Soprano conosciuto negli ambienti romani con il nome di Xenia de Beghiceff, a partire dalla seconda metà degli anni Dieci. Il 3 settembre 1916 debutta al teatro Costanzi di Roma con la Bohème di Puccini, nel ruolo di Mimì:
Nonostante ci fossero iersera molti debutti di compagnie, le nuovi canzoni di Napoli, una nuova rivista, ecc. il Costanzi era affollatissimo. La ormai vecchia Bohème è sempre interessante e piacente, sorride con garbo, così affascinante sulle bocche di tutti i personaggi che il pubblico ne è preso e, talvolta, dominato. La nuova edizione di iersera, in realtà, ha molti pregi. La parte di Mimì era affidata a una distinta artista russa, la signora Xenia de Beghicieff, che si è fatta molto apprezzare per i suoi ottimi mezzi vocali e le sue felici qualità di attrice intelligente ed equilibrata. Il suo è stato un vero autentico successo personale: nel terzo e nel quarto atto, vinta l'emozione che l'aveva dominata, ha cantato e agito con perfetta disinvoltura, impressionando vivamente per la chiara ed efficace interpretazione («La Tribuna», 4 settembre 1916, p. 3).
Il nome dell'artista campeggia sulle locandine del Costanzi per tutto il mese di settembre e per una buona parte di quello di ottobre. Il 17 settembre – con repliche fino al 3 ottobre – è Nedda nella Cavalleria rusticana di Mascagni e Colombina nei Pagliacci di Leoncavallo. Entrambe le opere sono favorevolmente accolte dalla critica:
L'estate del 1916 correva il rischio di passare senza neppure la più fugace apparizione di Cavalleria con relativa appendice di Pagliacci. Il fenomeno sembrava impressionante. Di solito le due opere inseparabili, a partire dal maggio di ogni anno, passano dall'uno all'altro dei teatri popolari romani e vi imperano felicemente per mesi interi, scomparendo con il cadere delle ultime foglie autunnali. I violenti melodrammi per i quali Mascagni e Leoncavallo hanno conquistato una fama mondiale immensa, appariscono con le ciliegie e non cedono il posto sino a che la raccolta delle castagne non sia ultimata. Quest'anno, come già abbiamo accennato, esse sono giunte con inesplicabile ritardo, però ciò ha valso soltanto ad accrescere la legittima attesa del gran pubblico, già saturo di Aida, Trovatore, Traviata ecc. Iersera, infatti, il Costanzi era affollatissimo e gli astanti sembravano impazienti di veder Canio accoltellare la moglie Nedda, impersonata dalla gentile artista russa Xenia de Beghisceff. Diciamo subito che la famosa coltellata ebbe il conforto di un accompagnamento orchestrale brillante, grazie al valore del maestro Giovanni Zuccani, concertatore abile dello spettacolo. Quanto a Canio, le sue escandescenze furono rese con sufficiente fedeltà dal tenore Albani, che possiede una voce non robusta ma intonata e sicura negli acuti. La Beghisceff conferì seduzione al personaggio della coniuge infedele, rivelò un talento scenico ragguardevole ed ebbe molti applausi. Benissimo lo Sifoni, Tonio, e degni di encomio il Bonzi, Arlecchino e L'Auchner Silvio (A. C., 18 settembre 1916, p. 3).
Dopo essersi cimentata nella Bohème, nella Cavalleria rusticana e in Pagliacci, è la volta dell'Aida, dove interpreta il ruolo di Aida, per la direzione di Giovanni Zuccani, la regia di Antonio Palestra e con le coreografie di Carlo Cordova. Accanto a Ksenija sfilano il mezzosoprano Anna Gramegna (Amneris), i tenori Carlo Albani (Radamès) ed Ettore Bonzi (messaggero), il baritono Roberto Scifoni (Amonasro), i bassi Augusto Dadò (Re) e Enrico Vannuccini (Ramfis). Le repliche dell'Aida si protraggono fino al 12 ottobre 1916 e la prova è brillantemente superata dall'artista, come confermato dall'affetto e l'ammirazione che il pubblico romano ormai nutre nei suoi confronti:
Iersera ebbe luogo un'interessantissima ripresa nell'Aida con la signora Xenia de Beghischeff. Questa artista russa, innamorata della nostra musica che ella interpreta con una rara signorilità, aveva già dato lusinghiere prove di sé nella Bohème e nei Pagliacci, e perciò la nuova battaglia da lei affrontata destò iersera l'attenzione simpatica del pubblico convenuto al Costanzi. Fu un brillante successo della giovane cantatrice che dimostrò, una volta in più, di possedere molto talento e molto buon gusto. teen gifs In specie dopo l'aria del terzo atto, gli applausi a lei rivolti ebbero calore sincero («La Tribuna», 1 ottobre 1916, p. 3].
Nel giugno del 1917 il suo nome è segnalato all'Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Marina come sospetto. L'artista si reca in seguito in Francia e, secondo i documenti conservati all'Archivio Centrale dello Stato, nel marzo del 1918, unitamente ai familiari, il padre Nikolaj (Nicola), la madre Varvara (Barbe) e la sorella Vera, fa richiesta di reingresso nel Regno. La famiglia Seydeler ottiene il permesso di ingresso, ad eccezione di Ksenija – che, peraltro possiede un appartamento a Roma – nei confronti della quale si esprime parere sfavorevole sia per la "sua nazionalità", sia perché sospettata sin dall'anno precedente di bolscevismo.
Nota
Nelle fonti d'archivio s'incontra Xenia Ivanoff nata Seydeler, Xenia de Beghiceff.
Nelle pubblicazioni s'incontra Xenia de Beghicieff, Xenia de Beghisceff.
Fonti archivistiche
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, 1920, cat. A1, b. 4, f. Ivanoff Xenia nata Seydeler.
Bibliografia
A. C., "Cavalleria" e "Pagliacci" al Teatro Costanzi, «La Tribuna», 18 settembre 1916, p. 3.
Al Costanzi, «La Tribuna», 1 ottobre 1916, p. 3.
La "Bohème" al Costanzi, «La Tribuna», 4 settembre 1916, p. 3.
V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera : cronache, recensioni e documenti in 4 volumi, Roma 1977-1978.
Laura Piccolo