Rivista letteraria, fondata a Firenze il 1 gennaio 1913 da Giovanni Papini e Ardengo Soffici, esce inizialmente con cadenza quindicinale e dal 1915 settimanale, quando Papini ne assume interamente la direzione; è pubblicata dall’editore Vallecchi. Si avvale della intensa collaborazione di Aldo Palazzeschi e Italo Tavolato, rivendica la piena libertà e autonomia dell’arte e si pone su posizioni simili a quelle di «Leonardo», pronta ad accogliere il contributo dei futuristi: vi compaiono spesso - fino alla rottura nel 1914 con il movimento futurista - i nomi di Filippo Tommaso Marinetti, Luciano Folgore, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, ecc. Nel n. 20 del 15 ottobre 1913 pubblica il
Programma politico futurista, seguito da una
Postilla del neofita futurista Papini, in cui – in vista delle elezioni del 1913 - si invitano gli elettori a votare contro le liste “clerico-liberali-moderate” di Giovanni Giolitti. Quando scoppia la prima guerra mondiale e l’Italia dichiara la sua neutralità, la rivista si impegna in una decisa azione politica di interventismo e sospende le pubblicazioni il 22 maggio 1915, due giorni prima dell’entrata in guerra dell’Italia, editando il famoso editoriale di Papini
Abbiamo vinto! Relativamente al mondo russo dà rilievo e divulga aspetti meno conosciuti dell’arte moderna: ad es. l'opera di
Aleksandr Archipenko e
Michail Larionov. La rivista è stata interamente schedata dal 1913 al 1915 (Agnese Accattoli).