorna a Firenze insieme alla moglie Anna Aleksandrovna Malinovskaja, a Gor’kij, Zinovij Peškov e Marija Andreeva, entra in contatto con i circoli culturali fiorentini, grazie all’influente critico e studioso Ugo Ojetti conosce Gabriele D’Annunzio, lo scrittore e futuro senatore del Regno d’Italia Enrico Corradini (1865–1931), lo scultore Domenico Trentacoste (1859–1933). In seguito Ojetti in Cose viste lo ricorderà come uomo di straordinaria cultura e sbalorditiva memoria (pp. 175–176). A Firenze nel gennaio 1908 gli nasce il figlio Anatolij che vive solo 6 mesi; nell’inverno 1908 si ferma a Antrodoco in Abruzzo, dove scrive il dramma Faust i gorod (Faust e la città).
Nel 1909 insieme a Grigorij Aleksinskij, Bogdanov ed altri organizza la scuola di partito di Capri, il cui scopo è creare una cultura socialista educando gli operai ad una crescita intellettuale; alla scuola insegna storia dei sindacati, storia della socialdemocrazia tedesca e storia dell’arte. Insieme a lui gli operai visitano i musei e frequentano i concerti di Napoli, prima del rientro in Russia tiene per loro l’ultima lezione del corso di storia dell’arte a Roma. L’esperienza pedagogica di Capri si esaurisce ben presto per la scissione ideologica tra i
bogostroiteli (i cercatori di Dio) della scuola di Capri (Gor’kij, Lunačarskij, Bogdanov, Aleksinskij, Pokrovskij) e Lenin, che giudica la scuola caprese espressione di un movimento frazionistico.
Nel periodo caprese Lunačarskij si appassiona al teatro napoletano, in particolare alla drammaturgia di Eduardo Scarpetta, Salvatore Di Giacomo e Sem Benelli, conosce anche Roberto Bracco, amico di Gor’kij e negli articoli che pubblica su “Kievskaja mysl’” scrive con dovizia e precisione dei loro testi e degli spettacoli visti. Il suo saggio Teatr Sema Benelli (Il teatro di Sem Benelli, “Kievskaja mysl’, 6 giugno 1910, № 155) è ripubblicato come premessa alla traduzione russa di La cena delle beffe di Benelli (S. Benelli, Užin sutok. Dramatičeskaja poema v 4-ch dejstvach, Moskva, Grif, 1911). Anni dopo scriverà in “Vestnik inostrannoj literatury” (1930. № 1) un articolo elogiativo anche del teatro di Luigi Pirandello, “uno dei primi maestri della drammaturgia contemporanea”. È uno dei primi letterati russi ad interessarsi al futurismo italiano e a cogliere l’importanza di Filippo Tommaso Marinetti, cui dedicherà gli articoli Futuristy (“Kievskaja Mysl’”, 17 maggio 1913) e Sverchskul’ptor i sverchpoet (“Den’”, 29 luglio 1913).
Dal novembre 1910 al marzo 1911 Lunačarskij partecipa alla scuola di partito di Bologna, occupa il posto di Gor’kij nell’insegnamento della letteratura russa e si assume anche l’organizzazione e conduzione della scuola, in quanto è l’unico in grado di mantenere i contatti con le autorità locali conoscendo l’italiano. A Bologna verosimilmente conosce Giovanni Pascoli, di cui scriverà in “Zaprosy žizni” (1912. № 24). Dopo la chiusura della scuola si trasferisce qualche tempo a Firenze e a Roma, infine ritorna a Parigi.
Nel periodo di soggiorno italiano inoltre Lunačarskij mantiene i contatti con il PSI e con
Angelica Balabanoff, invia ai giornali italiani
– come segnala la polizia – materiali politici sul movimento rivoluzionario e il bolscevismo. Nel 1920 alcuni suoi articoli sulla cultura proletaria sono tradotti e pubblicati da Gramsci su “Ordine nuovo”.
Rientrato in Russia nel 1917, Lunačarskij aderisce nuovamente al bolscevismo e, benché tra lui e Lenin vi siano divergenze in campo filosofico, culturale e politico, nell’ottobre dello stesso anno gli viene affidata la direzione del Commissariato del popolo per l’Istruzione, carica che ricopre fino al 1929. In questa funzione adotta una linea culturale di apertura, cercando di favorire la libertà d’espressione ad ogni raggruppamento artistico e letterario, impegnato nella creazione di un’arte nuova e rivoluzionaria.
Nell’ottobre 1921 cerca di ritornare in Italia per il XVIII congresso del PSI a Milano, probabilmente per sostenere le posizioni di Lenin e del Comintern sul questioni di creare un unico fronte rivoluzionario, ma il ministro Bonomi risponde con un diniego, in quanto afferma di non poter garantire la sua sicurezza. Il 9 ottobre 1921 il “Corriere d’Italia” pubblica Lunaciarski messo della III Internazionale, lungo articolo assai critico sulle sue attività in Italia. Il suo nome riappare sulla stampa quotidiana italiana, quando nel 1927 si diffonde la voce che è stato scelto ambasciatore a Roma al posto di Lev Kamenev.
Così lo descrive nel romanzo-cronaca Il ballo del Cremlino Curzio Malaparte che nel 1929 come corrispondente della “Stampa” di Torino trascorre un periodo in URSS per studiare la società sovietica:
“Era un uomo tra i cinquanta e i sessant’anni, tutto coperto di un folto pelo nero, che già cominciava qua e là a sbianchirsi e a diradarsi… Il viso aveva pallido, più pallido intorno ai rossi zigomi da tisico. Il colletto floscio e largo scopriva la gola bianca, dalla pelle vizza sparsa di grossi peli. Parlava afferrandosi con ambe le mani ai braccioli della poltrona, e ogni tanto si gettava all’indietro sulla spalliera con una mossa improvvisa che faceva rimbalzare, sotto il panciotto, il ventre adiposo. Gli alti funzionari sovietici hanno una passione morbosa per i panciotti, più forte, forse, di quella, ormai celebre, per le borse di cuoio… Nell’URSS, un panciotto, e una borsa di cuoio sotto il braccio, sono le insegne del potere…” (Malaparte 2012, pp. 85-86).
Con sguardo critico Malaparte analizza nel romanzo la vita quotidiana della “aristocrazia comunista”, cui appartiene Lunačarskij e descrive divertimenti, scandali e paure di un mondo politico soggiogato da Stalin, mettendone a nudo piccolezze, rivalità, invidie. Il suo giudizio sul Commissario del popolo è però positivo: “Io avevo simpatia per Lunaciarskij. Egli era il solo, fra gli Highbrows comunisti, che non giudicasse borghesi, controrivoluzionari, e nemici del popolo, gli scrittori e gli artisti, e non temesse la libertà dell’arte come un grave pericolo per lo Stato” (Ivi, p. 86).
Nel 1930 Lunačarskij è nominato membro dell’Accademia delle Scienze, direttore dell’Institut russkoj literatury dell’Accademia e redattore della Literaturnaja enciklopedija, per la quale scrive la voce su Guido Cavalcanti. Nel ruolo di accademico nel settembre 1931 riesce a tornare in Italia per nave e con passaporto diplomatico insieme alla seconda moglie, l’attrice Natal’ja Aleksandrovna Rozenel’: si ferma a Brindisi, Ancona, Venezia, visita Genova e Torino, dove conosce il senatore Giovanni Agnelli che gli mostra la fabbrica Fiat, si riposa sul lago di Como.
Nel settembre 1933 è designato ambasciatore in Spagna, durante il viaggio verso la Spagna muore per un malore a Mentone.
Pubblicazioni
Lunaciarski. Tempio o laboratorio? // L’Ordine Nuovo. 3.7.1920. № 8. P. 58.
Cultura proletaria // L’Ordine Nuovo. 28.8.1920. № 14. P. 112.
L’istruzione professionale tecnica nella Russia dei Soviet // L’Ordine Nuovo. 20.11.1920. № 20. P. 155–156.
Lunaciarski A. Per quale motivo ci interessiamo di Serrati? Roma: Libreria editrice del Partito comunista d’Italia, 1922.
La bacchetta di Babilonia / trad. di Iris Felyne // Teatro per tutti. 1931. № 7. P. 37–47.
Teatro e rivoluzione. Roma: Samonà e Savelli, 1968.
La rivoluzione proletaria e la cultura borghese. Milano: Mazzotta, 1972.
Religione e Socialismo, Rimini, Guaraldi, 1973.
Sull'arte e la letteratura. Scritti scelti, Mosca, Progress, 1980.
Faust e la città. Dramma per la lettura e altri scritti sul Faust, Doria di Cassano Jonio: La Mongolfiera, 2013,
Oliver Cromwell, Bari: Stilo Editrice, 2018
Fonti archivistiche
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma. Fondo Ugo Ojetti. Corrispondenti letterari e politici. B. 61. Lunaciarski Anatolio Commissario del popolo [4 lettere senza data a Ugo Ojetti]
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma. Fondo Ugo Ojetti. Corrispondenti letterari e politici B. 85. Pechkoff Zina. Figlio adottivo di M. Gorky.
ACS. PS. UCI. B. 102. F. 3182 Lunaciarski Anatolio.
ACS. PS. 1930–1931. B. 210. F. Lunaciarski Anatolio e moglie.
ASMAE. AP. 1919–1930. B. 1526. F. Bolscevismo.
ASMAE. AP. 1919–1930. B. 1549. F. Bolscevismo.
Bibliografia Ojetti U. Gorki quindici anni fa // Ojetti U. Cose viste. Milano: Treves, 1923. T. I. P. 175–176.
Perwoukhine M. Capitoli di un romanzo politico. Fra beato Anatolio // L’Epoca. 24.1.1918. № 24. Р. 2.
Полонский В.П. Литературные взгляды А. В. Луначарского / Очерки литературного движения революционной эпохи. М. - Л.: Гос. издательство, 1929.
Aldanov Marc A. Contemporanei: profili di grandi capi della politica europea / introd. di R. Küfferle. Milano: Universum, 1933.
Aldanov Marc A. Lunatcharski // L’Italiano. 1934. № 27, pp. 132–138.
Кривошеева А. Эстетические взгляды А.В. Луначарского. М. - Л.: Искусство, 1939.
Луначарская-Розенель Н.А. Память сердца. Воспоминания. М.: Искусство, 1962.
Gorkij a Firenze nel 1907. Diario di Fernanda Ojetti // L’osservatore politico letterario. 1965. № 12. P. 65.
А.В. Луначарский. Неизданные документы. М.: Наука, 1970.
De Michelis C.G. Il futurismo italiano in Russia 1909-1929, Bari, De Donato, 1973.
В.И. Ленин и А.В. Луначарский. Переписка, доклады, документы. М.: Наука, 1971.
Трифонов Н.А. А. В. Луначарский и современная литература. М.: Художественная литература, 1974.
Быковцева Л. Горький в Италии. М.: Советский писатель, 1975.
Tamborra A. Esuli russi in Italia dal 1905 al 1917, Bari, Laterza, 1977.
L'altra Rivoluzione. Gorkij, Lunačarskij, Bogdanov: la scuola di Capri e la costruzione di Dio, a cura di V. Strada. Capri: La Conchiglia, 1994.
Борев Ю.Б. Луначарский. М.: Молодая гвардия, 2010.
Пикколо Л. Уго Ойетти и Россия // ≪Беспокойные Музы≫: К истории русско-итальянских отношений XVIII–XX вв. Сост. А. д’Амелия. Salerno: Collana di Europa Orientalis, 2011. Т. 2. С. 253–279.
Agnese Accattoli
4 luglio 2020
A. V. Lunačarskij, Faust i gorod, Moskva 1918
Lunačarskij e Gor'kij nel 1929
A. V. Lunačarskij in un disegno di Ju. K. Arcybušev
Lunačarskij con la seconda moglie Natal’ja Rozenel’
Indietro