A partire dal 1895 e fino al 1934 partecipa a quasi tutte le edizioni dell'Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia, dove ha modo di farsi notare dal critico Vittorio Pica, che ne rimane entusiasta:
Paolo Troubetzkoy, che è sopra tutto un mirabile animalista ed un acuto studioso della fisionomia umana, piuttosto che pigramente arrestarsi alle tradizionali formule plastiche, si è posto fin dalle sue prime prove a cercare con lodevole ardore qualcosa di affatto nuovo e moderno, proponendosi non soltanto di riprodurre con rara efficacia l'espressiva mobilità del volto, ma di dare quasi l'illusione del movimento.
Egli è dunque un novatore e come tale si è creata una tecnica tutta sua, una tecnica d'impressionista della scultura, una tecnica insolita che a primo colpo d'occhio appare bizzarra, ma da cui, come pur bisogna riconoscere dopo qualche minuto di contemplazione, le sue figure, umane o belluine che siano, traggono uno strano fremito di vita... (Pica 1897, pp. 259-260).
Un altro autorevole critico d'arte italiano, Ugo Ojetti, elogia Trubeckoj, di cui paragona l'opera all'arte scultorea di sommi maestri come Rodin e Meunier, entrambi presenti a Venezia nel 1887:
Ad alcuni sembrerà audace porre il nome di questo giovane accanto a quei due nomi luminosissimi, ma qualunque ditirambo non raggiungerebbe il livello del mio entusiasmo per lui. Nessuno scultore italiano è altrettanto originale e spontaneo nella tecnica, altrettanto vivo nel movimento. Le sue figure più riposate hanno una forza dinamica tale che la sua opera ci appare sempre come l'inizio di un movimento infrenabile, lento o celere, quieto o disordinato. E il contrasto tra questa potenzialità di moto e la fissità della scultura forse è la prima causa della emozione davanti a tutte le sue opere (Ojetti 1897, p. 247 ).
Nel 1896 si reca a Pietroburgo ed entra in contatto con il gruppo del "Mondo dell'Arte". Nel 1898 viene nominato professore di scultura all'Istituto di pittura, scultura e architettura (Moskovskoe Učilišče zivopisi, vajanija i zodčestva) di Mosca, dove si distingue presto per i suoi poco ortodossi metodi d'insegnamento:
Che anni agitati furono quelli per l'Accademia moscovita! Il nuovo professore fece levare dall'aula tutti i calchi e li sostituì con esseri vivi: una donna che passava per la strada, un cavallo, un monello, erano fermati per via e messi lì, di volta in volta al posto dei gessi. A questa apertura di finestre e immissione di ossigeno la scolaresca resistette così male, che in fine d'anno di sessanta alunni ne rimanevano appena due (Bucci 1921, p. 95).
A Mosca Trubeckoj conosce Lev Tolstoj, di cui nel 1899 esegue due busti e due sculture, Maksim Gor'kij, il cantante Fedor Šaljapin e altri scrittori e artisti. Dal 1899 fino al 1906 lavora al monumento allo zar Alessandro III, che verrà posto in Piazza Znamenskaja a San Pietroburgo nel 1909, e di cui il fratello Luigi scrive:
Sul finire del secolo [...] fu bandito un concorso per un monumento allo zar Alessandro III da elevarsi a Pietroburgo. Il programma del concorso prevedeva che l'imperatore dovesse essere figurato seduto in trono. A mio fratello questa disposizione non piacque e presentò due bozzetti: uno secondo le norme del concorso, l'altro raffigurante l'imperatore a cavallo. All'imperatrice vedova di Alessandro III piacque il secondo bozzetto, mandò a chiamare mio fratello al palazzo imperiale e gli manifestò il suo entusiasmo per la proposta del monumento a cavallo (Paolo Troubetzkoy 1990, p. 68).
Nel 1905 si trasferisce in Finlandia con la moglie, la svedese Elin Sundstrom, conosciuta nel 1898, e poi a Parigi, dove soggiorna fino al 1914. Nel 1911 effettua un viaggio negli Stati Uniti, a Chicago, dove all'Istituto d'Arte viene allestita una sua mostra personale. Nel 1912 ritorna a Pallanza e acquista una cascina nel territorio del comune di Suna. Nel 1914 compie un nuovo viaggio negli Stati Uniti, dove rimane bloccato a causa della guerra. Vive per un certo periodo ad Hollywood, dove esegue sculture di diverse stelle del cinema e dove progetta un monumento a Dante per la città di San Francisco.
Nel 1921 fa ritorno a Parigi, ma trascorre ogni estate in Italia, a Cà Bianca, dove continua a lavorare (è del 1922 il monumento per i Caduti della Prima guerra mondiale a Verbania). Dello stesso anno è anche la sua imponente personale allestita con 37 sculture in gesso, bronzo e marmo nella sala 36 del Palazzo dell'Esposizione di Venezia per la XIII edizione della Biennale d'arte. In questa occasione l'opera di Trubeckoj, saldamente ancorata alla tradizione impressionista, appare ai più demodée (basti considerare che nell'edizione precedente della Biennale erano state esposte le ardite pitto-sculture cubo-futuriste di Archipenko); la critica tuttavia non può fare a meno di apprezzarne la pur sempre attuale maestria tecnica, come si evince dalle seguenti parole di Arturo Lancellotti:
Non nego che, a prima vista, entrando nella sua sala non si provi un certo senso di monotonia per tutte queste figure, per tutti questi gruppi modellati nella stessa posa e nella stessa maniera. Ma a poco a poco se ne ammirano le indiscutibili qualità e la piacevole eleganza. Se oggi anche il Troubetzkoy sta passando di moda, non è una ragione per disconoscerne le qualità (Lancellotti 1926, pag. 83).
Trubeckoj si trasferisce definitivamente a Cà Bianca nel 1932, cinque anni dopo la morte della moglie. Negli ultimi anni della sua vita esegue ancora numerose sculture, tra cui si ricorda quella a Giacomo Puccini per il Teatro alla Scala, e partecipa a numerose esposizioni in Italia, Spagna, Francia, Egitto e Stati Uniti.
Gravemente ammalato di anemia, muore a Suna il 12 febbraio 1938.
Ritratto di Gabriele d'Annunzio
http://www.scultura-italiana.com/Biografie/Troubetzkoy.htm
Paolo Trubeckoj, Mia moglie (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna, 1911)
http://www.scultura-italiana.com/Galleria/Troubetzkoy%20Paolo/
Paolo Trubeckoj al lavoro nel suo studio
www.300.years.spb.ru/eng/3_spb_3.html?id=32