Dalle note della polizia politica fascista del 1933 si apprendono ulteriori dettagli della sua biografia: è un cittadino americano di origine russa, che ha lasciato la Russia all'inizio del secolo ("circa trent'anni fa"), ha preso la cittadinanza americana, ha fatto fortuna in America e ha una moglie americana Isabel ("vera o posticcia"). Dopo essere stati più volte di passaggio in Italia, gli Akimov hanno fissato la loro residenza a Roma alla fine degli anni '20. Hanno scelto di vivere prima all'Hotel de la Ville, poi al Hotel d'Angleterre.
"L'Akimoff è occupato quale traduttore tecnico di tedesco presso la Direzione superiore della Regia Aeronautica ed è retribuito a seconda del lavoro che esplica. Guadagna in media lire 2 mila al mese ed è tenuto in grande considerazione dal generale Crocco, per l'intelligenza e la capacità tecnica dimostrata. Viaggia talvolta per motivi professionali sia in Italia che all'estero e frequenta assiduamente il circolo dei profughi russi di via delle Colonnette n. 27, dove è anche tenuto in ottima considerazione. Riscuote molta stima negli ambienti ufficiali dell'Aeronautica" (nota del 26 marzo 1933).
Il personaggio americano-russo Akimov desta molteplici interrogativi nei funzionari che lo sorvegliano:
"non si sa che sia venuto a fare a Roma. Stranissimo il suo contegno colla colonia russa" e ancora "deve aver mezzi da vivere comodamente perché oltre ad essere in un albergo distinto, è quasi ogni sera, dalle 6 alle 7, alla sala da tè di piazza di Spagna, il che deve costargli dalle 5 lire in sù per volta... dice che cerca di vendere brevetti di sua invenzione, il che potrà essere vero, ma quello di vivere vendendo brevetti è uno dei trucchi classici di chi ha qualcosa da nascondere".
La sua dedizione e sostegno finanziario alla Sala di lettura russa lo fa ritenere un agente del GPU, interessato che non si chiuda "quel ritrovo da Arca di Noè", in quanto è un luogo privilegiato di osservazione della colonia emigrata ("antibolscevichi dall'estrema destra al centro sinistro"). Gli zelanti funzionari scrivono anche del suo rapporto di "amicizia premurosa" con l'ammiraglio L. L. Ivanov e la moglie, che "passano per essere i più informati di quanto si passa nella colonia russa di Roma".
Akimov frequenta regolarmente e per giornate intere ("fino alla chiusura del locale") la sala da tè della Croce Rossa russa, senza stringere relazioni con nessuno. Se viene interrogato sull'URSS, "prende l'aria ingenua" e risponde che da lontano, all'estero, non si può sapere cosa là avviene; "deve avere la sua lista bianca e la sua lista nera sui russi residenti a Roma, perché tratta con malcelata riserva e repulsione coi russi antisettari conosciuti".