Nel 1931 termina l'Istituto di Leningrado per cine-operatori (Leningradskij Institut Kinoinženerov). Dal 1929 al 1934 è attivo come operatore negli studi Sojuzkino e Sovkino di Mosca, dal 1934 al 1937 negli studi Lenfil'm di Leningrado. Dal 1937 al 1953 lavora a Mosca come operatore di cine-cronache per gli Studi cinematografici del cinema documentario (Central'naja studija dokumental'nych fil'mov). Durante la Seconda guerra mondiale effettua riprese sul fronte; dalla seconda metà degli anni Quaranta fino al 1970 lavora come cine-operatore di film di divulgazione scientifica presso gli studi moscoviti Mosnaučfil'm e Centrnaučfil'm. È autore di numerosi documentari, di cui il più celebre (il suo quarto film come operatore e il primo come co-regista) è
Čeljuskin, incentrato
sul dramma della rompighiaccio incagliatasi al Polo Nord nel 1934, presentato lo stesso anno alla II Mostra Internazionale del cinema di Venezia.
Ancora prima dell'arrivo della delegazione sovietica guidata da
Boris Šumjackij e composta da Šafran,
Vladimir Petrov e
Grigorij Rošal', alla Mostra di Venezia l'attesa per il documentario è grande, come si evince da alcuni articoli apparsi sulla «Gazzetta di Venezia», dove il film viene presentato come il "drammaticissimo documentario sulla epopea del Celiuskin che ha commosso tutto il mondo civile" (4 agosto 1934) e come "un vero modello di documentario ed insieme come uno dei più commoventi documenti di sacrificio e di solidarietà umana" (16 agosto 1934).
La decisione del governo sovietico di presentare in anteprima mondiale l'attesissimo documentario è interpretata a Venezia come un ulteriore riconoscimento dell'importanza della Biennale cinematografica. La proiezione è programmata per la sera del 17 agosto, prima del film Peterburgskaja noč' (Le notti di Pietroburgo) di Rošal'. Considerata la grande richiesta di biglietti da parte del pubblico (sulla «Gazzetta di Venezia» del 16 agosto si scrive addirittura di una "attesa morbosa" per la proiezione del film), all'ultimo momento vengono aggiunti dei posti nel giardino dell'Excelsior, il Grand Hotel del Lido di Venezia che ospita le prime proiezioni della Mostra, e venduti dei biglietti numerati speciali. Il film non delude le aspettattive di spettatori e di critica; sulla «Gazzetta di Venezia» del giorno successivo si legge:
La produzione sovietica affida al documentario funzione politica e propagandistica di primo piano, senonché "Celiuskin" trascende i limiti talvolta poeticissimi, ma sempre circoscritti dell'idea politica per assumere quel respiro di umanità amplissima, quel vivo senso tragico-epico che è al centro della pellicola e che la riconduce a valori universali [...] Questo documentario di grande classe dovuto al valore, che ha dell'eroico, di Arkadij Schafran, regista-operatore, ha tratti veramente lirici, con un costante ritmo che si traduce in una espressione di travolgente eticità.
Šafran viene descritto sulla stampa come "l'eroico operatore" (Toschi) per la sua ostinazione nel riprendere le scene del salvataggio dell'equipaggio del Čeljuškin, mettendo a rischio la propria vita. Filippo Sacchi apprezza il carattere sobrio ed essenziale della pellicola: "Lo stile del documentario, semplice, lineare, d'ottima fotografia, s'accorda al racconto e gli dà risalto". Più cauto invece è il giudizio di un altro autorevole critico cinematografico, Mario Gromo:
Il film rappresenta indubbiamente un eccezionale, forse prezioso capitolo di cronaca; la sua ampiezza (1600 metri) ha preteso che se ne parlasse un po' a lungo; ma non ha in sé pregi cinematografici che esulino dal documento.
Il film si aggiudica, insieme a tutte le pellicole sovietiche presentate, la Coppa della Biennale come "migliore presentazione del paese".
Scheda del filmČeljuskin (1934): regia e montaggio: Arkadij Šafran, Jurij Posel'skij; camera: Arkadij Šafran, Mark Trojanovskij; produzione: Sojuzkino Kronika.
Bibliografia
Il Festival Cinematografico della XIX Biennale, «Gazzetta di Venezia», 4 agosto 1934, p. V.
Il crescente successo del Festival Cinematografico, «Gazzetta di Venezia», 5 agosto 1934, p. V.
M. Gromo, «La Stampa», 18 agosto 1934.
La ripresa della Biennale Cinematografica, «Gazzetta di Venezia», 16 agosto 1934, p. VII.
Il trionfale successo della cinematografia sovietica al Festival internazionale di Venezia, «Gazzetta di Venezia», 18 agosto 1934, p. V.
F. Sacchi, «Corriere della sera», 18 agosto 1934.
G. Toschi,
Storia del film russo, «Cinema - Gazzetta», 27 agosto 1934.
R. Millin,
Čeljuskinec Šafran, «Rabis», 1934, 4.
B. Šumjackij,
Sovetskij fil'm na meždunarodnoj kinovystavke, Moskva, Kinofotoizdat, 1934, p. 102.
Tutti i film di Venezia 1932-1984, a cura di E. G. Laura, La Biennale di Venezia, 1985.
Cinquant'anni di cinema a Venezia, a cura di Adriano Aprà, Giuseppe Chigi, Patrizia Pistagnesi, La Biennale, RAI, Venezia, 1982.
Kino-operatory ot a do ja, a cura di V. Gorbatskij, Moskva, Materik, 2005, p. 226.
S. Škol'nikov,
Frontovoj kinooperator, «Iskusstvo kino», 2007, 5.
Arkadij Šafran insieme ad alcuni operatori che nel 1934 ripresero il salvataggio del Čeljuskin. Da sinistra a destra Vladislav Mikoša, Arkadij Šafran, Nikolaj Samgin, Nikolaj Vachirev, Petr Novickij