Comune denominatore per chi sceglie in quegli anni la riviera ligure è l’opposizione al regime zarista in numerose sfumature politiche: vi transitano tra gli altri molti esponenti del partito dei socialisti rivoluzionari e gli anarchici, che danno vita a vere e proprie colonie di fuoriusciti a Bordighera, Sanremo, Alassio, Nervi, Cavi, La Spezia, definite “covi di terroristi” sia dalla polizia segreta zarista che dalla polizia italiana che li controlla attentamente.
Tra le personalità politiche più significative vi sono il leader dei socialisti rivoluzionari
Viktor Černov con la famiglia e il fondatore del Partito socialdemocratico
Georgij Plechanov con la moglie
Rozalija Bograd-Plechanova che apre un sanatorio a San Remo, attivo dal 1908 al 1917; colui che dopo la rivoluzione sarà medico personale di Nadežda Krupskaja e di Lenin,
Abram Zalmanov, che fonda una clinica per la cura delle malattie cardiache e polmonari a Bogliasco, dove andranno a curarsi anche Clara Zetkin, Rosa Luxemburg, e due future esponenti di spicco della vita politica italiana
Anna Kuliscioff e
Angelica Balabanoff. Zalmanov esercita la professione condividendo gli ambulatori con altri medici russi, tra cui
Viktor Mаndel'berg, ed è promotore di iniziative assistenziali e culturali a beneficio dei profughi come la
Società di soccorso per bisognosi e ammalati dalla Russia, fondata nel marzo 1909. Ospite nella villa di Abram Zalmanov è anche uno dei protagonisti del movimento populista russo,
German Lopatin, autore della prima traduzione russa del
Capitale.
Figure di spicco della colonia russa sono l’anarchico
Petr Kropotkin, continuatore delle idee di Bakunin, il socialista rivoluzionario
Boris Savinkov, che fa parte dell'organizzazione armata del partito e sfugge alla pena di morte rifugiandosi in Italia; il filosofo e pubblicista
Boris Jakovenko che dopo il ’17 pubblicherà gli unici periodici, editi dai russi in Italia: «La Russia» (uscito tra dicembre 1917 e maggio 1918), «La Russia democratica» (ne esce un solo numero nel 1918) e «La Russia nuova» (giugno 1918-febbraio 1919) di orientamento antileninista e antibolscevico; l’astronomo rivoluzionario
Vladislav Lebedincev, aderente alla formazione combattente Gruppo armato volante delle regioni del nord, i cui intenti terroristici sono rivelati alla polizia dal ‘provocatore’
Evno Azev, per cui al rientro in Russia sarà arrestato e impiccato ed altri.
Numerosi sono anche i letterati e i giornalisti:
Vladislav Kobyljanskij, amico di famiglia del fondatore del Museo Puškin di Mosca Ivan Cvetaev, che nel 1902-1903 è a Nervi con le figlie Marina e Anastasija per curare la moglie tisica; la pittrice e traduttrice
Elena Grigorovič; i giornalisti e scrittori
Aleksandr Amfiteatrov e
Michail Osorgin, corrispondenti per Italia di molti giornali russi;
Andrej Sobol’, sfuggito alla condanna a quattro anni di lavori forzati,
Il’ja Erenburg, che aveva militato in clandestinità con Bucharin.
Infine innumerevoli sono i pittori, per i quali la riviera ligure è un passaggio obbligato nella ricerca colorica - da
Vasilij Kandinskij a Kuzma Petrov-Vodkin, alla pittrice e scenografa d’avanguardia
Aleksandra Ekster, compagna in quegli anni del pittore Ardengo Soffici, al cezannista russo Il’ja Ma
škov, a
Aleksej Javlenskij, allo scultore
Stepan Erzia che per qualche tempo è ospite di Amfiteatrov.
La riviera ligure ospiterà anche molti esponenti dell’ondata migratoria successiva alla rivoluzione d’Ottobre, che evoca - visitando il
cimitero della Foce a San Remo - con lo sguardo di un discendente ammaliato Nico Orengo nel romanzo
Hotel d'Angleterre (Einaudi, 2007):
C'era il busto, bianco, severo di Iosif, c'erano Vittorio, Anna Tarassova, Emma Bouland, Cirillo, Margot Ihssen, Olga, Natalia, Caterina: nella piccola cappella echi di Nevà e onde di mare ligure battono con la pigrezza di fronde d'ulivo sfiancato dal sale mediterraneo. (...) Tornando verso la tomba dei Tallevič venni attratto da una lapide, mi avvicinai per leggere il nome del defunto: conte Aleksandr Aleksandrovič Musin-Puškin, nato a Pietroburgo il 23-3-1856, morto il 7-12-1907. Come in un lampo ricordai che ad Aleksej Musin-Puškin si deve la scoperta nel 1795, e la pubblicazione, a Pietroburgo, della prima edizione del Cantare delle gesta di Igor', l'Iliade russa, codice andato poi bruciato nel'incendio di Mosca nel 1812 (...) A catturare la mia immaginazione era ora la tomba di quel Musin-Puškin, arrivato da Pietroburgo a Sanremo, amico, come potevo supporre, di Iosif, di Anna, di Vittorio...