La data di nascita della rivista, fondata a Roma il 15 novembre 1918 dal pittore e collezionista Mario Broglio, coincide con l’esordio del movimento “Valori Plastici”, ma mentre quest’ultimo propugna un linguaggio artistico volto al recupero della classicità, la rivista si apre alle correnti dell’avanguardia europea e accanto agli scritti teorici degli artisti che aderiscono al movimento (Carlo Carrà, Giorgio de Chirico e Alberto Savinio) pubblica - per la prima volta in Italia - scritti su Chagall, Derain, Kandinskij. Suo intento è rifondare una filosofia dell’arte, in cui l’artista stesso, in prima persona, si ponga come nuovo filosofo, interprete delle finalità del proprio operato. Tra i collaboratori più assidui si ricordano Roberto Melli, Filippo de Pisis, Ardengo Soffici, Arturo Martini, Giorgio Morandi. Gli spazi di «Valori Plastici» sono aperti anche al contributo di autori stranieri: аl primo numero centrato sulla saggistica dei pittori metafisici segue un secondo numero, interamente dedicato alla cultura francese (poesie di Cendrars, Salmon, Cocteau e Breton e le opere dei cubisti Gris, Severini, Metzinger, Picasso, Braque). La volontà di dialogare e aprirsi al confronto con le esperienze europee è attestata nei numeri successivi da contributi sul movimento francese “L’Esprit Nouveau” e su quello olandese De Stijl. La ricchezza di informazioni su quanto avveniva fuori d’Italia е l’impulso alla ricerca, che produceva una vivace dialettica interna tra i collaboratori, fanno di «Valori Plastici» una esperienza unica nel panorama figurativo italiano. Accanto a Mario Broglio svolge un ruolo attivo nella riflessione teorica della rivista la moglie
Edita Zur-Muehlen, nata in Lettonia, allora provincia dell'impero russo, di cui sono molte copertine e illustrazioni. La rivista è stata interamente schedata (Ad’A).