Russi in Italia

Vladimir Vasil’evič Matrosov


Luogo e data di nascita: Char'kov, 29 febbraio 1895
Professione: militare

Le notizie che si hanno su di lui derivano da dispacci "riservatissimi" inviati dalla Luogotenenza generale di Tirana al Ministero dell'Interno nel 1943. "Sospetto agente bolscevico" e "ex cadetto nell'esercito di Wrangel", Matrosov è segnalato nel 1924 in Jugoslavia e dal 1925 in Albania, dove esercita "il mestiere di fotografo in società con certo Ymer Bala", mentre corrisponde con il Bureau de la Presse di Parigi. Nel marzo 1931 gli viene concessa "la cittadinanza albanese sotto il nome di Vladimir Matroso". Nel 1931 presenta domanda "per ottenere l'autorizzazione di ricerca di carbone nella zona di Liaska Babra (Tirana)". Nello stesso anno viene notato nella zona di Scutari mentre fa fotografie che, secondo le sue asserzioni, avrebbero dovuto servirgli  per la compilazione di un album panoramico.
Successivamente è indicato, da fonte attendibile, "come partecipe di una cellula comunista di Tirana, insieme al socio Ymer Bala e a un italiano, tal Esposito, non meglio identificato". Occupatosi presso il Ministero dell'Economia nazionale, passa  in seguito all'Ufficio Stampa e propaganda per lavori fotografici e servizi di interprete, poiché conosce il russo, il  serbo, il francese,  il tedesco,  l'italiano e l'albanese.
Fermato il 22.9.1936 perché sospetto di propaganda comunista, è ben presto rilasciato per 1'interessamento del direttore dell'Ufficio Stampa e propaganda, Mihal Sherko, "comunista antiitaliano". Nel 1937 le autorità albanesi ne propongono l'espulsione, perché sospetto di svolgere propaganda comunista. "Dopo l'Unione con l'Italia" Matrosov viene utilizzato come informatore dai funzionari della polizia italiana recatisi in Albania, "per organizzarvi il Corpo armato di polizia".
In conclusione, l'informativa politica lo definisce "un avventuriero, in pessime condizioni economiche, che può essere indotto, per procacciare a sé e alla famiglia i mezzi di sostentamento, ad esplicare qualsiasi attività, a seconda dei casi, a noi favorevole o contraria, e quindi da considerarsi con molta diffidenza".
In un altro dispaccio del luglio 1943 alla Direzione Affari generali e riservati viene definito come "sedicente presidente  della colonia russa in Alba­nia", mentre in realtà è "un autentico agente bolscevico" e come tale svolge "attività sommamente nocive agli interessi na­zionali".

Архивы
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Divisione Polizia Politica, fasc. pers. 808.

Vladimir Kejdan


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