Nasce da una famiglia ebrea di Vil'na, dove da giovane lavora come intagliatore di iconostasi per diverse chiese. Dal 1862 al 1868 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Pietroburgo; conseguito il diploma viene inviato all'Accademia di Berlino per completare la formazione. Nel 1870 realizza la statua in gesso di
Ivan il Terribile (poi fusa in bronzo nel 1871), che gli avrebbe portato numerosi premi, onoreficenze e titoli accademici. Di salute cagionevole, su consiglio del medico Sergej Botkin si reca in Italia, a Roma, alla fine dell'estate del 1871. Qui si lega d'amicizia con Vasilij Polenov, allora a Roma con una borsa di studio dell'Accademia di Pietroburgo, e con lo storico dell'arte Adrian Prachov, con i quali viaggia per l'Italia. Antokol'skij è particolarmente colpito dalla bellezza selvaggia di Napoli e dei suoi dintorni, in particolar modo di Capri, tanto che Piero Cazzola lo definisce uno dei "propagandisti delle bellezze dell'isola".
Tornato a Roma, prende in affitto un atelier dove, terminato uno dei suoi progetti più ambiziosi, la statua di
Pietro il Grande (1872), inizia a lavorare agli schizzi preparatori per i gruppi equestri di
Ivan III,
Jaroslav il saggio,
Dmitrij Donskoj e
Pietro il Grande su commissione dell'ingegnere Čajkovskij per il suo piano di ristrutturazione del ponte Aleksandrovskij a Pietroburgo. Il progetto non viene però accettato e i gruppi scultorei restano sulla carta.
All'inizio del 1872 introduce Elizaveta Mamontova, moglie del noto mecenate, nell'ambiente degli artisti russi residenti a Roma. Su suo invito, Antokol'skij si reca nella primavera dello stesso anno ad Abramcevo, per poi da lì raggiungere Vil'na, dove prende in sposa la figlia di un mercante della città. Di ritorno a Roma nel dicembre del 1872, la casa degli Antokol'skij diviene in breve tempo il luogo d'incontro dell'
entourage di Mamontov e il centro in cui si formano le idee che avrebbero portato alla nascita del circolo degli artisti di Abramcevo. Per venire incontro alle difficoltà economiche di Antokol'skij, Mamontov gli commissiona una scultura pagandola in anticipo e concedendogli libertà assoluta sul soggetto e sul materiale da utilizzare. Nasce così il
Cristo davanti al tribunale del popolo (1874), esposto pubblicamente nello studio romano dello scultore, aperto per l'occasione anche ai turisti. L'opera suscita l'ammirazione dei visitatori e le lodi della critica, che ne elogia la rappresentazione realistica. La statua, realizzata inizialmente in gesso e quindi in marmo nel 1876, viene fusa in bronzo nel 1878 a Firenze. Esposta a San Pietroburgo nel 1880, viene acquistata dallo zarevič; ora è conservata al Museo Russo di San Pietroburgo.
Negli anni 1874-77 lo scultore realizza la tomba in marmo della Principessina Obolenskaja per il cimitero di Testaccio a Roma. L'opera costituisce il primo monumento funebre realizzato dall'artista, nonché la sua prima scultura a soggetto femminile; all'interno della sua vasta produzione artistica segna una svolta verso una raffigurazione lirica. A Roma ha modo di ammirare le sculture del primo Rinascimento, da cui prende ispirazione per molti suoi lavori, come l'altorilievo
L'ultimo sospiro, con le teste di Cristo in croce e di Giovanni Battista (1877), eseguito nel periodo più tragico della sua vita, segnato dalla perdita del figlio Lev (11 febbraio 1876).
L'ultimo sospiro è concepito come prima opera di un ciclo di altorilievi composto dalla
Testa di Mefistofele (1877) e da un gruppo raffigurante Caterina de' Medici e il figlio Carlo, poi mai portato a termine. Strettamente legata agli altorilievi è la statua
La morte di Socrate, completata in marmo nel 1877. Al periodo italiano risalgono inoltre il busto di Vladimir Stasov, plasmato in argilla durante il suo soggiorno a Pietroburgo nell'autunno del 1872, e trasposto in marmo due anni dopo, e il busto del dottor Botkin, realizzato nel giugno del 1873 ad Albano, dove il medico era solito trascorrere le estati. Nel biennio 1874-75 lavora principalmente al progetto, poi mai realizzato, di un monumento di Puškin, mentre nei primi mesi del 1877 realizza le statue di Samuil Poljakov e del conte Panin.
Il soggiorno romano di Antokol'skij si conclude nell'ottobre del 1877, quando l'artista si stabilisce definitivamente a Parigi con la famiglia, pur senza troncare i rapporti con la madrepatria e con l'Italia. Nel 1880 viene nominato Professore di scultura e nel 1893 socio onorario dell'Accademia di Pietroburgo; negli anni a venire sarebbe stato nominato membro delle Accademie di Parigi, Berlino e Urbino.
Durante gli anni del soggiorno parigino trascorre dei periodi di villeggiatura sul Lago Maggiore, il più delle volte a Locarno. Non lontano, a Lugano, sono ora custoditi alcuni suoi busti presso il Museo di Belle Arti di Villa Ciani e, nell'adiacente parco civico, una copia in marmo della
Morte di Socrate.Nel 1894 Antikol'skij viene invitato da Riccardo Selvatico e Antonio Fradeletto, rispettivamente Presidente e Segretario Generale della nascente Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia, a prendere parte alla prima edizione della mostra, organizzata per l'anno successivo. La risposta di Antokol'skij non si fa attendere:
C'est une très belle pensée, rien ne peut tellement s'harmoniser que Venise avec l'art. Venise, c'est le meilleur cadre pour l'art, et je ferai tout ce que je pourrai, et tout ce que vous desirerez. D'autant plus que j'ai habité en Italie pendant sept ans, mes meilleurs années, je l'ai aimée comme un artiste peut seulement l'aimer, de toute mon âme (Lettera autografa, Parigi, 21 febbraio 1894).
In una lettera del 10 aprile dello stesso anno, inviata sempre a Venezia, egli tuttavia si rammarica di non poter prender parte alla mostra; il suo nome comparirà tuttavia, insieme a quello di Il'ja Repin, nel comitato di patrocinio per la Russia alla seconda e alla terza edizione dell'Esposizione (1897 e 1899).
Una statua in marmo di Il'ja Ginzburg raffigurante Antokol'skij viene esposta nel 1911 a Roma, nel padiglione russo allestito in occasione dell'Esposizione Internazionale del Cinquantenario dell'Unità d'Italia.
Nota
Nelle fonti archivistiche italiane si incontra come Marc oppure Mark Antocolsky.
Fonti archivistiche
Archivio Storico delle Arti Contemporanee, Biennale di Venezia, Collezione autografi.
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III Esposizione internazionale d'arte della città di Venezia, Venezia, Ferrari, 1899.
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Matteo Bertelé
Il'ja Ginzburg, Ritratto dello scultore M. M. Antokol'skij, 1907. Bronzo