Russi in Italia

Lettera di Renato Poggioli a Vjačeslav Ivanov da Firenze del 25 novembre 1928

Centro Studi Vjačeslav Ivanov, Roma. Archivio Vjačeslav Ivanov (sezione italiana, faldone 3): 2 lettere di Renato Poggioli.

Firenze, 25 novembre 1928
Illustre maestro,
Le mando la mia traduzione del I° dei suoi "Sonetti Invernali" e le accludo anche la versione letterale ed il testo originale, copiato dall'Antologia che io possiedo.
Le sarà grato se mi volesse scrivere le sue impressioni, soprattutto se vorrà scrivermele in lingua russa, che amo quanto la mia.
Presto Le manderò qualche altro sonetto: intanto La ringrazio e La saluto con ammirazione.
"Vagliami il grande studio e il lungo amore"
Renato Poggioli
Firenze - V. Bardi 40

1° sonetto (versione letterale)
Scivolan le slitte. È rilucente la morta neve.
La solenne foresta è magicamente nevosa.
La volta dei cieli è trapunta d'una peluria di cigno.
La corsa sublunare delle nuvole è più veloce del cervo.

Ascolta, la campana canta sopra una preda lontana
E il sonno della pianure è ignoto e sterminato.
Non è tracciato il cammino ed è inevitabile la sorte.
O sacrosanta notte, dove mi prometti un giaciglio?

Ed io vedo, come in un cristallo appannato
La mia famiglia in una casa stranamente ospitale
Nella luce di miele dei giuochi di festa.

E il cuore oppresso da una vicinanza segreta
Attende le faville in mezzo al bosco; ma delle slitte
Il volo diritto si dirige innanzi, innanzi.

1° sonetto (traduzione libera)
Van le slitte. La neve è come un lume;
nuvole vanno come bianche renne
nel paradiso tremulo di penne
e dorme la boscaglia come un nume.

Rintoccan le campane d'oltrefiume,
i campi un sonno dormono perenne.
Destino inevitabile e solenne:
nessun giaciglio m'offre le sue piume.

Ma nel vetro fumoso d'una lente
Io vedo in un ricovero clemente
La famiglia in un lume d'idromele.

E un desiderio l'anima mi strugge:
cerco il fuoco e non vedo che le vele
d'una slitta tra gli alberi che fugge.
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