Come sospetta propagandista bolscevica, è espulsa dalla Russia zarista e si trasferisce a Nizza, per dedicarsi alla propaganda rivoluzionaria, ragione che ne determina l'espulsione dalla Francia. Si stabilisce a Roma presso l'ingegnere Staier, residente in Via Po, ma anche dall'Italia sarà espulsa per le stesse motivazioni. Ripara a New York dove risiede presso Elvira Perone. Torna successivamente in Italia a Napoli, in Via Amedeo 41, dove viene sovvenzionata, secondo le informazioni raccolte dalla Prefettura di Napoli nel novembre 1923 dalla stessa Perone.
Dalle indagini effettuate dalla polizia, Valentina Malyševa risulta essere stata sposata con Giorgio Malischoff (Georgij-Jurij Malyšev) dal quale è però separata da vari anni. Ha due figli: uno residente a New York e l'altro a Roma. Vive di rendita, impegnando il suo tempo con impegni mondani. Nel suo appartamento si svolgerebbero riunioni sospette. Nonostante la vigilanza disposta, le autorità non sono riuscite a carpire ulteriori notizie sulla sua condotta politica. Tra gli ospiti della donna l'avvocato Francesco Ranieri, il pubblicista Leo Maria de Bonis con la consorte, e i figli dell'on. Visco.
Nel settembre 1923, attraverso una serie di segnalazioni a diverse figure istituzionali del tempo che garantiscono sulla sua "italianità" – dal colonnello Marsengo, addetto militare alla Regia Ambasciata italiana di Madrid, al generale de Bono, senatore del Regno – Mališeva chiede alle autorità italiane di rendere più discrete le misure di vigilanza prese nei suoi confronti. Dati i trascorsi propagandistici e politici della donna la vigilanza non può essere sospesa, ma si delibera di renderla più discreta.
Nota
Nei documenti italiani s'incontra Tina Malischoff, Malischeff, Zaccarina Valentina maritata a Giorgio Lalischoff Machichoff.
Fonti archivistiche
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, 1923, cat. A11, b. 13, f. Malischoff Tina.
Laura Piccolo