Inviato in Italia, è viceconsole a Catania dal 1913 al 1916, poi console a Napoli. Continua ad occuparsi del consolato russo in quel difficile momento di passaggio tra le rivoluzioni del 1917 e l’arrivo dei rappresentanti della Russia bolscevica. Nel dicembre 1917 presenta al prefetto di Napoli la dichiarazione, intitolata La colonia russa di Napoli contro il tradimento, inviata all’ambasciata zarista di Roma da parte dei russi residenti a Napoli e Capri, che si dichiarano contrari al rivolgimento bolscevico (la dichiarazione è pubblicata anche sulla rivista “L’epoca” il 2 gennaio 1918).
Lasciato il servizio diplomatico nel 1924, quando il governo italiano riconosce la Russia sovietica, si trasferisce a vivere a Roma con la moglie Elena Nikolaevna Rat’kova-Rožnova (San Pietroburgo, 25 luglio 1867 – Roma, 8 novembre 1954) e il figlio Jurij. Nella capitale mantiene i rapporti con i connazionali, frequenta la biblioteca Gogol' e partecipa alle sue attività, entra in contatto con la famiglia di Vjačeslav Ivanov. Ormai in pensione forzata riprende la sua attività artistica, partecipa alle mostre, esegue ordinativi di privati, sostiene gli artisti russi esuli in Italia.
Fonti archivistiche
Il Vittoriale degli Italiani, Gardone. Archivio generale.
Centro Studi Vjaceslav Ivanov.
ASMAE. Archivio Politico. 1915–1918. B. 174. F. Russia. Rapporti politici.
Archivio di Stato di Napoli. Gabinetto Prefettura.
РГИА. Ф. 789. Оп. 11. 1888 г. Д. 11.
Nella foto il busto del Granduca Konstantin Romanov, da lui realizzato nei primi anni del Novecento.
Antonella d'Amelia
31 gennaio 2021