Di madre polacca e padre russo, frequenta la Scuola di Belle Arti di Odessa (Odesskoe chudožestvennoe učilišče), dove conosce lo scultore italiano Giuseppe Mormone (1875-1945), che vi è stato professore e direttore. È allieva di Daniil Krajnev
(1872–1949) e Luigi Jorini (1817-1911) per il disegno classico, Kiriak Konstandi
(1852-1921) per la ritrattistica, Gennadij Ladyženskij
(1852-1916) per la natura morta.
Sposa a Odessa Giuseppe Mormone, da cui ha tre figli: Tamara, Costantino e Natalija. Nel 1918 la famiglia fugge dalla Russia e nel 1920 si stabilisce a Napoli. Giuseppe Mormone lascia in eredità al pittore Archip Kuindži il suo atelier e alla Russia alcune sculture, tra cui i fregi della facciata del Museo di Arti Figurative “A. Puškin” di Mosca, un busto di Alessandro III, diverse statue di leoni con cui aveva decorato Odessa.
In Italia lа pittrice partecipa a mostre collettive nazionali e internazionali a Napoli, Capri, Roma e in altre città dagli anni Venti fino agli anni Settanta, risultando vincitrice di diversi concorsi di pittura, in particolare a Roma. Il profondo legame con l’Italia traspare nelle numerose mostre personali, in cui espone paesaggi di Venezia, Capri, Anacapri, Lago di Garda. Non mancano nella sua produzione artistica i ritratti, tra cui ricordiamo “Ritratto di Giuseppe Mormone”, “Testa di fanciulla”, “Autoritratto”. Critici famosi esprimono giudizi lusinghieri del suo talento, notando un’evoluzione stilistica dal linguaggio veristico-accademico del periodo di Odessa verso una più libera rappresentazione del paesaggio e dei volti umani, in cui riaffiora talvolta “un’improvvisa sospensione da miraggio, tra le battute e le pause di una scena di Čechov, quando il dialogo s’intenerisce e si smorza in un sospiro” (“Il Mattino”, 8 maggio 1961).
Natal’ja Mormone ha anche scritto versi in russo, tradotti e pubblicati postumi dalla figlia Tamara. I temi delle liriche sono spesso simili a quelli dei dipinti: ricordi dell’infanzia trascorsa nel suo meridione, Odessa, sensazioni prodotte dai paesaggi di Napoli, Capri, Sorrento, inni all’arte; particolarmente teneri suonano i versi dedicati al marito.
A Napoli è in contatto con diverse esponenti della colonia russa, tra cui l’archeologa
Ol’ga Mitrofanovna Ivancova, di cui sono testimonianza alcune cartoline conservate nell’archivio della
Stazione Zoologica Anton Dohrn. Anche dei figli si è conservata memoria negli ambiti artistici napoletani: Tamara è stata pianista e compositrice, docente di Armonia e Cultura musicale al Conservatorio di Napoli, dove si era diplomata. Natasha Mormone-Tannchen, trasferitasi a Buenos Aires, è stata scultrice e ceramista. Costantino ha scritto in gioventù versi musicati dalla sorella Tamara (
Impero. Inno per canto e pianoforte, Napoli, F.lli De Marino, 1938).
I quadri di Natal’ja Marcinkovskaja sono conservati per lo più in collezioni private italiane e straniere.
Pubblicazioni N. Martzincovskaja Mormone, N. I. Marcinkovskaja, Ritratto di Giuseppe Mormone